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THE BODY & FULL OF HELL "Ascending A Mountain Of Heavy Light"

Full-length, Thrill Jockey Records 
(2017) 

Per la seconda volta in pochissimo tempo gli ormai consacrati enfant prodige Full of Hell e I maestri dello sludge noise The Body tornano ad unire le forze e sfornano un nuovo lp-collaborazione dopo l’ispiratissimo e acclamato “One Day You Will Ache Like I Ache” (2016). All’indomani dell’uscita trionfale dell’album “Trumpeting Ecstasy” i vulcanici ragazzi del Maryland trascorrono dunque un’intensa settimana in compagnia degli amici dei The Body e la creatura che emerge dagli studi è il deflagrante “Ascending a Mountain of Heavy Light”.
Entrambe le band si trovano da sempre a proprio agio con la forma della collaborazione, scegliendo con cura i partner sulla base di una sinergia profonda, basata prima ancora che sulle rispettive sonorità sul sentimento e sull’ispirazione profondi da cui sono guidati come musicisti. 

Il presente album vede infatti convergere la passione di Full of Hell e The Body per il rumorismo nichilista, l’elettronica più estraniante, le incontrollate bordate soniche annichilenti e la condivisione di una rappresentazione estrema della contemporaneità. “Ascending a Mountain of Heavy Light” in virtù del grindcore contaminato e moderno dei FOH e delle ipnotiche strutture sludge disciolte in un inferno di sinth dei The Body, costituisce un viaggio ad ampio raggio nelle sonorità estreme lungo poco meno di quaranta minuti. 
L’apertura dell’album è affidata a “Light Penetrates”, sorta di marcia di iniziazione dall’incedere lento e minaccioso in cui su una struttura doom viene tessuta una veste elettronica impazzita perfezionata da filtratissime urla spiritate. Le successive “Earth is a Cage”e “The King Laid Bare” sono esempi perfetti di ciò che le due formazioni siano capaci di creare: pezzi brevi, abrasive e folli solamente in apparenza. In poco più di tre minuti scorrono abrasivi ma coerenti ritmiche jungle – in questo senso si ascolti anche “Master’s Story” - o simil dance, bordate soniche di macelleria industriale e rallentamenti sinistri e crepitanti che più che respiro concedono ulteriore inquietudine. Complice senza dubbio l’eccezionale uso della voce di Dylan Walker (Full of Hell), spiritato sacerdote di un folle rito in cui macchinari impossibili dal futuro e demoni antichi uniscono le proprie allucinazioni. Particolarmente ispirata risulta la sua prestazione vocale sulla cavalcata noise-doom “Didn't the Night End”. 

Proseguendo con l’ascolto ci si imbatte in momenti in cui la mancanza di redini, inibizioni e paure di sconfinare in un genere “diverso” e complice un drumming tarantolato fanno venire in mente improvvisazioni free jazz. E’ il caso questo di “Our Love Conducted with Shields Aloft”. 
Il solo capitolo dell’album che non scorre con la stessa fluidità del resto è forse “Farewell, Man”, che si apre in stile più vicino ai FOH – grindcore nero sparato a mille - per poi diluirsi nella consueta litania sinistra dei synth. La conclusiva 

“I Did Not Want to Love You So” è talmente eterea e apocalittica da poter quasi essere classificata come pezzo dark ambient, se mai classificazione fosse possibile per la musica presente su “Ascending a Mountain of Heavy Light”. 
Un nuovo capitolo dunque più che riuscito e tutt’altro che banale si aggiunge al medagliere di due delle più creative e dinamiche realtà estreme statunitensi, e la sensazione è che non si tratterà di quello finale. 

Nicola “El Mugroso” Spagnuolo 
Voto: 86/100 

Tracklist: 
1. Light Penetrates 03:35 
2. Earth is a Cage 03:14 
3. The King Laid Bare 03:45 
4. Didn't the Night End 05:11 
5 Our Love Conducted with Shields Aloft 04:48 
6 Master's Story 04:52 
7 Farewell, Man 04:33 
8 I Did Not Want to Love You So 04:32

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