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ELDERBLOOD "Achrony" (Recensione)


Full-length, Drakkar Productions 
(2021) 

Era il 2011 quando Andrii Verovkin, alias Astargh, lasciava dopo quattro anni i Nokturnal Mortum, una delle band più longeve e acclamate del panorama estremo ucraino, per cercar fortuna con il suo nuovo progetto denominato Elderblood. Convocò subito dietro le pelli il suo vecchio compagno d'armi Odalv, rimanendo esecutore delle linee vocali, delle tastiere e delle chitarre, per poi completare la line-up nel giro di un paio d'anni con l'ingresso del chitarrista Staggaret e del bassista Bloodorn, con cui fu rilasciato nel 2013 l'album di debutto "Son of the Morning". 

Lo stile musicale con cui Astargh e soci si presentarono sulla scena est-europea fu un black metal sinfonico di chiara ispirazione satanica, derivato dalle fortune dei Nokturnal Mortum ma con una maggiore influenza death metal. A cinque anni dall'uscita del secondo opus "Messiah" è stato rilasciato il terzo attesissimo album in studio, dal titolo "Achrony", uscito a luglio sotto la Drakkar Productions. Il nuovo lavoro degli Elderblood si compone di nove inni blasfemi e infernali comprensivi di intro, per una durata di poco meno di un'ora di metal estremo melodico e sinfonico, ottimamente prodotto e tecnicamente molto ben eseguito, rappresentazione musicale di un caos diabolico senza tregua che semina devastazione e paura in ogni suo singolo passaggio. Astargh e Staggaret, rimasti orfani dei due vecchi compagni di brigata, si sono rivolti per l'occasione al batterista Kèvin Paradis, la cui abilità tecnica è resa evidente dalla violenza dei suoi blast e dalla pesantezza dei suoi colpi, che come mine implodono nel wall of sound dell'album scandendone le velocità vertiginose pezzo dopo pezzo. Il concept del lavoro si incentra sul tema dell'acronia, l'indeterminatezza del tempo inerente al degrado sociale comune ad ogni epoca dell'umanità; si parla ancora di blasfemia, ma come denuncia all'oscurantismo religioso ed ai crimini della cristianità, in una lotta disperata contro le ideologie cattoliche e l'ipocrisia evangelica, presa d'assalto dalle note abissali e dure della release. "Achrony" si apre con il coro tradizionale di voci femminili della breve introduzione "Sparks", dedica alla madre patria non certo inedita nella scena ucraina, per poi seminare disordine nel crescendo sinfonico dai richiami death/doom di "The Great Fire of Sacrifice", che tratta delle bestialità e dei sacrifici operati dal cristianesimo nel corso della sua storia; il brano si evolve nel devastante blast-beat guidato da Paradis, su cui lo scream demoniaco di Astargh si scaglia con violenza, alternando cambi di tempo in puro stile death a passaggi di black sinfonico e lasciando fluire il riffing serrato e tagliente del founder fino al lugubre e sinistro assolo finale, accompagnato da tenebrose tastiere. 

Altrettanto diabolica è l'ottima "Holy Plague", che esordisce con l'incontrollata furia della batteria e del riffing di Verovkin per poi arricchirsi di eco epiche maestose, martellando con ferocia inaudita fino all brillante intermezzo sinfonico che anticipa la ripresa blackened death metal del finale, in uno dei picchi assoluti dell'album. I sette minuti di "Life Eternal" schiudono una parte centrale di album più contenuta e riflessiva, su cui brilla un'aura malvagia ancor più marcata, introdotta da un lento ed opprimente black/doom e da una sezione recitata su cui riecheggiano chitarre gelide e oscure, a rendere l'atmosfera quasi tragica; esplode la violenza del blast-beat, con Astargh che ruggisce con il suo scream infernale e trafigge con un riffing affilato, prima di un finale in mid-tempo dalle sinfonie tetre ed oscure. "Soot" rappresenta uno dei numerosi passaggi death/black del finale dell'album, dalla ritmica thrashy e da un cantato meno aggressivo; memorabile è il refrain epico e sinfonico che anticipa un crescendo in puro stile thrash/death fino al brillante assolo tecnico del finale. Chiude il lavoro il lungo cantico anti-biblico "The New Testament", dall'introduzione lenta e melodica accompagnata da canti liturgici verso un mid-tempo opprimente e lugubre, su cui si alzano lo scream lacerante e i riff distorti e gelidi di Astargh; nella seconda parte del brano esplode la furia di un martellante blast-beat in cui si intersecano scream e un clean rabbioso, ad anticipare un finale in black/doom sinfonico e lugubre, macabra conclusione di un'opera infernale e maledetta che sprigiona blasfemia dall'inizio alla fine. "Achrony", terza fatica degli Elderblood, si presenta come un album ancora legato alla tradizione symphonic black metal scandinava ma che al contempo mantiene solide radici tradizionaliste, svelando tra le righe una particolare attenzione a generi quali il death e il thrash. Non è un lavoro compatto, poichè abbastanza casualmente si alternano episodi di pura ferocia a cambi di tempo e passaggi virtuosi che non molto bene si legano tra loro, pur contribuendo a rendere l'atmosfera dell'album ricca di vertiginosi saliscendi in cui mai l'essenza malvagia e diabolica manca di farsi notare. 

Si tratta senza dubbio di un lavoro brutale e oscuro, probabilmente interlocutorio per ciò che Astargh intende fare della sua ormai non più giovanissima creazione, restando in sospeso tra un black metal sinfonico abbastanza classico e un death/thrash tecnico dalle molte sfaccettature, in attesa di trascinare una formazione al momento instabile in una nuova diabolica dimensione fuori dal tempo. 

Alessandro Pinesch
Voto: 72/100

Tracklist:
1. Sparks 
2. The Great Fire of Sacrifice 
3. Fallen Seraphs 
4. Holy Plague 
5. Life Eternal 
6. Virgin Land Plowed Over by Death 
7. Soot 
8. The One Who Has Not Yet Come
9. Sainthood’s Stench 
10. The New Testament 

DURATA TOTALE: 56:39

Line-up:
Staggaret: Guitars
Astargh: Vocals, Guitars, Bass, Keyboards

Weblinks:
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