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Children Of Bodom "Something Wild"

Full-length, Spinefarm, 1997
Genere: Melodic Death/Power Metal

Something Wild è l’album di esordio dei Children Of Bodom, il primo della formazione originaria dopo l’esperienza degli Inearthed. Un album datato 1997, anno in cui i Bodom erano poco più che ragazzini. Laiho, vocalist e ottimo chitarrista, aveva 18 anni, ma aveva già una grande esperienza come musicista. L’album in copertina presenta quello che sarà il segno distintivo della band, il mietitore, la cui figura è legata alle leggende scaturite dal massacro del lago Bodom.
Da questo album in poi, il soggetto di copertina sarà sempre lo stesso, cambieranno solo il colore e l’ambientazione.

Si inizia alla grande con Deadnight Warrior, un brano assolutamente degno di nota, caratterizzato dalla solennità data da un largo uso di tastiere e dalla voce potente di un Laiho molto giovane ma già ben rappresentativo di uno stile che resterà inconfondibile per sempre nella memoria del Metal.
Si prosegue poi con la potenza di In the Shadows, dai toni evocativi e suggestivi. Si ravvisano anche dei lontani echi black, che rendono questo pezzo davvero ottimo. Uno dei migliori dell’album. Dal minuto 4:21 c’è la parte più solenne e musicalmente toccante, che accompagna dolcemente alla chiusura di un brano magnifico.

Si aprono poi le due parti di Red Lights In My Eyes, titolo riferito anch’esso a vari racconti legati al lago Bodom. La prima parte una è una vera meraviglia, molto ritmata e potente. Pezzo veloce, trascinante, con due stili vocali differenti. Risultato più che buono. La seconda parte è più raffinata, e al minuto 0:26 si possono sentire le note di un arrangiamento niente male del Confutatis Maledictis di Mozart. Grandi tastiere, batteria potente, ottimo scream. Lake Bodom si apre alla grande con le percussioni in primo piano, e prosegue magistralmente con echi oscuri e suggestivi passaggi. E’ uno dei tipici pezzi in cui si riconosce la firma dei Bodom. La firma originaria, quella che, ahimè, inizierà ad ingiallire lentamente nel tempo fino a svanire quasi del tutto. The Nail è attraversato da fiumi di tastiere che gli conferiscono un’aura sacrale.
Si chiude con Touch like an angelo f death. E’ il brano dell’album a cui meglio si addice il termine “solennità”. E’ un pezzo caratterizzato da un ritmo cadenzato, da una melodia trascinante e da eteree e vaghe atmosfere black. Un pezzo che affascina.

Alla fine di tutto c’è una traccia fantasma, un breve solo di Janne alla tastiera, giusto per concludere in bellezza un album che è uno scrigno contenente delle preziose perle quali sono i suoi brani.
Something Wild è un album che deve rimanere ben impresso nella memoria, perché un lavoro così, nella storia dei Children Of Bodom, non si ripeterà mai più. Ci sono tre album che sono espressione del loro percorso artistico: uno è senza dubbio questo. Poi c’è Hate Crew Deathroll, ottimo album che segna però la loro svolta stilistica, e poi l’ultimo, Relentless Reckless Forever, che segna invece il declino. Ma questa è un’altra storia.

Something Wild vale 90/100, perché in un certo senso ha fatto la storia grazie ad artisti giovani e ancora liberi dai lacci del consumismo..quando ancora si faceva musica per passione.

Recensore: Princess Rose
Voto: 90/100

Tracklist:
1. Deadnight Warrior 03:21
2. In the Shadows 06:02
3. Red Light in My Eyes, Pt. 1 04:28
4. Red Light in My Eyes, Pt. 2 03:50
5. Lake Bodom 04:02
6. The Nail 06:17
7. Touch Like Angel of Death 07:57

DURATA TOTALE: 35:57

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