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LIVE BURIAL "Unending Futility" (Recensione)


Full-length, Transcending Obscurity Records
(2020)

Sporchi. Marci. Cattivi. In poche parole death metal. Gli albionici Live Burial, giunti al secondo album, dopo l’esordio “Forced Back to Life” del 2016, ci propongono un death metal old school che prende spunto soprattutto dalla scuola inglese, ispirandosi a band fondamentali come Benediction e Bolt Thrower, nel sound, nel riffing e nelle atmosfere oscure (Swing Of The Pendulum). Con i loro brani lunghi ed articolati, il suono sporco, la voce che si alterna tra un growl cruento degli albori ed uno scream malsano, riescono ad evocare un mondo pieno di tenebra. 

Questa è musica che non lascia spiragli di luce se non nella breve e interessante “Wings of Solace”. Le canzoni si dipanano tra ritmiche serrate, velocità elevate che sfociano sovente in blast beat e parti rallentate di notevole efficacia. L’effetto d’insieme produce un impatto notevole, tra violenza sonora e complessità strutturale che raggiunge l’apice nella lunga e conclusiva “Cemetery Fog”, un brano che in oltre nove minuti di lunghezza garantisce un viaggio di sola andata fino all’inferno. La produzione scarna e cruda, lontana dalle super produzioni moderne, riesce nell’intento di creare un’atmosfera dai toni orrorifici, soprattutto nelle parti lente, mentre le parti veloci, nel loro incedere martellante, sovente provocano una sensazione di claustrofobia (Sleeping Into The Earth). La base ritmica crea una solida struttura su cui le chitarre riescono a costruire delle trame estreme. 

Interessante il lavoro del bassista che non si ferma ad un semplice accompagnamento, ma riesce ad emergere per fantasia e groove. Tra i momenti migliori si può sicuramente annoverare “The Crypt Of Slumbering Madness” con il suo incedere marziale. Qui la band dà fondo a tutta la sua crudezza, creando un’atmosfera gelida ben supportata dal cantato folle che interpreta al meglio la profondità dell’abisso che la musica evoca. 

I Live Burial sono una ottima band death metal, che rifacendosi ad uno stile ben definito, senza inventare niente, con personalità e buone idee messe in campo, è riuscita a scrivere un album molto interessante che farà la felicità di chi ama certe sonorità, soprattutto chi ha apprezzato il filone inglese del genere che negli anni novanta ci ha regalato molti album di notevole qualità. 

Recensione a cura di John Preck
Voto: 75/100 

Tracklist:
1. Seeping into the Earth
2. Condemned to the Boats
3. Swing of the Pendulum
4. The Crypt of Slumbering Madness
5. Rotting on the Rope
6. Winds of Solace
7. Cemetery Fog

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