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KILLIN' KIND "Dying Earth" (Recensione)

Full-length, Underground Symphony
(2016) 

Il metal di alta qualità molte volte ce l'abbiamo dietro casa e non ce ne accorgiamo, andando a cercare la qualità chissà dove...E' questo che ho pensato dopo aver ascoltato per bene questo secondo lavoro dei Killin' Kind, che arriva a ben otto anni di distanza dal debutto ""Metal Rage". Questi quattro musicisti risiedono a qualche decina di chilometri da casa mia (io abito a Torino, loro sono di Novara). Impossibile rimanere indifferenti già dalla portentosa apertura affidata alla potentisssima "New Killing Breed", canzone che si divincola tra furiosi up tempo, parti in doppia cassa, break e ripartenze fulminee.
Un condensato di metallo incandescente arricchito dall'ugola alla carta vetrata di Tito, che mi ha molto ricordato Peavy Wagner dei Rage come timbrica.

Si prosegue con la più melodica, e con tanto di inserti di tastiere, "The Raven", più votata al lato heavy e progressivo della band, ma che richiama spesso soluzioni malinconiche ben espresse grazie all'ottimo lavoro di rifinitura della chitarre, sia in fase ritmica che solista. 
Un arpeggio di chitarra oscuro apre "Apep (99942)", ma presto la band esplode in un heavy metal roccioso, che ha nelle sue impennate di velocità il suo punto forte, sfiorando territori power metal che devono molto a band come Grave Digger e Rage. I refrain melodici, che comunque sono una costante in tutto l'album, rendono l'ascolto della canzone gradevole, Al tempo stesso va sottolineata la grandissima prova corale di tutta la band, che sfoggia tecnica e capacità compositiva di primissimo livello! Bello anche sul finale il repentino cambio di atmosfera che trova sfogo in un assolo di chitarra vorticoso che si poggia su una base che anmicca al thrash. Si prosegue con "King of Terror (Apophis pt. 1)", aperta da un pianoforte triste, che funge da preludio a quello che è, a mio parere, uno degli episodi più riusciti del disco. In questo pezzo la band sembra trovarsi completamente a proprio agio nello sfoggiare tecnica e complessità strutturale a livello compositivo, unendo questi elementi a veloci cavalcate heavy e ritornelli epici. In questo caso io ci ho sentito anche qualcosa dei vecchi Blind Guardian, ma la durezza e compattezza della canzone riportano in mente anche di nuovo alcuni elementi dello speed e del thrash metal. Da notare anche come i Killin' Kind riescano ad inserire le tastiere in maniera ottimale in tutto questo, facendole diventare strumento da una parte marginale, ma allo stesso tempo fondamentale nell'economia del loro sound, che si arricchisce di melodia e maestosità.

Canzone abbastanza "standard" si rivela "The Journey (Apophis pt. 2)", che chiama in causa anche qualcosa dei vecchi Helloween, per la sua energia diretta e per influssi di power metal melodico. Un episodio non male che tuttavia non aggiunge molto a quanto detto finora. Abbiamo quindi un ritorno alla malinconia con "The Legacy (Apophis pt. 3)", col suo incipit di pianoforte che lascia poi spazio a chitarre elettriche e voce accorata. Una power semi-ballad nel senso classico del termine, che potrebbe far venire in mente, per struttura e feeling, qualcosa degli Hammerfall come la fantastica "Glory To The Brave". 
Si ritorna a picchiare durissimo con la tellurica "Raijin", speed song davvero bella e trascinante, che mette in risalto sia l'ottimo lavoro di chitarra (con ospite Dave Linsk degli Overkill), ma anche un drumming devastante ad opera di Paolo Laurenti, instancabile con la sua doppia cassa e le sue rullate impetuose. Sicuramente questo è un altro episodio che evidenzierei tra i più riusciti. 
Tuoni e rumore di piaggia aprono la successiva "Fujin", metal song classica, con ottimi fraseggi di chitarra che richiamano la NWOBHM ma che ammicano a certo prog metal. Infatti stiamo parlando di un brano strumentale, dove la band dà pieno sfoggio di tutte le sue qualità tecnico-compositive, con chitrarre sugli scudi e pathos in crescendo per un episodio di eccellente fattura!

Le ultime due canzoni in scaletta sono "Standing in the Shadows" e "Dying Earth", più ragionata e sfaccettata la prima, mentre la seconda è una lunga suite di oltre dieci minuti dove la band mostra il suo lato più introspettivo, con chitarre acustiche e voci femminili. Un pezzo che arriva come la quiete dopo la tempesta e dove i sentimenti si rincorrono fino all'inaspettata impennata verso la metà, dove la formazione ritorna a suonare il suo abituale metallo incandescente. Atmosfera epica e ritmiche assassine per un pezzo che chiude questo album in maniera ottimale.
Le conclusioni sono quasi scontate. Se amate l'heavy metal classico e il power metal credo che non potrete ignorare questa band, che in questo "Dying Earth" ha dato una prova grandiosa di come questo genere si possa interpretare nella sua maniera più classica, ma dimostrando anche che quando si è dei musicisti preparati come nel caso dei Killin' Kind, anche le cose più "antiche" acquistano un fascino e un valore che fa la differenza. Grandissimo album, baciato anche da una produzione ottima e da un bell'artwork di Genzoman (Street Fighter, World of Warcraft, Double Dragon Neon ...).
Band da seguire, sperando non ci facciano aspettare molto per un loro nuovo lavoro!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 80/100

Tracklist:
1. New Killing Breed 05:06
2. The Raven 04:01
3. Apep (99942) 05:02
4. King of Terror (Apophis pt. 1) 04:47
5. The Journey (Apophis pt. 2) 03:50
6. The Legacy (Apophis pt. 3) 06:06
7. Raijin 05:27
8. Fujin 04:02
9. Standing in the Shadows 04:55
10. Dying Earth 10:32
DURATA TOTALE: 53:48 

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