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CANNIBAL CORPSE "Red Before Black" (Recensione)

Full-length, Metal Blade Records
(2017)
 
Trovare la chiave di lettura per un nuovo disco dei Cannibal Corpse non è mai molto facile, considerato che il sound della band di Buffalo non è cambiato più di tanto nel corso dei decenni: un po' più tecnico, un po' più lugubre, un po' più vario, e così via dicendo. Questa volta è stato lo stesso George “Corpsegrinder” Fisher a suggerire il carattere saliente di “Red Before Black”: è un album tendenzialmente più “catchy”, orecchiabile, della maggior parte dei loro lavori.  
Fatte le dovute proporzioni (i Cannibal Corpse non hanno di certo abbandonato il campionario di trucchi che li ha fatti diventare uno dei gruppi più brutali di sempre, distorsioni compresse, ritmi velocissimi, cambi di tempo, dissonanze, voci gutturali etc. etc.) “Red Before Black” è, in effetti, uno dei loro dischi che ho assimilato più in fretta. Quasi in ogni loro pezzo c'è il riff immediato o la linea melodica (ehm…) attorno a cui ruota l'intero pezzo, e la title-track, in questo senso, è davvero uno dei manifesti dell'intero lavoro, con il singolo “Code of the slasher” che segue a ruota. Ciò significa che il lavoro sia un pizzico più lineare: i cinque deathsters hanno già una certa fama, e non sentono più il bisogno di stupire, pur mantenendo molto elevato il tasso di tecnica esecutiva. Dal punto di vista qualitativo, la media è particolarmente elevata, e nessuno dei brani può essere considerato un vero e proprio riempitivo (come se ne trovano anche nei loro album migliori), anche se magari non si trovano nemmeno troppi capolavori che potrebbero sicuramente finire in un loro ipotetico greatest hits. 
 
Posso sbilanciarmi nel dire che le cose migliori si trovano all'inizio (con un trittico davvero immediato e micidiale) ed alla fine, con un quartetto conclusivo davvero notevole - “Scavenger consuming death” e “Hideous ichor” miscelano perfettamente atmosfere e violenza. Ancora una volta è Eric Rutan a gestire la consolle (anche se il precedente “A skeletal domain” aveva un suono più rotondo, per i miei gusti), ed i Cannibal Corpse si riconfermano la più iconica e rappresentativa band di brutal death anche in un anno tanto ricco di uscite estreme come questo 2017 (Suffocation, Obituary, Dying Foetus, et cetera). 
Cosa rimane da dire? Ah, già: il titolo è uno dei più belli e metaforici in quasi trent'anni di onorata carriera. 
 
Recensione a cura di: Fulvio Ermete
Voto: 78/100

Tracklist:
1. Only One Will Die 03:24 
2. Red Before Black 03:12 
3. Code of the Slashers 04:45 
4. Shedding My Human Skin 03:28 
5. Remaimed 04:13 
6. Firestorm Vengeance 03:43
7. Heads Shoveled Off 03:37 
8. Corpus Delicti 03:29 
9. Scavenger Consuming Death 04:33
10. In the Midst of Ruin 03:25
11. Destroyed Without a Trace 04:01
12. Hideous Ichor 04:33 

DURATA TOTALE: 46:23



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