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Malfeitor "Incubus"

Full-length, Agonia Records, 2009 
Genere: Black Metal

Torna la band capitanata da M. Fabban e di nuovo torna il black metal più oscuro, ferale, dall’alone sinistro e odorante di morte. Questo secondo capitolo dei Malfeitor dimostra nuovamente la loro ferma volontà di riportare in auge un discorso che molte bands hanno interrotto per intraprendere pseudo-evoluzioni (o involuzioni, a seconda dei pareri e dei casi) che in molti casi sono state portate a compimento solo in parte, lasciando così in molte persone la sensazione che il black metal avesse perso lo smalto di un tempo e la sua proverbiale radicalità e coerenza.
Naturalmente questo non è mai successo, a meno che non ci si sia soffermati solo e sempre “in superficie” e non si è andati a cercare a fondo le valide risorse di questo genere nei luoghi adatti, per dirla semplice.

Arrivando a parlare nello specifico di Incubus, si può subito notare come, sostanzialmente, la proposta dei Malfeitor non è molto cambiata rispetto all’ottimo debutto ma questa volta, sulle prime battute di questo cd, ho tentennato un momento. Il disco sin dall’inizio era palese fosse valido, ma non sono riuscito subito ad entrare con esso in sintonia come era accaduto invece con Unio Mystica Maxima. Incubus subito mi è parso un po’ più ragionato, meno “urgente” e feroce, meno debitore alla scena scandinava dei primi anni Novanta, sebbene si cibi in prevalenza ancora di questa materia. Ma gli ascolti ripetuti sono stati necessari e rivelatori: questo disco colpisce in maniera più subdola e sostituisce a quel sentimento primordiale di rabbia presente nel primo cd (ma comunque ancora ben udibile anche in questo nuovo platter), un feeling se possibile ancora più diabolico e nichilista, dove i riff di chitarra si fanno meno aperti e diretti, contorcendosi in questo caso come un rettile velenoso e capace di stritolare con la sua morsa fatale. Su Incubus nulla è lasciato al caso, non vi soffermate alla sua apparente immagine fatta essenzialmente di black metal classico e impetuoso, perché questo disco agisce sottopelle arrivando poi a colpire la mente e l’anima in modo molto cattivo.
Come rimanere indifferenti dinnanzi alla deviazione della opener Down with Me? Nessuna intro è presente prima di questa rasoiata, nessun preambolo, si inserisce il cd e si viene colpiti da cotanta efferatezza, con un drumming implacabile sul quale si stagliano chitarre malate e ficcanti, con una voce che da subito appare leggermente cambiata rispetto al passato, ora decisamente più fredda e impassibile nel vomitare liriche dal forte sapore esoterico. Into the Qliphot of Golachab si presenta con incedere minaccioso e con un lavoro di batteria che si sviluppa da iniziali mid-tempo fino ad arrivare a cascate di blast-beat assassini. Il resto della canzone presenta un black metal canonico ma non per questo meno efficace: i riff sono semplici ma neri come uno dei nostri peggiori incubi, e man mano il lavoro delle sei corde si fa sempre più stratificato e oscuro. Ottime le decelerazioni che donano varietà ad un pezzo non tra i migliori del lotto, ma comunque dignitosissimo.

Si prosegue con Mysterious, Mystical, Majestic, che pone subito in evidenza chiari influssi di death/black metal melodico di stampo svedese, con qualche vago rimando a bands come Necrophobic o Dissection e qualche accenno thrash, ma questi rimangono elementi marginali che non snaturano un sound che sembra sempre più personale con lo scorrere delle tracce. Andando avanti è anche chiaro che tutte le canzoni hanno una loro dimensione e che praticamente in questo disco non sono presenti vistosi cali di tono. Ogni brano è funzionale al raggiungimento del climax odioso e perverso palesato da Incubus, come dimostrano ancora pezzi tritaossa quali la title track e Dark Saturnian Chaos, o la lenta e angosciante Void of Voids, in alcuni punti accostabile ad alcune cose realizzate ultimamente in casa Moonfog (si sentono echi di ultimi Satyricon o Disiplin al suo interno). La chiusura spetta ad una specie di outro dai forti richiami noise ed ambient chiamata Antisaturno (Thùnapsù), francamente un po’ troppo lunga data la sua minimalità e ripetitività, ma che non intacca il valore di questo disco.

Conclusione: il controverso e più volte dibattuto Fabban dimostra coi fatti che i Malfeitor sono tornati e sono anche in ottima forma. Incubus è un disco che va ascoltato con attenzione e impegno per essere compreso, ma non ha nulla da invidiare al suo predecessore, seppure i due album a mio avviso sono simili nella direzione musicale ma molto differenti nelle sfumature e negli intenti. E’ come se con il primo disco questa band abbia voluto colpire in maniera istintiva la sua vittima per poi infierirvi con calcolata precisione e lucida follia con questo Incubus. Il black metal è tornato, o molto più probabilmente non se ne era mai andato. Lode dunque ai Malfeitor per avercelo ricordato un’altra volta.

Recensore: Kosmos Reversum 
Voto: 76/100 


Tracklist:
1. Down with Me 04:53
2. Into the Qliphot of Golachab 06:01
3. Mysterious,Mystical, Majestic 05:32
4. Promethean Fire 05:34
5. Typhonian Gods 07:36
6. Dark Saturnian Chaos 05:50
7. The Other Half 05:29
8. Void of Voids 05:11
9. Incubus 04:39
10. Antisaturno (Thùnapsù) 05:08


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