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ABBATH - Abbath

Full-lenght, Season of Mist 
(2016)

Olve Eikemo, in arte Abbath, non ha certo bisogno di grandi presentazioni. Per chi conosce il Black Metal, gli Immortal hanno rappresentato un punto fermo ed una fonte di ispirazione per molti, soprattutto nell'ultimo decennio, e nel bene e nel male hanno contribuito a formare il carattere e a delinearne le coordinate stilistiche come le si intende al giorno d'oggi. Protagonista indiscusso, almeno iconograficamente, della scena, Abbath si è ritagliato un posto di rilievo nella hall of fame della musica estrema, ovviamente con i suoi pro e contro, tra cui il trascinarsi atteggiamenti e clichè che alla lunga sono diventati veri e propri sfottĂ² a viso aperto. Umorale, istrionico, pomposo, mai pago degli obbiettivi raggiunti e devoto al verbo metal primigènio, Abbath puĂ² arrogarsi il diritto di considerare se stesso in terza persona, visto il tributo che ha fornito con gli Immortal al Black Metal. E lo fa in senso letterale con la sua nuova creatura, che si chiama, appunto, Abbath. Quindi fuoco alle polveri - cioè, gelo alle polveri - e che lo spettacolo abbia inizio!

“To War” inizia con un riff roccioso e militaresco, una vera e propria marcia in cui Abbath fa giĂ  capire le sue intenzioni: non si fanno prigionieri! Infatti dopo una paio di giri si va di blast- beats e Black Metal furente alla Immortal, con il suo personale rantolo rabbioso, insomma un bel come-back nel consueto stile con cui la defunta band ci ha sollazzato negli anni. Pezzo tosto, con un break piĂ¹ meditativo, ma con la tensione sempre alta e una solistica pregevole che lascia piacevolmente sorpresi. “Winter Bane” potrebbe essere tranquillamente tratta dalle ultime fatiche della band di Bergen, un flavour nordico con vari mid-tempo e tappeti di doppia cassa, che ci fanno sì guardare al passato, ma non con rimpianto. Belli gli intarsi di basso e i rallentamenti all'interno del pezzo, in cui la melodia entra a far parte del tutto. “Ashes Of The Damned” è una mazzata tra i denti. Gelido Black Metal lanciato a mille, come un blizzard, ed il break thrasheggiante serve solo a riprendere le forze per spazzare via tutto nel finale. Si entra così nel pieno del lavoro con “Ocean Wounds” e si fa strada un leggero cambio di rotta da parte dei Nostri. Il pezzo è oscuro ed allo stesso tempo “rock”n'roll”, e non so perchĂ© al suo interno ho trovato netta l'influenza del compianto Quorthon dei suoi ultimi lavori. Un tuono apre le ostilitĂ  di “Count Of The Dead” una traccia molto groove ed a lcontempo violenta, con un ritornello che canticchi sotto la pioggia, brandendo la tua ascia di guerra durante la quotidiana razzia nel villaggio. “ Fenrir Hunts” è violenta, veloce e senza requie. Un attacco diretto, senza mezzi termini, e trita le orecchie che è un piacere. Si fa un passo indietro con l'atmosfera ricca di phatos di “Root Of The Mountain”, pezzo lento e cadenzato, molto nordico ed arioso, che recupera il lato piĂ¹ meditativo ed epicheggiante dei defunti Immortal. Chiude le ostilitĂ  “Eternal”, ultima cinghiata di un album massiccio e tosto, come non se ne sentiva da un po'; puro Metallo Nero vichingo con schegge impazzite di Thrash-Death senza pietĂ . 

La produzione ed il suono sono ottimi, il lavoro dei restanti musicisti (Tom Cato al basso e Creature alla batteria) è di alto livello, professionalmente parlando, e ciĂ² fa alzare di molto l'asticella rispetto agli standard attuali. La mia impressione, e resterĂ  tale probabilmente, è che con questo album Abbath si sia voluto togliere un pĂ² di sassolini dagli anfibi, che abbia insomma scelto volutamente una prova di forza che togliesse ogni dubbio da un suo prossimo presunto declino. Anche l'idea di mantenere così viscerale il legame con il passato della sua band madre sembra sia un preciso intento, e probabilmente solo nei futuri lavori si libererĂ  da vincoli strutturali e di forma. Mi aspetto comunque che questo lavoro sia odiato/amato in egual misura dalla maggior parte dell'audience, ed ognuno avrĂ , come sempre, le sue porche ragioni per sostenere la propria tesi. Tolti i lutti, resta un buon inizio d'anno per Midgard ed i suoi abitanti, compresi i restanti otto Regni sotto Asgard, dato che il menestrello del Blashyrkh è tornato, e sembra piĂ¹ in forma che mai. 

Recensione a cura di D666
Voto: 80/100

Tracklist:
01. To War 05:35
02. Winter Bane 06:49
03. Ashes Of The Damned 03:52
04. Ocean Of Wounds 04:44
05. Count The Dead 04:57
06. Fenrir Hunts 04:38
07. Root Of The Mountain 05:40
08. Eternal 04:36

DURATA TOTALE: 38:51

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