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NAGA "Inanimate" (Recensione)

Full-length, Everlasting Spew Records
(2017)


“Naga” è una parola sanscrita che significa “serpente”, lo stesso serpente che in greco antico porta l’appellativo “Uroboros”, che mordendo la sua stessa coda simboleggia il cosmo e l’eterno ritorno. Il serpente circonda il monicker “Naga” sulla copertina del presente “Inanimate”, nuovo full lenght del combo napoletano che prima d’ora aveva visto la luce solamente in formato vinile, privo però del nuovissimo pezzo “Worm”.
La proposta del trio partenopeo ha molto a che vedere con il sentore primordiale, antico e sotterraneo cui il loro nome e simbolo alludono. Parliamo di un doom oscuro e ipnotico che non disdegna incursioni nelle dense paludi Sludge che fanno pensare a realtà d’oltreoceano come Tombs e i Coffinworm di “When all became None”.

I Naga danno alle stampe il primo demo nel 2013, a cui segue l’album “Hen” (2014), fino ad arrivare al presente secondo full lenght “Inanimate”. Una delle prime caratteristiche che si colgono già ad un primo ascolto è la natura monolitica del suono, la sua coerenza assoluta con l’immaginario di riferimento e i sentimenti alimentano la fiamma dell’ispirazione della band. Parliamo di un sentimento di negatività totale, oppressione e vacuità che trova nel doom nero, sporco e pulsante di eco e riverbero il suo veicolo di diffusione ideale. “Inanimate” è tutto questo e anche di più, un lavoro consapevole e maturo di chi conosce la materia e la padroneggia con autorevolezza. I due pezzi di apertura, “Thrives” e “Hyele, sono i più canonici. Entrambi hanno incedere lento e massiccio, composti di riff minimali ripetuti, dilatati e avvolgenti come le spire di un rettile millenario. Nei momenti di apertura le chitarre aprono scorci destabilizzanti ed epici allo stesso tempo. I latrati di Lorenzo, voce e chitarra, risuonano ossessivi e disperati come dalle profondità di una fenditura, l’impressione generale è quella di un’incisione di Black Sabbath e Candlemass finita in fondo all’oceano, corrosa dalla ruggine e dai parassiti sino a renderla più disturbante, sinistra e indefinita.

“Loner” è un pezzo decisamente più dinamico, più vicino allo Sludge che al Doom e le sue geometrie ipnotiche. La sua natura minimale, sporca e disperata rivelano un’altra sfaccettatura dell’estro dei Naga, un nichilismo quasi punk che ricorda quello dei maestri perversi Buzzov·en di “Sore”. Con “TMWRRI” (The Money Will Roll Right In) siamo al momento tributo, il pezzo è originariamente dei Fang, gruppo seminale che agli inizi degli anni ‘80 sviscerò l’hardcore e lo contaminò di folle rumorismo. I Naga tributano la band di Flynn con strazianti stridori distorti simili a urla di creature inumane, dopo un’introduzione più canonicamente “sabbathiana” e nelle loro corde. La durata ne risulta assai dilatata infatti. La conclusione del disco è affidata a “Worm”, introdotta dal più innocuo ma inquietante dei riff, praticamente un carillon ossessivo e inquietante. Man mano che procede, il pezzo è un’esorabile discesa nell’abisso nero come la pece, quel pozzo senza speranza né redenzione da cui i Naga attingono la propria ispirazione.

A mio avviso non sono opportune le parentele con i Neurosis che qualcuno ha proposto a proposito di “Inanimate”. Nemmeno nel caso di album come “Through Silver in Bllod” o “Enemy of the Sun”. Nel caso dei maestri californiani la vena progressiva, almeno dalla maturità in poi, è sempre ben presente, mentre nel caso dei napoletani ogni pezzo è un insieme di cerchi concentrici che inesorabilmente attirano ogni cosa in un densissimo buco nero.
Un buco nero da cui ogni amante delle autentiche sonorità angoscianti e annichilenti non potrà fare a meno di essere attratto.

Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo
Voto 88/100
 
Tracklist 
 Side A 
1. Thrives 07:28
2. Hyele 10:04  
Side B
3. Loner 05:15
4. The Money Will Roll Right In (Fang cover) 06:26
DURATA TOTALE: 29:13

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