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SONS OF APOLLO "MMXX" (Recensione)


Inside Out Music
(2020)

Dispiace ammetterlo, ma aveva ragione mio fratello. Nel senso che, quando gli ho scritto che il nuovo Sons Of Apollo era davvero bello, mi ha risposto con grande sufficienza, come a dire “sì, certo, ma...”. Ora, non è che questo MMXX sia un brutto disco – titolo e copertina tronfi e banali a parte – ma di sicuro, sulla lunga distanza, non è riuscito a lasciarmi la stessa buona impressione del debutto di circa tre anni fa. 

Certo è che, comunque, trattasi di uno dei pochi supergruppi con una sua vera identità, probabilmente il progetto migliore cui si sia dedicato Mike Portnoy da quando ha lasciato i Dream Theater. Con Derek Sherinian alle tastiere, Bumblefoot alla chitarra, Billy Sheenan al basso e Jeff Scott Soto al microfono, il meno che ci si potrebbe aspettare è un lavoro con tutti i crismi strumentali. Ed è assolutamente quello che ci ritroviamo tra le mani: un album suonato benissimo, ma non tanto (e non solo) perché i cinque musicisti sono dei veri funamboli ai propri strumenti, ma anche (e soprattutto) perché hanno grande gusto negli arrangiamenti: non eccedono mai, la tecnica è sempre al servizio del brano, le svisate più progressive e sperimentali sempre azzeccate (e dimostrano quanto sia stato sottovalutato il caro Derek dai Dream Theater...anche se ho sempre avuto l'impressione che il problema con lui fosse più che altro caratteriale). 

E' anche un disco molto vario, che sa muoversi in lungo ed in largo senza però travalicare i confini della identità e della coesione. Quello che suonano i Sons Of Apollo è, se possiamo dirlo, una versione aggiornata dell'approccio che avevano i primi indimenticabili Rainbow, ovvero un heavy rock pompato e robusto, impreziosito da tastiere che spesso e volentieri non si limitano a fare da comprimarie. Certo, i Sons Of Apollo sono decisamente più duri nel riffing, più spostati verso il progressive, in certo qual modo vicini a certo prog metal alla Symphony X od alla Dream Theater (ovviamente), ma il succo è sempre quello. Ci sono pezzi più progressivi (vedasi l'ultimo brano di 15 minuti), qualche accenno thrash od addirittura djent (“Asphyxiation”), del sano rock basato ora sulla melodia (“Desolate july”) ora sul riffing (“Wither to black”). Insomma, non c'è di tutto ma c'è molto. 

Cosa manca, infine, ad impedire a questo “MMXX” di spiccare definitivamente il volo? L'opener è davvero bella, impossibile rimanere impassibili davanti ad un ritornello così azzeccato. E forse è questo che manca al resto dell'album, che riesce sempre ad inanellare belle melodie e begli arrangiamenti ma senza mai andare oltre un songwriting bello sì, ma non eccelso, in cui gli arrangiamenti hanno forse troppo peso rispetto alla pura ispirazione. 
Non un brutto lavoro, non di certo un fallimento, ma sicuramente una battuta d'arresto, nella speranza che, comunque, il lavoro dia loro le gratificazioni sperate per poter tentare un nuovo capitolo. 

Recensione a cura di Fulvio Ermete
Voto: 72/100

Tracklist:

1. Goodbye Divinity
2. Wither to Black
3. Asphyxiation
4. Desolate July
5. King of Delusion
6. Fall to Ascend
7. Resurrection Day
8. New World Today

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