Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

INCANTATION "Profane Nexus" (Recensione)

Full-length, Relapse Records
(2017)

Quasi trent'anni di carriera sulle spalle, tre decadi di death metal marcio e catacombale e non sentirli. Questo è il succo di questo nuovo album degli Incantation, ennesimo capitolo di una band che pare non voglia fermarsi mai nel suo percorso votato all'estremismo sonoro. Sono sincero nel dire che con l'inizio del nuovo millennio ho seguito un po' meno le gesta di John McEntee & co., e che in un certo senso questa cosa è stata parzialmente voluta dal sottoscritto, in quanto credo che gli Incantation siano una di quelle band che ha detto le cose migliori a inizio-metà carriera.
Quindi vuoi per consuetudine, vuoi per la miriade di musica che mi ritrovo ad ascoltare tra promo e dischi miei personali, ho sempre dato una ascoltata ai loro nuovi album, ma poche volte ho poi approfondito. L'ultimo album che ho apprezzato e approfondito molto con gli ascolti è stato l'ottimo "Primordial Domination" del 2006.

Oggi mi trovo a recensire questo "Profane Nexus" e mi accorgo che quasi nulla è cambiato. Se è vero che continuo a ritenere migliori gli Incantation ancora più marci, anche a livello di produzione, di album come il mio preferito della carriera, ovvero "Mortal Throne of Nazarene", mi accorgo con piacere che la band ha mantenuto una sua integrità e tutte le caratteristiche che da sempre li rendono unici. Il loro death metal con rallentamenti doom, il loro alone oscuro al limite col death/black più marcio è ancora presente, solo leggermente levigato nel sound e nella esecuzione, impeccabile dei musicisti. 
Abbiamo quindi il solito alternarsi di momenti più ferali con altri più lenti, voce che sembra provenire dall'oltretomba, e un drumming essenziale ma incisivo sia nelle parti veloci che in quelle lente. Le prime due canzoni partono in quarta in fatto di velocità, mentre "Visceral Hexahedron" è un pezzo praticamente doom, quasi funeral, straziante, melmoso e che nel finale alza l'asticella death metal per stritolare definitivamente l'ascoltatore! "The Horns of Gefrin" ha dei riff demoniaci e finalmente abbiamo la sensazione di essere entrati totalmente nel vivo dell'album. Se fino a questo momento avevamo la sensazione di trovarci solo davanti le solite canzoni alla Incantation, da qui in avanti la band mette in fila una serie di episodi davvero ottimi, ispirati, che risucchieranno in un vortice oscuro le nostre menti. Manifesto di quello che ho appena detto può essere tranquillamente ritrovato in una traccia come "Incorporeal Despair", una discesa lenta negli abissi senza via di ritorno, un sigillo su una tomba pesantissimo.

"Xipe Totec" è un pezzo che dura circa un minuto, veloce e blasfemo, cha lascia spazio alla ancora devastante "Lus Sepulcri", dove il death metal senza compromessi torna a governare.
Ultimi tre episodi che arrivano dopo la strumentale "Stormgate Convulsions from the Thunderous..." che si mantengono ad alti livelli. La più canonicamente death "Messiah Nostrum", la sulfurea e splendida "Omens to the Altar of Onyx" e "Ancients Arise" sono altre tre batoste nere come la pece che sanciscono la fine di un vero incubo sonoro...
Inutile consigliare o meno, questa band è la storia e chi la conosce sa già cosa deve fare, per gli altri che non la conoscono, sappiate che qui si parla di vero death metal, della storia e che non si fanno sconti per nessuno. Se non avete attitudine votata all'oscurità, lasciate perdere subito.

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 77/100

Tracklist:
1. Muse 05:11 
2. Rites of the Locust 03:06 
3. Visceral Hexahedron 05:15 
4. The Horns of Gefrin 03:46 
5. Incorporeal Despair 03:20 
6. Xipe Totec 01:01 
7. Lus Sepulcri 04:25 
8. Stormgate Convulsions from the Thunderous Shores of Infernal Realms Beyond the Grace of God 02:12 instrumental
9. Messiah Nostrum 04:20 
10. Omens to the Altar of Onyx 03:56 
11. Ancients Arise 06:00 
DURATA TOTALE: 42:32

Nessun commento