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Watain "The Wild Hunt"

Full-length, Century Media Records
(2013)

A me piacciono! C’hanno provato in tutti i modi a farli passare per una band niente di che, anni fa scagliandosi contro le parole blasfeme del cantante Erik (come se il BM fosse un genere per chierichetti), poi hanno addirittura iniziato a paragonarli ai Dissection solo per un tour fatto insieme prima della morte di Jon, poi in un tour con i Celtic Frost e Kreator in Italia furono stroncati con dei live reports francamente imbarazzanti.
Ma i Watain sono sopra tutto questo, e il loro quinto “The Wild Hunt” esce per la storica major Century Media, una label che, lo ricordiamo per i lettori più giovani, in passato ha valorizzato bands come Sentenced, Tiamat, Cryptopsy, And Oceans, Asphyx, Borknagar, Dark Tranquillity, Finntroll e tantissimi altri.

Tante cose sono cambiate dal seminale “Rabid death’s curse”: ritmicamente il disco è parecchio elaborato e nervoso, la qualità sonora è curatissima, il disco non esagera in velocità (sebbene non sia lento) e punta, a differenza del primo album, più sulla chitarra solista che sul basso e la chitarra a incrociarsi. Ma nessuna di queste scelte è dovuta ad un accomodamento del sound: i Watain odierni non lesinano violenza, suspence, climax e parti sospese, aumentano gli echi della batteria quando l’atmosfera si fa sospesa e mortifera, e esprimono il meglio del loro disco all’inizio, con la potente “De profundis”, con “Black Flames March”, maestosa ma oscura, e con “All that may bleed” che esemplifica il sound dei nuovi Watain. E se vi mancherà il lato più tipicamente metal, non preoccupatevi: ci sono “Sleepless Evil”, la bellissima “Outlaw” e “The child must die” a soddisfare i vostri gustri. Certo, ci sono anche canzoni sperimentali, come la discussa ballad con voce pulita “They rode on”, ma francamente una volta sentito il brano, sostengo sic et simpliciter che delle osservazioni di presupposto tradimento non sussistano. Conclude l’elenco di brani da segnalare la title track, ovvero una summa del corso dei Watain, con linee melodiche a volte tristi, cori cantabili epici, un senso melodico brillante e chitarra solista che trama le sue fila con un feeling molto heavy metal.

Per la verità, non nego che a me manca un po’ il feeling incredibile di “Casus Luciferi”, il senso di inesorabilità che ammantava quel disco, il feeling ancora grezzo e sporco, e non nego che dei nomi celebri del Black Metal, continuo a preferire il mirabolante ultimo degli Enthroned, ma devo dare ai Watain atto di essere riusciti a fare un sound proprio, ancora chiaramente Black Metal e malefico, ma arricchito di elementi che non cedono al facile ascolto, almeno per ora. Amateli o odiateli, ma per favore non fate l’errore di considerarli in maniera sommaria. Ne consiglio l’ascolto a scatola chiusa. 
Non il migliore disco dei Watain, ma “The wild hunt” è un grande esempio di come i Watain abbiano classe. Ascoltateli e apprezzateli.

Recensore: Snarl
Voto: 82/100

Tracklist:
1. Night Vision 03:38 instrumental
2. De Profundis 04:33
3. Black Flames March 06:20
4. All that May Bleed 04:41
5. The Child Must Die 06:04
6. They Rode On 08:43
7. Sleepless Evil 05:37
8. The Wild Hunt 06:20
9. Outlaw 05:07
10. Ignem Veni Mittere 04:39 instrumental
11. Holocaust Dawn 07:07

DURATA TOTALE: 01:02:49

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