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In Corpore Mortis "Neverwards"

Full-length, Independent
(2013)

Nonostante non bazzichi l'ambiente black metal da tanto tempo, almeno dallo scioglimento della mia vecchia band, oggi mi trovo a recensire il primo full-length di una band concittadina che risponde al nome di In Corpore Mortis. Si formano nel 2002 a Torino e arrivano alla prima fatica discografica ben dodici anni dopo con "Neverwards".
Il disco si presenta, artwork compreso, come il classico lavoro black metal che tutti amano, compreso un logo incomprensibile (ma di grande impatto).

Procedendo all'ascolto del disco, il tutto si apre con un'intro che sfocia nel pezzo vero e proprio di chiara matrice scandinava, ma non è il solito banale black metal che tanti hanno proposto nel corso degli anni rifacendosi a questa piuttosto che a quell'altra band norvegese di turno. Gli In Corpore Mortis fanno propri gli stilemi tipici del black metal, inserendo del proprio in un disco ben suonato e soprattutto ben registrato, lasciando spazio a mid tempo e melodie che ben si incastrano con la struttura dei pezzi.
Suonare black metal nel 2014 risulta essere un po' ostico, considerando il fatto che il trend generale sta spingendo sempre verso una direzione classica di concetto del metal, e in questo caso gli In Corpore Mortis risultano controcorrente e lo fanno nel migliore dei modi, confezionando un disco di sei tracce che risultano sia molto differenti tra loro (con i limiti che il black metal impone), sia collegate da un unico filo conduttore, e il tutto risulta veramente godibile anche per chi di black metal non ne fa del suo pane quotidiano. 

"Neverwards" è un ascolto piacevole, soprattutto quando si presenta del black metal ben suonato e ragionato come in questo caso. Come perla contenuta nel disco cito senza dubbio "Let There The Pain" in quanto nella sua varietà di riff e tempi (cosa abbastanza atipica nel genere, dove un riff continua ad incedere per tutta la durata del pezzo), è la canzone più completa e di sicuro impatto anche per i non amanti del genere. La chicca del disco però è "Verso L'Eterno Silenzio" in quanto scegliere di cantare in lingua madre (italiano) risulta veramente una scelta azzeccata sotto ogni punto di vista e il pezzo ne risente positivamente.

Chiude il disco un pezzo più thrashy oriented in alcuni passaggi e a tratti ricordano gli Aura Noir.
Insomma "Neverwards" è una ventata di aria fresca in un panorama black fermo e stantio da troppo tempo, dove il depressive lo fa da padrone e la pura violenza e velocità si sono perse da tempo.
Tutti gli amanti del black non devono assolutamente farsi scappare questo disco perchè diventerà presto cult e tutti gli altri dovrebbero comunque dargli un ascolto perchè merita.

Recensione di: "Il Meggi"
VOTO : 95/100

Tracklist:
1. The Cyanotic End of Inclemency
2. Let There Be Pain
3. Fist of the Tyrant
4. Murder in my Veins
5. Verso l'Eterno Silenzio
6. He Whose Name Portends Tribulation

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