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PARADISE LOST "Believe In Nothing" (remixed-remastered)


Full-length, Nuclear Blast 
(2018)

Era da tempo che sognavo di curare un angolo di dischi dal passato per HMM, ma per un motivo o per un altro non ero mai riuscito a concretizzare il mio intento. Quale occasione piĂ¹ ghiotta, dunque, di recensire un disco che viene effettivamente dal passato ma che oggi come oggi viene riproposto in una nuova veste, piĂ¹ consona alle decisioni stilistiche della band e dell'attuale etichetta?

Sostanzialmente, questo è proprio il caso di “Believe In Nothing”. Il disco che non esiste, per citare liberamente le parole impiegate da un Greg Mackintosh all'epoca contrariato per l'assenza di controllo creativo sull'opera, a partire dal sound sino all'artwork di copertina. In effetti, in questa nuova veste, sia grafica che sonora, l'album non solo rende meglio ma è anche ancor piĂ¹ adatto alla contemporaneitĂ  di quanto non lo fosse giĂ  la prima versione. Ve la dirĂ² tutta: non conoscevo bene questo disco; all'epoca mi bastarono le prime immagini di “One Second” e “Say Just Words” (i due singoli tratti dall'album della “svolta” “One Second”) per voltare le spalle al quintetto inglese dopo la vera e propria sbornia presa col capolavoro “Draconian Times”. In effetti, il trittico “One Second” / “Host” / “Believe In Nothing” all'epoca rappresentĂ² una vera e propria pietra dello scandalo come (se non piĂ¹) di quanto fecero l'accoppiata “Load” / “Reload”. Forse non è un caso che anche a un orecchio poco allenato appariva chiaro che James Hetfield era da tempo l'ispirazione primaria dello stile vocale di Nick Holmes, dopo l'abbandono del growl degli esordi death/doom; comunque sia, oggi siamo in grado di ricollocare questi lavori in uno scenario ben piĂ¹ ampio di evoluzione sonora, anche in considerazione del fatto che i Paradise Lost hanno recentemente chiuso l'ideale cerchio delle loro sperimentazioni, con il ritorno all'estremo testimoniato da dischi come l'ultimo, ottimo “Medusa”.

Immaginate dunque il mio compito: ascoltare la ristampa di “Host” e ascoltare “Believe In Nothing” con un orecchio anche alla versione originale. Che ha un po' il gusto del vintage modernista, tanto per usare un ossimoro che significa tutto e niente; vi basti sapere che il remix e la rimasterizzazione rendono giustizia a quello che era l'ottavo episodio di Holmes e compagni, conferendo corpositĂ  al suono, un concetto ben sintetizzato dal dilagare del nero nella nuova copertina, piĂ¹ adatta in generale dell'affollato alveare in bella mostra sulla versione del 2001.

E dire che “Believe In Nothing” rappresentĂ² un primo, timido ritorno alle sonoritĂ  piĂ¹ propriamente rock e distorte che avevano fatto la fortuna di molti episodi di “Draconian Times”, dopo la full immersion nella wave e nell'elettronica dei due lavori precedenti. A parte l'eccelsa coppia di apertura “I Am Nothing” (qui ben valorizzata) e “Mouth”, saltano all'orecchio le suggestioni a metĂ  tra il goth inglese di seconda metĂ  degli anni '80 e l'alternative americano di “Fader”, le evocative “Illumination” e “Divided”, il sound marcatamente “post” di “Sell it to the World” e gli arpeggi sbilenchi di “Never Again”, molto vicini al lato piĂ¹ elettrico dei Depeche Mode, padri putativi della storica svolta dei Nostri. Verso la fine, poi, ci attende la gemma allucinata “No Reason”, dall'incedere acido ed efficace, vicino ancora una volta a quelle suggestioni americane che qui ben si sposano con i modelli britannici.

In conclusione, ne è valsa la pena di rispolverare e riscoprire un periodo un po' messo da parte di una band in continua evoluzione come i Paradise Lost, indiscutibilmente una delle realtĂ  interessanti di quegli anni '90 in cui personalmente ho mosso i primi passi da appassionato/ascoltatore. La cosa curiosa è che un disco come “Believe In Nothing”, allo stesso modo di altri episodi come “Icon” e soprattutto “Draconian Times”, suona attualissimo ancora oggi, a testimonianza dell'azzeccato connubio tra sonoritĂ  apparentemente inconciliabili avviato allora dalla band, in maniera pioneristica, stabilendo così un canone valido ancora oggi. Massimo rispetto...

Recensione a cura di: schwarzfranz 
VOTO: 82/100
 
Tracklist: 
01. I Am Nothing
02. Mouth
03. Fader
04. Look At Me Now
05. Illumination
06. Something Real
07. Divided
08. Sell It To The World
09. Never Again
10. Control
11. No Reason
12. World Pretending
13. Gone (bonus track)
14. Leave This Alone (bonus track) 
 

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