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Intervista: GORY BLISTER

Abbiamo recensito poco tempo fa il loro ultimo masterpiece "The Fifth Fury", e siamo andati subito ad indagare, con il batterista Joe, diversi aspetti che gravitano attorno a questo orgoglio tricolore chiamato Gory Blister! A voi il resoconto della chiacchierata!
1. Ciao ragazzi e grazie innanzitutto per aver accettato di rispondere a qualche domanda. La band si forma negli ultimi anni '80 a Taranto ma nei primissimi '90 si trasferisce a Milano. Cosa ha spinto il gruppo ad intraprendere questa scelta?


Joe: In realtà il nostro primo demotape è del 1990; comunque sia io che Raff già suonavamo death metal da un paio d’anni, anche se in due bands diverse. All’inizio era tutto in divenire ed il metal in generale, ma soprattutto quello più estremo, era davvero qualcosa al limite dell’inascoltabile. Ricordo ancora le recensioni dell’epoca di albums come "Leprosy" (Death) o "Symphonies of sickness" (Carcass)… stroncature definitive! Poi sappiamo com’è andata. Ci voleva motivazione ed incoscienza per crederci. Nella più rosea delle ipotesi, considerando una realtà come la Taranto anni '80, suonare metal equivaleva ad essere drogati ed adoratori di Satana. Così, quando ci siamo trovati davanti ad un bivio abbiamo deciso di tentare la via di Milano, unica città dell’epoca nella quale si tenevano i concerti metal di un certo livello. Certo non tutto è andato sempre come doveva, come per gli innumerevoli cambi di line-up, ma con 5 albums all’attivo, possiamo dire di esserci tolti alcune soddisfazioni.
2. Una cosa che mi sono sempre chiesto è come mai sin dagli esordi, sono passati tanti anni prima di un debut album? Avete mai pensato che forse se "Art Bleeds" fosse uscito anni prima, la vostra carriera avrebbe probabilmente preso una piega diversa?

Joe: Innanzitutto devi pensare sia normale per una band costituirsi un background di esperienza prima di registrare un disco vero e proprio. Ad ogni buon conto "Art Bleeds" doveva uscire ben 2 anni prima; la storia è questa: a fine '99 registriamo il master del disco presso i Fear Studios di Alfonsine (RA). Subito dopo ci mettiamo alla ricerca di un contratto di licenza. Con nostra grande soddisfazione, veniamo contattati dalla Noise Records. Così firmiamo con la storica etichetta tedesca che aveva lanciato Kreator, Celtic Frost, Voivod e tanti altri, pensando di aver preso forse il treno giusto, anche se probabilmente l’ultimo. Purtroppo non è stato così, perché poco dopo la Sanctuary compra la Noise e scarta moltissime bands, soprattutto le ultime arrivate, fra cui noi. Fortunatamente l’anno dopo Rock Hard ci sceglie fra le migliori unsigned bands nel 2001 e ciò ci dà una nuova spinta. Una piccola etichetta francese, la Sekhmet records, si offre di pubblicare "Art Bleeds", che era già pronto da 2 anni, e questo ci ha portato successivamente a firmare con l’ottima Mascot Records (Olanda). Si crea così un gap di 3/4 anni fra il trasferimento di armi e bagagli da Taranto a Milano, lo scioglimento della Noise rec, l’uscita del nostro debutto ufficiale. Forse, uscendo con qualche anno di anticipo, "Art Bleeds" avrebbe potuto riscuotere molto più successo. 
  
3. In Italia siete una delle death metal band più longeve e una delle poche a fare Technichal Death. Cosa ha influenzato la scelta del genere? E quali sono le bands che più vi hanno ispirato?

Joe: Come ho già accennato, verso la fine degli anni '80 il metal era un calderone ribollente di nuove idee, anche se il livello di alcune produzioni era davvero pessimo; ma vi era una sorta di impeto sovversivo che spingeva il confine sempre più in là. Il metal era contro il mercato, contro la tradizione, contro la melodia come era sempre stata concepita. La libertà era totale e sembrava che ogni giorno una band potesse inventare qualcosa di nuovo. Non esisteva internet, almeno in Italia, e la posizione geografica poteva fare la differenza. Il Death Metal nasceva a migliaia di km di distanza e quando un tuo demo arrivava negli uffici di una label, c’era già qualche altro gruppo che prima di te aveva attirato l’attenzione. Perciò, proporre qualcosa di originale era fondamentale per potercela fare. Ecco perché decidemmo di rendere le nostre canzoni originali ed imprevedibili. Ad ispirarci, nei primissimi mesi fu "Punishment for Decadence" dei Coroner, ma anche Kreator, Pestilence ed Entombed ci misero del loro.
4. Domanda atipica, com'è la vita di tutti i giorni dei Gory Blister? Purtroppo non siamo in Florida o negli U.S.A., e vivere di death metal in Italia è difficile. Visto che ci sono bands nostrane che se la "tirano" parecchio, voi cosa fate quando non siete impegnati con la band?

