ANTI "Anti" (Recensione)
Full-length, Soulless Records
(2021)
Tornano gli Anti, autori nel 2006 del debutto “The Insignificance of Life” che nel 2021 trova un suo seguito nell’omonimo album “Anti”. Come mio solito, uso la recensione come un pretesto per condividere con voi le mie riflessioni: la questione sul cosiddetto Depressive Black Metal è spinosa: per la maggior parte dei casi, ci troviamo dinanzi ad una tarda riproposizione dello stile dell'Innominabile Greifi G., infatti credo che quel sound ossessivo e quelle vocals disperate abbiano acceso la fantasia non soltanto del sottoscritto, ma di tanti altri disgraziati…
A differenza però del loro nume ispiratore, i nostri abbracciano appieno una visione della vita e del mondo nichilista e disfattista, però si tratta spesso di tanatofilia, più che di Depressione. La Depressione è qualcosa che immobilizza, spegne la creatività, blocca ogni tensione verso qualsivoglia obiettivo. La morte continua a far paura, non la si celebra affatto, solo viene - a volte - vista come una "soluzione", una "via di fuga" da un'esistenza di stallo perenne, in cui ogni sforzo e sacrificio sono vani in assenza di traguardi da raggiungere.
Fatte queste doverose premesse, abbiamo in (psico)analisi un ritorno che conferma quanto di valido c’era già nel primo vagito (rantolo) della band tedesca: qualche sfuriata in blast-beat molto lineari che sfociano poi in raggelanti mid-tempo, con le chitarre in perenne tremolo-picking o intente ad arpeggi d’umore ovviamente minore e deflesso. Lo scream non cerca di imitare la straziante disperazione che permeava le vocals del primo Greifi G., poi magistralmente ricalcate dai sempre tedeschi Nyktalgia: abbiamo una timbrica scura, greve, sofferta, a tratti piagnucolante. I brani non si dilungano mai più del necessario, evitando quel brutto vizio di ripetere per 15 minuti ininterrotti lo stesso riff circolare: va benissimo voler puntare all’effetto trance, ma veramente in pochissimi se lo possono permettere senza sconfinare nella noia, quella sì, mortale! In chiusura, mi sento di dover dare un consiglio a tutti quelli che ricercano in questa musica un conforto in momenti difficili: sapere che qualcun altro, magari un artista, prova le stesse nostre sofferenze, ci fa sentire meno soli. E’ uno dei tanti effetti terapeutici del Metal.
La Depressione è insieme morte e rinascita: unisce il lutto per la perdita del proprio vecchio Sé al travaglio che porterà alla luce un Sé rinnovato. Non tutti riescono a reggere il dolore psico-fisico di questo passaggio, specie se si rimane da soli e con gli analgesici sbagliati. Fatevi aiutare: a volte ci serve una stampella e qualcuno che ci tiene per mano, perché il corridoio è lungo. Inciamperete nel percorso, vi farete male: stringete i denti e affidatevi ai vostri accompagnatori, ma non fermatevi, mai!
Recensione a cura di Luke Vincent
Voto: 75/100
1. Unattainable Soil
2. Let's Call It a Life
3. My Sincerely Night
4. Exile
5. 5:03
6. Among Withered Life
7. I Am...
8. I Ride with the Devil
Line-up:
Anti - All instruments
Atöm Krieg - Vocals
Web:
Bandcamp
Spotify
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