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ANAAL NATHRAKH "Endarkenment" (Recensione)


Full-length, Metal Blade Records
(2020)

“Soffio di Serpente!” Vi sembrerà una frase a caso in apertura di recensione, ma “Anaal Nathrakh” vuole dire quello, quindi ve la beccate. Ci troviamo appunto di fronte ad “Endarkenment”, undicesimo lavoro in studio dei britannici Anaal Nathrakh, in uscita lo scorso 2 ottobre su Metal Blade Records. A dirla tutta gli Anaal Nathrakh sono una band che ho sempre ammirato dalla distanza, rendendo omaggio alla loro proposta musicale, intransigente e nevrotica, ma senza approfondirne mai i tratti più nascosti... almeno fino ad ora (il dovere mi chiama!). Ricordo di aver perso il passo con la loro produzione musicale con “Vanitas”, ultimo disco rilasciato su Candelight (etichetta molto cara al sottoscritto), prima del passaggio al mastodonte discografico statunitense. Principalmente, di questo avevo paura: la proposta estremamente caustica della band, agglomerato tentacolare di Grindcore, frammenti di Black Metal, parti melodiche e elettronica schizofrenica, avrebbe giovato dal passaggio ad una delle più grandi fabbriche di “band tutte uguali” del mondo delle etichette metal?

Ad onor del vero il disco presenta delle uscite un attimo più ruffiane rispetto al passato catalogo, specialmente rispetto al predecessore “A New Kind of Horror” (tutt'ora il disco più duro del catalogo moderno della band a mio parere), tuttavia via questo disco funziona e anche bene. Al di là di qualche ritornello pulito di troppo (per quanto quello della titletrack sia fenomenale) la mescita di calci in culo e urla belluine proposta dal combo inglese è solidamente presente e non accenna a cambiare: il duo “Libidinous..” e “Beyond Words” fa terra bruciata, ed anche quello che può essere considerato il momento di ripresa del disco, ovvero il pezzo seguente “Feeding the Death Machine”, picchia veramente duro. Affascinante poi come gli Anaal Nathrakh riescano a rendere un disco così “tirato” per niente noioso, merito per il quale non vengono lodati abbastanza a mio modesto parere. Al di là delle innegabili qualità di questo disco, un paio di cose mi hanno fatto sinceramente storcere il naso: una (meno rilevante) la chiusura del disco “Requiem”, il pezzo sicuramente meno ispirato della tracklist: diciamo che il disco si sarebbe potuto chiudere tranquillamente con “Punish Them” per un risultato migliore.

La seconda, ben più importante, il fattore del mixaggio: stavolta la colpa sta a metà fra la band e l'etichetta. Per quanto i lavori degli Anaal Nathrakh tendano ad essere consistentemente di qualità piuttosto alta, il sound è fin troppo simile nelle ultime 3-4 release. Il tutto non ha giovato dal passaggio alla major label Californiana, che non ha perso l'occasione di lucrare su quello che fosse l'approccio musicale della band, trasformandolo con estrema discretezza (ma allo stesso tempo con effetti immediatamente chiari) in un disco che suona pericolosamente simile a “Spirituality and Distortion” di IGORRR, uscito appunto sempre su Metal Blade: niente comedy, grazie, ma a parte questa considerazione il rischio di sfociare in sonorità che sono molto più “di plastica” piuttosto che “d'acciaio” è dietro l'angolo. Tenendo la guardia alzata - per quanto certe trasformazioni del suono di una band siano facilmente riconoscibili “a distanza” - per adesso mi riservo il diritto di chiudere un occhio e di godermi un disco che, tutto sommato, fa la sua (stra)porca figura.

Voto: 80/100
Hellbanno (L.B.)

Tracklist:
1. Endarkenment
2. Thus, Always, to Tyrants
3. The Age of Starlight Ends 
4. Libidinous (A Pig with Cocks in Its Eyes) 
5. Beyond Words 
6. Feeding the Death Machine
7. Create Art, Though the World May Perish
8. Singularity 
9. Punish Them 
10. Requiem

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