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Teitanblood "Death"

Full-length, Norma Evangelium Diaboli 
(2014)
 
Il duo di Madrid Teitanblood è forse la novità più importante del Metal estremo più raw e "in-your-face" degli ultimi due anni; nati come terzetto di cui faceva parte anche Usurper of Eternal Comdenation and Inverted Crucifixion, ovvero un membro dei defunti Proclamation, altra band Bestial/War Metal spagnola, presto i nostri si sono ritrovati ridotti ad un duo con all' attivo il cantante e polistrumentista NSK e il batterista J. Dopo essersi affacciati sulla scena con un demo "Genocide Chants to Apolokian Dawn" e una serie di split, i nostri hanno firmato per la Norma Evangelium Diaboli e dato alle stampe l' ottimo "Seven Chalices" del 2009; nulla però poteva far presagire il colosso che sarebbe seguito, nemmeno il successivo EP "Woven Black Arteries" contenente due lunghi pezzi dai forti connotati Dark Ambient, che però mantenevano intatta la componente Raw Black/Death che caratterizza i nostri, un suono non certo per chi cerca un Metal ultramoderno, bensì per gli amanti di quello più cacofonico e grezzo, ma suonato con bravura. Si tratta di "Death", un album che già nel nome racchiude tutta la sua essenza: il suono della tomba fatto (anti)musica, in un dolce e micidiale veleno per le orecchie.

"Anteinfierno" ci butta in presa diretta senza intro o costruzioni nella bolgia infernale, investendoci subito con un drumming disumano e chitarre che si traducono in riff barbari, semplici, ossessivi, ma ammalianti, mentre il cantante non ha davvero nulla di umano e terreno, evocando i peggiori demoni del regno dei morti. Una cacofonia quindi ostica che trascina l' ascoltatore senza dargli possibilità di respiro.
Il resto del lavoro non abbassa di certo i toni, ma non si tratta per nulla di un album monotono e privo di variazioni: "Sleeping Throats of the Antichrist" assume andamenti incalzanti grazie all' uso del riffing in tremolo, che condividono la scena con rallentamenti Doom mortiferi e maligni, e quest' ultimi costituiscono l' ossatura di "Unearthed Veins", che vede come ospite di prestigio il vocalist degli Autopsy, il quale condivide con NSK il cantato in un duetto partorito all' Inferno, per un brano che evoca il meglio del Death/Doom vecchia scuola. Non mancano sperimentazioni Dark Ambient/Noise, che costituiscono l' inizio della precedente "Cadaver Synod", la quale presto evolve in una pezzo maledetto dove l' influenza dei Celti Frost viene violentata oltre ogni limite in una sinfonia atonale per anime dannate.
 
Il disco si conclude con la lunga "Silence of the Great Martyrs" che prevede due anime, una legata sempre all' assalto cacofonico dei nostri, l' altra invece foriera di una coda Dark Ambient inquietante e sinistra che non molla la presa nemmeno nella conclusione dell' album, lasciando alcuna speranza in questo tetro viaggio nella Tomba.
"Death" è un lavoro che colpisce per l' intensità e la tenacia profuse nella sua creazione, un disco dove le influenze varie (Blasphemy, Autopsy, Hellhammer&Celtic Frost, Sarcofago etc.) sono fuse in unico obiettivo: ricreare un suono disumano e bestiale, un Metal primordiale dove Death e Black sono uniti in maniera indissolubile; come partorire qualcosa di veramente potente e fresco, senza per forza reinventare la ruota.

Recensione a cura di: Davide Pappalardo
VOTO: 98/100

 
Tracklist:
1. Anteinfierno 04:57
2. Sleeping Throats of the Antichrist 12:27
3. Plagues of Forgiveness 09:43
4. Cadaver Synod 11:20
5. Unearthed Veins 03:46
6. Burning in Damnation Fires 09:44
7. Silence of the Great Martyrs 16:36

DURATA TOTALE: 01:08:33
 

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