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MONOLITHE "Kosmodrom" (Recensione)


Full-length, Independent
(2022)

Mi capita di rado di esaltarmi per un nuovo album. Non dico che ormai io sia comppletamente saturo di musica metal, perchè penso che le realtà più recenti siano valide come quelle del passato, se non di più molte volte. Ma esaltarsi è una parola forte, ma non potrei trovare altro termine per descrivere il sound di questi doomsters francesi. Se dobbiamo dirla tutta, questa band non è proprio nuova, esiste infatti da oltre vent'anni e con questo "Kosmodrom" taglia il traguardo del nono full-length in carriera, senza contare le altre release che costellano il loro curriculum, tra ep, compilation e altro ancora.

"Kosmosdrom" è un album che si rifà alle vecchie sonorità gothic-doom degli anni Novanta, e per certi versi potremmo chiamare in causa formazioni come primi Theatre Of Tragedy e primi The Gathering. Non ho tirato a caso due nomi qualsiasi, ma ho citato queste band perchè anche i Monolithe hanno la particolarità di avere sia una voce femminile che maschile nel proprio sound, sebbene non in tutti i brani. Quella maschile si esprime in un growl profondo, mentre quella femminile dipinge scenari sognanti e malinconici.

La durata media delle canzoni è molto elevata, si viaggia più o meno su una durata media di dieci minuti a brano, per finire poi con l'interminabile suite "Kosmonavt". La band riesce già con le prime canzoni ("Sputnik-1" e "Voskhod") a proiettarci in galassie decadenti e morbose. Col primo dei due episodi abbiamo dei bei duelli tra voce maschile e femminile, mentre con la seconda traccia abbiamo solo la voce in growl a dettare legge, mentre le tastiere dipingono scenari quasi horror.

Con l'andare della tracklist gli elementi funeral doom si fanno sentire, e sarà sempre più una discesa nella tristezza e nell'apatia. Il finale, affidato a "Kosmonavt" vede la band cimentarsi in qualcosa di più vario e sfaccettato, alcuni tempi di batteria si fanno più complessi e la struttura della canzone è molto interessante, proprio per la sua imprevedibilità. Questo è un album adatto agli amanti del doom più puro, ma è raccomandato un po' a tutti, perchè è suonato molto bene e prodotto ancora meglio. 

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 80/100

Line-up:
Benoît Blin - Guitars
Sylvain Bégot - Guitars, Keyboards, Programming
Olivier Defives - Bass
Thibault Faucher - Drums
Matthieu Marchand - Keyboards
Rémi Brochard - Vocals, Guitars

Tracklist:
1. Sputnik-1
2. Voskhod
3. Kudryavka
4. Soyuz
5. Kosmonavt

Web:
Bandcamp
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