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CHRONIC HANGOVER "Nero Inferno Italiano" (Recensione)

Full-length, Minotauro Records 
(2016)

Lo si è capito, sono sempre propenso a portare rispetto a una qualsiasi nuova uscita targata Minotauro Records. Sarà il blasone dell'etichetta, sarà il comprovato fiuto dei suoi talent-scout, in ogni caso la label non sembra sbagliare un colpo! Discorso valido anche per il quartetto romano Chronic Hangover e il loro “Nero Inferno Italiano”, un titolo che mi aveva fatto pensare ad un progetto incentrato sui nostri gloriosi B-movies e che invece si riferisce allo sguardo pessimistico e disincantato del combo romano... perfettamente in linea con la linea dell'etichetta pavese, no?
La verità è che definire il genere dei Chronic Hangover non è impresa immediata, perché la band tende a rimestare nel marciume di una serie di coordinate di riferimento che vanno – a grandi linee – dal punk al metal, dal doom allo stoner passando per ampie dosi di psichedelia. La commistione tra punk e metal, del resto, è una costante di “Nero Inferno Italiano” sin dall'incipit di “Vituperio”, che ricorda quell'hardcore oscuro e metallizzato che in Italia ha visto come alfieri gente come gli Stigmathe del 7” “Lo sguardo dei morti” e i Kina di “Cercando”. E la band? Gli acuti folli e schizzati di Jacopo che si propagano sino alla successiva “Homunculus” ricordano gli improbabili coretti di Jack Black nella sua prima band su “School Of Rock”, pur essendo parte integrante del sound esattamente come il rifferama cattivo di Mattia Manno e Rutto e le ritmiche essenziali e dritte al punto di Charlo.

Una formula non sempre efficace al 100% (tra le nove tracce incluse non mancano un paio di filler, a mio parere) ma comunque in grado di produrre una serie di bordate niente male, tra cui “Sociopatia”, che dopo un inizio pulp beneficia di un'accelerazione che ha il merito di creare un assurdissimo ibrido tra Venom e Wolfmother. “Regretudo” poi ricorda da vicino un po' di cosette uscite per la gloriosa Dracma Records: heavy claustrofobico e disperato, come solo gli anni '90 e le contaminazioni con l'imperante grunge potevano regalarci. Ho detto grunge? Certo... d'altronde i Chronic Hangover suonano sotto l'egida dell'heavy stoner/doom, salvo scoprire le carte di un importante influsso dei Nirvana in frangenti come il riff portante di “Tossine”, e ciò non è affatto un male. Affinché il discorso sulla psichedelia possa arrivare a compimento, bisogna attendere la title track floydiana e le suggestioni “desertiche” della conclusiva “Lucifer In The Sky With Diamonds” (no, non è una cover dei Beatles... anche se io stesso sono stato tentato dall'ipotesi, sulle prime).

In definitiva, un disco con diversi spunti di interesse, che farà felici gli amanti delle già citate sonorità claustrofobiche... per il resto, rimane la curiosità di testare il progetto in sede live, nonché nelle prossime mosse discografiche.

Recensione a cura di: schwarzfranz 
Voto: 72/100 

Tracklist:
1. Vituperio
2. Homunculus
3. Sociopatia
4. Regretudo
5. Tossine
6. Villa Triste
7. Alamut 2112
8. Nero Inferno Italiano
9. Lucifer In The Sky With Diamonds

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