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URBAN STEAM "Under Concrete" (Recensione)


Full-length, Red Cat Records
(2018)

Band romana attiva dal 2012, ma che racchiude al suo interno musicisti di esperienza, questa formazione esordisce per Red Cat Records in questo 2018 con questo bellissimo album intitolato "Under Concrete", ovvero un disco che non lascerà indifferenti tutti gli amanti del rock più votato alla frangia alternativa e progressiva, dove possiamo tranquillamente trovare passaggi e rimandi a band come Dream Theater, Rush, Deep Purple, Fates Warning e altri ancora.

Impossibile non rimanere colpiti dall'enorme bagaglio tecnico che emerge da questi otto brani, a partire dall'iniziale "Storm", dotata di una classe sopraffina, in cui la parte strumentale è davvero impeccabile, così come la produzione eccellente e cristallina. Sopra tutto questo si appoggia la voce ispirata e davvero in grande spolvero di Paolo Delle Donne, un cantante dotato di espressività, estensione e ottime intuizioni sulle metriche che si adattano perfettamente al raffinato contesto musicale.
"They Live" si apre su territori alternative rock, con incursioni di tamburi roboanti, e poi si sviluppa in una rock-metal song prettamente progressive, con un lavoro mostruoso del batterista Diego Bertolacci, mentre la voce e le chitarre sembrano trovare una sinergia perfetta. Da segnalare è infatti anche il lavoro chitarristico di Federico Raimondi, davvero da incorniciare per tutta una serie di fattori, che vanno dall'ottima preparazione tecnica, alle giuste intuizioni e anche per l'uso stesso che fa del suo strumento, con tanti richiami al blues, al jazz e altro ancora, e questo si evince anche nelle fasi dove si esprime in semplici riff, che diventano spesso accordi "particolari", che un orecchio esperto e attento saprà cogliere come piccole sfumature di pregevole fattura.

"Soul" accentua la vena progressive della band, anche se non possiamo parlare prettamente di questo genere se non evidenziamo come la band sappia infondere sempre una buona dose di personalità alle proprie composizioni, che risultano sì lineari, ma comunque cangianti e a tratti imprevedibili. In questo caso possiamo parlare quasi di una ballad, dove viene fuori anche l'ottimo lavoro del bassista Fabrizio Sciano. 
E' comunque in episodi dove la band trova un giusto equilibrio tra tecnica, raffinatezza e potenza che possiamo godere appieno delle potenzialità reali degli Urban Stream, ed ecco che una canzone dannatamente coinvolgente e scoppiettante come “Under Concrete” si piazza, almeno per il sottoscritto, come canzone rappresentativa di questa band e di questo album, probabilmente, ma senza nulla togliere agli altri brani, sia chiaro! “Cross the Line” è un episodio più riflessivo, sebbene abbia un incipit di basso e batteria che pulsa a dovere, mentre le restanti composizioni seguono sempre gli ottimi standard compositivi finora dimostrati ampiamente, tra parti più rock ed in your face alternate ad altre di maggior respiro, e menzionerei ancora la riuscitissima e adrenalinica "Wake Up".

Personalmente credo che la definizione di alternative rock sia leggermente fuorviante per questo disco e questa band perchè, sebbene sia innegabile la non facile classificazione del loro rock pesante e ci sia un indubbio fattore "alternativo", a mio avviso siamo di fronte ad un lavoro di hard rock progressivo con gli attributi, che non deluderà i fan delle band che ho citato in apertura. 
Fate vostro questo album, che ha al suo interno una ricchezza non da poco. 
Semplicemente strabordante!

Recensione a cura di: Sergio Vinci
Voto: 85/100

Tracklist:
1. Storm
2. They Live
3. Soul
4. Under Concrete
5. Cross The Line
6. Citylights
7. Wake Up
8. Years

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