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GIGAN "Quasi-Hallucinogenic Sonic Landscapes" (Recensione)


Full-lenght, Willowtip Records
(2011)

Freddo. Gelido. Chirurgico. Nel buio profondo c’è l’oscurità assoluta. Non c’è nessuna luce in fondo al tunnel, perché il tunnel non ha una fine. E in quest’ambiente il caos sonoro regna sovrano. E’ un ascolto difficile, bisogna restare concentrati per provare a trovare il groviglio della matassa musicale ed evitare che la matassa si avviluppi tutta intorno all’ignaro ascoltatore. 
Iper tecnico, iper violento, a tratti brutale, di quel brutale che sembra irreale, non concepibile da mente umana e non suonabile da mani umane, eppure esiste il gruppo, si chiama GIGAN, l’album dal titolo emblematico, ma programmatico "Quasi-Hallucinogenic Sonic Landscapes", e dietro la mente folle di tale Eric Hersemann. Folle. Perverso. Allucinogeno come il titolo ci suggerisce. 

Ma partiamo dal principio, prima che il vinile finisca sul piatto. In mano ho una copertina fortemente evocativa, in cui sono presenti i quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco, due incappucciati, l’apertura di una dimensione parallela in cui è possibile vedere una costellazione. Rimandi alchemici. Cosa ci vogliono dire i GIGAN? Un’immagine interna ci dice qualcosa in più. Un’ incappucciato di spalle, in parte dentro l’ acqua, ha di fronte delle mani mostruose che escono dal mare. E qui un elemento ci viene incontro. I grandi antichi di lovercraftiana memoria. Tutto su uno sfondo verde indefinito. Il vinile blu comincia a girare, la puntina si abbassa lentamente ed arriva la musica. Immensamente violenta, feroce, questa è la colonna sonora del ritorno dei Grandi Antichi sulla terra e non ci sarà salvezza per nessuno. Arrivare alla fine del disco è una mission che ogni amante del death metal più violento deve compiere. Questo è death metal tecnico, progressivo, feroce, moderno, dove non c’è spazio per la melodia ma solo per una sensazione di claustrofobia che attanaglia l’ascoltatore dall’inizio alla fine. 

I pezzi sono lunghi, ed al loro interno si creano diverse ambientazioni. Si parte dal blast beat più estremo e si approda a ritmiche lente con chitarre al limite dell’ambient con suoni che riempiono la stanza e non lasciano mai un momento di vuoto. Hersemann nella sua follia predilige accordi aperti ai classici power chord creando un muro impenetrabile con una voce growl gelida che avvolge l’ignaro ascoltatore in una morsa mortale. Ascolto consigliato per gli amanti di sensazioni forti.

Recensione a cura di John Preck
Voto: 85/100

Tracklist:
1. Mountains Perched Like Beasts Awaiting the Attack 07:36
2. Suspended in Cubes of Torment 04:01
3. The Raven and the Crow 06:11
4. In the Tentacled Grasp of a Buried Behemoth 04:01
5. Transmogrification into Bio-Luminoid 07:16
6. Skeletons of Steel, Timber and Blackened Granite 04:36
7. Vespelmadeen Terror 03:55
8. Fathomless Echoes of Eternity's Imagination 08:05

DURATA TOTALE: 45:41

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