Joe: Secondo me, te la butto lì eh, non è facile neanche in Florida. Sono pochissime le bands estreme che sono in grado di vivere esclusivamente della loro musica. Il mercato è cambiato e solo se in una prima fase hai venduto parecchio, ora puoi sopravvivere. Noi ovviamente siamo lontani dal sogno, anche se ci difendiamo. Abbiamo un lavoro più o meno stabile, ma la nostra vita quotidiana non differisce molto da quella degli altri comuni mortali. Poi ci sono le prove naturalmente!
5. Avete un numero impressionante di ex membri e solo Raff e Joe sono parte della famiglia da sempre. Questo è stato mai un problema per voi?

Joe: purtroppo si, per diversi motivi. Primo fra tutti, la discontinuità artistica. "The Fifth Fury" è il secondo di due album consecutivi con lo stesso cantante (John). Non era mai successo. Converrai con me che l’identità di un gruppo death ai primi ascolti la fa la voce, per cui è come se per anni avessimo registrato dei debutti. Molte recensioni si sono accorte del deciso miglioramento nei cantati e questo è il risultato di un lavoro che continua con la stessa persona. E non parliamo poi della ricerca di un nuovo componente! Significa perdita di tempo, di occasioni live e ridimensionamento della scaletta.
6. Arriviamo a "The Fifth Fury" e all'arrivo del nuovo bassista. L'album è, lasciatemelo dire, un capolavoro e avete trovato uno dei migliori bassisti technical death in circolazione. La distanza è un problema visto che è di Aosta? E quanto l'ingresso di Emi ha accresciuto le doti e le composizioni per l'ultimo disco?

Joe: Intanto grazie per il complimento. L’ingresso di Emi nella band è stato decisamente positivo. Un primo contatto c’era stato nel 2012, in concomitanza dell’uscita del nostro quarto album “Earth-Sick”; non conoscevamo Emi personalmente, ma apprezzavamo molto la sua band, gli Illogicist, e gli album da loro pubblicati. Cercavamo un bassista per fare degli show e lo contattammo. Non siamo riusciti in quell’occasione a fare questa esperienza per una serie di impegni che non riuscivamo a far collimare, pertanto abbiamo messo la cosa in stand-by e siamo rimasti in contatto. Per "The Fifth Fury" si sono create le condizioni per poter collaborare, e cosi Emi è entrato in pianta stabile nella band. Suonando con lui in questi mesi abbiamo avuto conferma che Emi è il bassista giusto per i Gory Blister. La distanza non è un problema, dal momento che è il bassista, ed è talmente bravo che può provarsi i pezzi da casa.
7. Ascoltandovi, si capisce che siete rimasti ancorati al passato glorioso del death, senza fronzoli o modernismi inutili. Sentendo i vostri dischi i richiami ai vecchi Death con sprazzi di Sadus e Atheist sono evidenti. La scelta di suonare "old" è voluta o è semplicemente casuale.

Joe: In realtà ogni volta che iniziamo a scrivere un nuovo album ci impegniamo a non ripetere quanto abbiamo già fatto in precedenza, cercando di introdurre degli elementi di novità, ma senza snaturare la personalità della band. Fin dagli inizi ci siamo proposti di restare nei confini del death metal cercando di rinnovarlo dall’interno, senza dover ricorrere ad altri generi di musica. Perciò, bands come Death, Sadus o Coroner le abbiamo nel DNA ed è naturale che riemergano nella scrittura dei brani. Insomma siamo old-school per scelta, ma con licenza di sperimentare.
 8. Momento della domanda imbarazzante. Come vi ponete di fronte al fenomeno sempre più dilagante del "pay to play"? C'è chi lo appoggia pensando sia l'unico modo per emergere e chi lo condanna perché uccide la vera musica di qualità. Vorrei sapere il vostro parere a riguardo.

Joe: come ho detto prima, siamo old-school. Il “pay-to-play” non ci interessa. Purtroppo questo fenomeno, che permette agli organizzatori di pagare il cachet ai gruppi principali, distrugge ogni parvenza di meritocrazia nella musica. Se la scena italiana aveva delle speranze di competere sul panorama internazionale, beh, col pay-to-play ci condanniamo da soli ad essere lo zerbino dei promoters. Si rivolgeranno a noi solo quando serve qualche band tappabuchi e che già che c’è, paghi il tourbus!
9. Ultima domanda (finalmente penserete). Avete in programma un tour di supporto a "The Fifth Fury"? Verrete a suonare anche ad Aosta? P.s. trattatemi bene Emilio.

Joe: C’e’ un progetto al quale stiamo lavorando con la nostra etichetta, che prevede delle date in Europa a partire dal prossimo inverno. Vedremo quando sarà fattibile; si prevedono come possibili direttrici la Germania, l’Olanda,UK ed infine Svezia, i paesi dove i Gory Blister vendono più dischi. Penso che verremo anche ad Aosta, visto che avete una struttura stupenda per i concerti.

Intervista a cura di: Luca Maggi "Il Meggi"

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