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TIAMAT - "Wildhoney" (Recensione)


Full-length, Century Media
(1994)

Come affrontare la mia prima recensione musicale superati abbondantemente i 40? Rimanendo nella propria comfort-zone, come si usa dire di questi tempi. E quindi quale migliore occasione per celebrare l’album che probabilmente ha avuto l’impatto maggiore nella mia storia personale e anche musicale? 

Era il 1994 quando comprai a scatola chiusa questo capolavoro, consigliato dal mitico DJ Nasty nel suo negozio di dischi a Padova; lo stesso anno in cui imbracciai il mio primo basso…il resto è storia. Da neofito “metalhead” non avevo ancora ben chiari i teorici confini fra i vari generi, non conoscevo i Tiamat e soprattutto non potevo certo aspettarmi di venire improvvisamente folgorato dalla più grande espressione di METAL VISIONARIO mai prodotta, anche se per i più l’etichetta di GOTHIC METAL risulta la più consona a definirne i territori battuti. 
In quel periodo magico la Century Media e in particolare il produttore Waldemar Sorychta hanno avuto un impatto incredibile nel forgiare sonorità che hanno caratterizzato un intero decennio aiutando queste band (fra cui The Gathering, Moonspell e Samael) a uscire dagli oscuri meandri del death-metal (black per altri) di provenienza. Iconico e raffinatissimo anche l’artwork, che mi fa definire questo l’ORANGE ALBUM per eccellenza, riconoscibile fra mille copertine tutte uguali. 

Inutile soffermarsi sulle singole tracce: questo album va vissuto nella sua interezza come un unico TRIP tra psichedelia, doom, gothic e ambient, da ascoltare rigorosamente in cuffia per la ricchezza di sfumature sonore. Un’ opera progressive insomma, nella accezione nobile del termine, che però tende ad allontanare molti. Peccato nel loro futuro i Tiamat (o meglio il loro mastermind Johan edlund) non siano riusciti poi ad osare di nuovo e si siano appiattiti su un gothic metal piuttosto piatto: si perché fare musica originale richiede in primis coraggio e soprattutto in ambito metal la stragrande maggioranza delle band, trovata una propria formula più o meno vincente, tende a riproporla ad nauseam. 

Recensione a cura di Alessandro Sicur
Voto: 90/100

Tracklist:
1. Wildhoney 00:53 instrumental
2. Whatever That Hurts 05:49
3. The Ar 05:04
4. 25th Floor 01:50 instrumental
5. Gaia 06:28
6. Visionaire 04:19
7. Kaleidoscope 01:20 instrumental
8. Do You Dream of Me? 05:07
9. Planets 03:13 instrumental
10. A Pocket Size Sun 08:05

DURATA TOTALE: 42:08

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