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SINISTER GHOST "“What’s Left Of Human?" (Recensione)


Full-length, Independent 
(2023) 

I Sinister Ghost sono una band nata nel 2016 nella musicalmente fertile terra versiliana ad opera del cantante Asmort e del chitarrista/compositore Synugoth, inizialmente proponendo cover dei loro numi tutelari Behemoth, Cradle of Filth e Dark Funeral. Ma l’urgenza compositiva li spinge presto in sala d’incisione, dove realizzano e pubblicano, in autoproduzione nel gennaio del 2022, l’ottimo “The Dark Abyss of Omerty” in CD, anticipato ed accompagnato da diversi singoli e video che ottengono un ottimo riscontro in termini di ascolti e visualizzazioni. 

Debitori del blackened death da loro amato, la loro proposta musicale, sorretta da un Asmort perfettamente a suo agio tra scream e growl, e dalle trame chitarristiche ed orchestrali di Synugoth, è ben prodotta e tenta di imprimere un carattere distintivo con un songwriting mai banale e schiavo del genere. Lo scorso 15 dicembre, a nemmeno due anni dal primo full-length, ne hanno rilasciato subito un altro, stavolta anche in cassetta sempre in autoproduzione che si avvale, stavolta, anche della personalità dei neoentrati Pontius alle pelli e Aelodh alla seconda chitarra. In questo “What’s Left of Human?” è da subito evidente la volontà della band di fare un passo avanti e definire meglio il loro stile. “Eden is our home”, che apre il disco (ed è stato anche il primo video promo), è la loro personale visione della genesi biblica. 

Ci introduce subito in atmosfere tetre con una progressione armonica sinistra - nomen omen - guidata dal featuring growl in puro stile melodeath di Danny Metal e dal bordone creato da note gravi di piano, per poi sfociare nel breakdown, marchio di fabbrica della band. La stessa struttura – capovolta però – la ritroviamo anche nella successiva “The Innocents’ Laugh”, ispirato alla vicenda del serial killer John Wayne Gacy: nel brano appaiono le orchestrazioni, tipiche in tutto l’album, che fanno da contraltare alla ferocia dello scream e del growl di Asmort, qui alle prese anche con una strofa in clean a testimoniare la sua duttilità. La successiva “The House of Violin” è il brano più curioso dell’album, quasi un paradigma della ricerca della band di soluzioni musicali inconsuete: parte con un potente e solenne blackened death behemothiano, ma cede bruscamente ad un parlato accompagnato da una melodia solista al violino, prima di deflagrare in blast beats e portare il brano su binari più tipicamente symphonic black. 

In una metafora del coitus interruptus, si inseriscono delle orchestrazioni dissonanti alla Stockhausen, che sorreggono un recitativo maligno creando un’atmosfera quasi cabarettistica, da luna park dell’orrore, prima di terminare in un ultimo amplesso feroce. L’otto volante musicale risulta sicuramente di notevole interesse, ma alla lunga la ricerca spasmodica della sorpresa rischia di diventare stucchevole: un trattamento simile è riservato anche all’arrembante “Ocean Avenue 112” (terzo singolo promo), ispirata dagli eventi di Amytiville, che a metà rallenta in favore di un ennesimo inciso recitato, stavolta doppiato dal piano: il brano resta comunque uno dei migliori dell’album per impatto sonoro. Nella seconda parte dell’album finalmente si torna a picchiare duro con ferocia in “Stolen at Birth” e in “Delirium of Denial”, questa di sapore quasi abbathiano nel suo incedere iniziale e nello scream secco. 

Con l’atmospheric black metal di “As I lay in my Coffin” gli esperimenti continuano: la voce femminile recitante accreditata ad Eva Barsottini, e la linea di basso finalmente udibile dal mix (lo strumento sembra un po’ sacrificato in tutto il lavoro) rende la strofa molto suggestiva, prima che i colori della band tornino a riaffacciarsi nel refrain. La chiusura è affidata alla title-track, col il sottotitolo “Post Mortem”, introdotta da un bizzarro strumming quasi in stile western, la cui sequenza armonica si ripete a tinte più fosche anche nel resto del brano. Cosa c’è dopo la morte? La band non sembra voler fornire una risposta, visto che anche il brano si conclude con un accordo in sospeso. In conclusione, un ottimo lavoro, sorprendente, che merita ascolti ripetuti per apprezzarne le diverse sfumature, ambizioso come legittime sono le ambizioni del sodalizio. 

Recensione a cura di mu:d
Voto: 80/100

Tracklist:

01. Eden is Our Home
02. The Innocents’ Laugh
03. The House of Violin
04. Ocean Avenue 112
05. Stolen at Birth
06. Delirium of Denial
07. As I Lay in My Coffin
08. What’s Left of Human? (Postmortem)

Line-up:
Synugoth - Guitars 
Asmort - Vocals
Pontius - Drums 
Aelodh - Guitars (rhythm)

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