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RITUALS OF THE OAK "Come Taste The Doom" (Recensione)


Full-length,Eyes Like Snow
(2021)

Con questa recensione recuperiamo questa band australiana al terzo lavoro, quello della maturità uscito oramai nel 2012 e che ci mostra la band al massimo della forma. Come si può evincere dal titolo ci troviamo di fronte ad un album di matrice doom. Quello proposto effettivamente è un classico doom metal, dalle forti tinte oscure, guidate dalla voce fortemente evocativa di Sabine Hamad, che con la sua timbrica riesce ad amplificare il suono profondo della musica. 

L’album è formato da cinque lunghe composizioni che oscillano tra i cinque e gli undici minuti. I tempi restano sempre lenti, ossessivi, il riffing pesante oscilla tra i Black Sabbath e i Candlemass, una musica classica che non sfocia mai nelle molteplici varianti del genere. Qua si va alla sostanza del doom, creando quelle atmosfere decadenti, attraverso un suono cupo che si fonde molto bene alla voce. Da lontano si percepiscono anche lontani rimandi a quei The Gathering, periodo Mandilyon come nella iniziale “Here” che nei suoi dieci minuti di durata ci offre un viaggio nelle profondità dell’essere. Vi sono evidenti influenze sabbathiane nella seconda traccia “The Horla” in cui è la voce la protagonista assoluta, per un brano che si rifà al racconto gotico di Guy de Maupassant, che vi consiglio di andare a recuperare e di leggere con sottofondo questa musica. 

Atmosfere soffuse si alternano a riffing duri come macigni nell’ipnotica “On The Sixth Moon” in cui nei momenti più chitarristici è sempre l’ombra di Toni Iommi a guidare la mano del chitarrista. Nella lenta ed ossessiva “Serpentine Tongues” è la voce che ci guida negli abissi, attraverso urla e linee vocali avvolgenti. “All Wells Are Poisoned” è sicuramente il pezzo più personale ed evocativo del lotto con i suoi undici minuti di profondità, in un crescendo che inizia con una chitarra acustica e sfocia in un magma elettrico pieno di distorsione su cui la voce di Sabine si erge imperiosa nel ricamare linee vocali d’effetto. E’ sempre un piacere scoprire ed ascoltare band come i Ritual Of The Oak, che non apportano niente di nuovo, ma guardandosi indietro provano a scrivere della musica piacevole, attraverso un mix di riff, suoni e voce. 

Oggi è sempre più difficile proporre qualcosa di davvero innovativo, quindi anche nell’essere derivativi trovo che sia importante l’approccio delle band alla materia, la personalità e la qualità del sound proposto. I Ritual Of The Oak sono stati bravi in questo e quindi meritano di essere recuperati e scoperti per chi ama il doom metal, ma anche l’occult rock, perché la voce di Sabine Hamad è notevole e sorprenderà molti. 

John Preck
Voto: 75/100 

Tracklist:
1 - Here
2 - The Horla
3 - On the Sixth Moon
4 - Serpentine Tongues
5 - All Wells Are Poisoned

Line-up:
Sabine Hamad-Linfoot (vocals)
Shane Linfoot – Guitars (vocals)
Nathaniel Smith (bass)
Matthew Shriffer (drums)

Weblinks:
Bandcamp
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