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Livsnekad “Den Sociala Vanförheten”

Full-length, Katastrophy Records, 2009
Genere: Black/Doom Metal

Nel corso degli anni sto imparando che il Black Metal ha affrontato numerose tematiche fino ad oggi; inizialmente era la voce del demonio, le numerose band scrivevano liriche inneggianti al Diavolo in segno di ribellione, o agli dèi pagani per far rivivere un passato ormai sepolto dalle sabbie del tempo oppure riguardanti la politica dell’anti-tutto e del “Fotti l’universo”, incuranti delle istituzioni clericali e senza farsi troppi scrupoli nel far sfociare le proprie azioni nel penale.
Con questa ultima affermazione mi sto riferendo soprattutto alla Norvegia dei primi anni 90, dove Varg Vikernes (Burzum) e soci si sono spinti addirittura a bruciare alcune chiese locali come atto estremo di rivolta per poi passare ad omicidi efferati.
Ora le acque si sono calmate completamente, e il Black Metal nel 2010 ormai si è evoluto, come è giusto che sia secondo me, e presenta numerose sfaccettature: c’è chi continua a suonare del suo signore Satana, chi spera in un olocausto nucleare, chi vuole tornare agli antichi culti pagani e al rispetto di madre natura, chi sfoga il suo nazionalismo sempre in musica… e poi c’è la Svezia. Perché è proprio a sud di dove si consumavano quegli incendi dolosi appiccati alle chiese norvegesi che è nato (almeno secondo me) il ramo del Black Metal che descrive il malcontento, il disagio sociale; alla fine degli anni 90 (ma anche poco dopo) spuntano Shining, Lifelover, Woods Of Infinity e (anche se non trattano proprio tematiche di disagio sociale, diciamo che Nattramn è il disagio sociale) i Silencer. Questo genere di Black Metal, accostato al Depressive BM, per me è una cosa differente che è nato e rimane per ora solo in Svezia, salvo alcune eccezioni (tipo i nostrani Forgotten Tomb): infatti per me il Depressive è molto meno dettagliato e molto più scarno rispetto alla musica di questi artisti che ho descritto in precedenza, un classico esempio che incarna alla perfezione il concetto che ho di Depressive BM è il ceco Trist, maestro indiscusso del genere, che con i suoi due o tre riff ripetitivi e malinconici riesce sempre a conquistare il cuore del sottoscritto. In più, le liriche non parlano solo di suicidio o di automutilazione, ma descrivono gli orrori della società moderna, come le droghe, la monotonia delle megalopoli ecc., tutto in chiave dark humor. Comunque, fatto sta che a questo “movimento” svedese ogni anno che passa continuano ad aggiungersi nuovi artisti, sempre ed esclusivamente svedesi, come gli sperimentali Sancta Poenas (che ora stanno transitando verso l’Avantgarde), gli ambiziosi Apati, che cercano di seguire le orme dei loro maestri Lifelover, e per finire questi nuovi Livsnekad, nati nel 2007 a Hallands län, che presentano nella loro line-up membri degli Svart e di appunto Apati e Shining: ed è proprio da questi ultimi che secondo me traggono la maggior fonte d’ispirazione.

Al primo ascolto di questo “Den Sociala Vanförheten”, loro full d’esordio, la mia prima impressione è stata “sembrano gli Shining solo che con pesanti contaminazioni di Doom”, quindi pezzi molto lunghi, lenti e strazianti. Questa mia opinione è stata senz’altro forviata dal fatto che alla voce si sono serviti appunto del leader degli Shining come session vocalist Niklas Kvarforth, dove in questo disco fa senz’altro la sua bella figura con i suoi repentini cambi di voce e le sue grida disperate; i brani sono solo cinque, ma molto curati e di ottima fattura; non c’è molto da dire, se non che seguono lo stile che ho descritto sopra: fanno largo uso di una funerea ripetizione per poi lasciar spazio a lunghi stacchi acustici di piacevole malinconia. Quelli più riusciti sono senza dubbio il primo “Ödesdigrande Slentrian” che funge da introduzione/riassunto dell’intero lavoro, il penultimo “Bråddjupets Spörsmål”, una specie di viaggio travagliato nello sconforto e l’ultimo “Fobisk Sälta”, finale egregio in cui gli svedesi sfoderano tutti i loro migliori colpi. Purtroppo però, questo full non riesce a raggiungere vette troppo elevate a causa di un enorme difetto, ovvero l’eccessiva sua “densità”: per me è stato un ascolto un po’ pesante, che sicuramente potrei ripetere solo in determinati momenti e non in uno qualsiasi, appunto per colpa non tanto dell’eccessiva durata dei pezzi (cosa che poteva starci), ma bensì dei ritmi troppo lenti, che rendono il tutto un ”mattone” un po’ pesante da mandare giù subito, necessita una calma digestione.

La copertina di questo disco racchiude in un immagine tutto il suo contenuto; la bambola caduta sul pavimento all’ombra di gelide mura descrive con efficacia il dolore che scaturisce dalle note qui proposte, e mentre ascolto i lamenti di Niklas inizio a capire che ormai la lingua internazionale con cui lo sconforto ha scelto di comunicare è proprio lo Svedese: non devono passarsela troppo bene da quelle parti… comunque sia, di certo la musica che compongono è senza alcun dubbio meravigliosa, e io consiglio questo “Den Sociala Vanförheten” a tutti gli amanti delle band che ho citato sopra e avverto gli altri invece di starne alla larga. Questo è solo l’esordio e non è per niente male, aspettiamo e vediamo cosa sapranno proporci in futuro questi Livsnekad.

Recensione a cura di: The Wolf Caged
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Ödesdigrande Slentrian 15:28
2. Becksvart Logik 09:58
3. I Verklighetens Kval 09:47
4. Bråddjupets Spörsmål 09:45
5. Fobisk Sälta 16:04

http://www.myspace.com/livsnekad
http://www.livsnekad.com/

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