ABEYANCE "Introspective Crusades" (Recensione)


Full-length, Independent
(2025)

Gli Abeyance sono una realtà italiana (Milano) che propone del melodic death/black metal in vecchio stile. Ecco, dopo questa banale ma doverosa introduzione, possiamo passare ad analizzare meglio l'album e fare due cenni sulla storia della band. Dopo un primo ep uscito nel 2019 ed intitolato "Portraits of Mankind", la band ha dimostrato di avere anche un certo spessore lirico, andando a trattare qualcosa di criptico e celato che si annida da qualche parte della mente e dello spirito umano. In particolare la band parla di luoghi, distese e firmamenti che si estendono sempre più in profondità di ogni individuo, fino a svelare le più sinistre paure e i più durevoli conflitti che inevitabilmente vi dimorano. 

Questo nuovo "Introspective Crusades" mira ad accompagnare l’ascoltatore nella propria e nell’altrui discesa dell’io mentale, spirituale e onirico, attraverso gironi di Dantesca ispirazione, che verranno affrontati nelle dieci tracce dell'album. Parlando della musica, qui è presente a mio avviso sia il melodic death che il melodic black metal, per qualcosa che sta un po' in mezzo ai Dissection in primis, ma anche ai Dark Tranquillity e ai Lord Belial. Inutile quanto doveroso citare altre realtà come ad esempio i Sacramentum o Naglfar. Il sound della band si presenta pulito sia come produzione e sia come esecuzione. Gli intrecci di chitarra che richiamano il metal classico sono tutti di pregevole fattura e fanno la parte del leone. 

Questa band mi ha fatto venire in mente anche un'altra realtà italiana che propone grossomodo lo stesso stile, ovvero gli Athiel. La devozione per la Svezia estrema è quindi totale direi, ma gli Abeyance risultano convincenti grazie ad una interpretazione sentita e ad un songwriting davvero eccellente. Pezzi come "Burning in the Flames of Self" o "Orchards of Slumber" sono quanto di meglio un ascoltatore di questo genere può volere. Ci sono i blast beat, le parti in doppia cassa, ma al contempo c'è un substrato melodico e malinconico di grande impatto emotivo. I mattatori di questo sound sono i chitarristi Gianluca Fraschini e Claudio Evangelista, che fanno un lavoro di arrangiamento egregio, intrecciando le loro diaboliche melodie perfettamente, proprio come il genere insegna, creando atmosfere gelide ed avvolgenti. Notevole anche la prestazione vocale di Jacopo Marinelli, molto simile a quella di Jon Nödtveidt dei leggendari Dissection.

Altra nota di merito per il batterista Giacomo Boffi, implacabile e dotato di una fantasia per i pattern che non può non far tornare in mente il peculiare drumming dell'ormai dimenticato Ole Öhman (ormai dimenticato primo batterista, anch'esso dei Dissection). Ci sono sicuramente altri brani di grande qualità in questo disco, ma è praticamente impossibile dire ciò che è meglio o peggio. Ad esempio mi ha molto colpito la strutturata ed elaborata "Atonement", ma questo non significa che gli altri brani non siano meritevoli, anzi...C'è davvero l'imbarazzo della scelta! 

Gli amanti del melodic death/black metal degli anni Novanta sono avvisati: questo è un compendio di ciò che di meglio quel periodo e quella scena hanno saputo offrirci, e sentire che nel 2025 ci sono ancora band che si rifanno a quelle incredibili sonorità in modo convincente non può che fare piacere. La buona musica non muore mai, e seppure questo disco guardi molto al passato, risulta fresco, ispirato e coinvolgente. Complimenti, Abeyance!

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 85/100

Tracklist:
1. Atonement 
2. Orchards of Slumber  
3. This Strife of Mine 
4. Abeyance 
5. Comforting Illusions  
6. The Unending Crusade 
7. Knots of Sand, Winters of Fire 
8. Fractal Glades of Grief 
9. Innerdread 
10. Burning in the Flames of Self 

Line-up:
Gianluca Fraschini - Guitars 
Jacopo Marinelli - Vocals, Lyrics 
Giacomo Boffi - Drums 
Gioele Onida - Bass 
Claudio Evangelista - Guitars

Web:
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