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KHALI "Tones Of The Self Destroyer" (Recensione)


Full-length, Ghost Label Record 
(2018)

I Khali nascono nel 2015 e sono formati da: Romolo Ferri alla batteria, Cristian Marchese al basso e Paolo Nadissi alla chitarra. Nel 2018, in prossimità finalmente dell’uscita di questo album, intitolato “Tones of the self destroyer” la band firma un contratto con l’etichetta Ghost Label Record , la quale assicura alla band la giusta promozione per spingere il qui presente esordio lavoro della band.

Diciamo subito che la band romana ha un sound personale perchè propone un bel mix di metal moderno, groove, stoner e post-hardcore, riuscendo poi ad aggiungere a tutto questo un elemento particolare come l'alternarsi di voce grintosa ad un'altra più melodica. Certo, il giochetto non è nuovo, ma le parti melodiche non sono la solita minestra metalcore di ultima generazione, ma si respira un bell' affresco heavy metal quando la band si apre su scenari maggiormente melodici. Immaginate un ipotetico incrocio tra Black Label Society, Pantera, Disturbed e metal classico e avrete una vaga idea di cosa propongono i Nostri.

I brani sono tutti molto adrenalinici e di tanto in tanto arrivano anche a strizzare l'occhio a generi ancora più estremi come il thrash, ad esempio, soprattutto per quel che concerne il reparto chitarristico, guidato dall'instancabile riff-maker Paolo Nadissi, e anche la batteria è molto attenta a sottolineare i passaggi più granitici e ruspanti, con una bella prova. Il tutto crea un muro di suono che non potrà lasciare indifferenti. I brani migliori a mio avviso sono "Life", che ha nel suo finale un rimando a band quasi doom-stoner come i Down, ma anche l'opener "Ashes of none", che segue l'intro "Ordinary empty earth", non è da meno, con il suo incedere stile carro armato e il suo alone oscuro. Mi ha colpito il riff quasi circolare e ipnotico posto in apertura di "Dark Matter", a cui fanno seguito bordate che ricordano molto da vicino i Pantera.

In generale però tutte le canzoni sono meritevoli di attenzione, e vi consiglio di arrivare fino alla fine per non perdervi un'altro dei pezzi più convincenti del lotto, ovvero "The Core", immediata, fresca e incisiva, e non a caso posta in chiusura, immagino.
Per tirare le somme, questo "Tones Of The Self Destroyer" è un disco ben prodotto, solido come il cemento e trascinante, e credo che abbia il giusto mix di potenza e "commercialità" per poter farsi strada molto agevolmente. C'è qualcosa da aggiustare nelle parti di voce melodica, nel senso che a volte appaiono un po' scollegate da quello che è il filo conduttore dei brani, ma queste sono piccolezze che non vanno assolutamente ad inficiare sul risultato finale. E teniamo anche conto che la band si è è formata di recente e quindi quello che già mette in mostra è davvero tanta roba! Consigliatissimo, soprattutto per coloro che hanno la mente aperta sulla materia metal.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100

Tracklist:
1. Ordinary empty earth 01:30
2. Ashes of none 04:09
3. Dark Matter 04:22
4. Rage 06:15
5. Hypo crisis 04:27
6. Life 04:26
7. Vulture God 04:10
8. Marching ants won't stop 06:02
9. The Core 03:59

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