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KREATOR "Cause for Conflict" (Recensione)


Full-length, GUN Records 
(1995) 

Correva l’anno 1995 e il thrash metal stava attraversando un periodo controverso: da un lato un esercito di band che rallentavano il tiro seguendo le orme dei Metallica post-black album, dall’altro una serie di band che carcava di portare novità, groove e respiro nel genere, ognuno con una propria sensibilità artistica. In questa seconda categoria a mio avviso rientrano formazioni come Machine Head o Pantera, anche se c’è da dire che anche band "classiche" come Slayer o Kreator a metà anni Novanta hanno sfornato delle vere e proprie legnate sui denti, che poco avevano da invidiare al loro passato degli anni Ottanta in fatto di violenza.
I primi con “Divine Intervention” sfornarono uno dei loro dischi più aggressivi, mentre i Kreator fecero una sorta di leggera marcia indietro nel tempo rispetto al precedente, sperimentale “Renewal”, confezionando il qui presente “Cause For Conflict”.

La cosa che da sempre mi lascia davvero perplesso è come questo disco sia stato sempre considerato quasi di serie B rispetto agli altri lavori della band, che si scontra col  fatto che in esso possiamo scorgere probabilmente l’ultima prova sinceramente abrasiva e violenta della band, perché tutto quello che è venuto dopo l’ho sempre ritenuto o troppo distante dal sound originario dei nostri (“Outcast”, “Endorama”), o troppo fintamente retrò, con i dischi compresi tra “Violent Revolution” e l’ultimo “Phantom Antichrist”. Probabilmente chi è partito ad ascoltare la band da questi lavori rilasciati dal 2001 ad oggi potrebbe averli anche trovati gradevoli o addirittura molto validi, ma per il sottoscritto si tratta solo di dischi sufficienti e privi di quella rabbia genuina che ha sempre contraddistinto il combo di Essen. “Cause For Conflict” presenta un lotto di pezzi devastanti, e il fatto che dietro le pelli non sieda il solito “Ventor” ma l’ottimo Joe Cangelosi (Whiplash, Massacre) non fa altro che gettare benzina sul fuoco presente in questo platter. L’apertura affidata a “Prevail”, che si apre pesante come un macigno per poi svilupparsi in una bordata thrash-HC, è travolgente; la band è in palla, picchia a più non posso, la voce di Petrozza ricalca lo stile più grezzo e meno urlato già collaudato sul precedente “Renewal”, la produzione esalta le chitarre creando un wall of sound di inumana violenza. Questo è davvero il preludio a una serie di episodi che prendono letteralmente a calci nel culo l’ascoltatore. “Catholic Despot” schiaccia qualsiasi cosa trovi sul suo cammino, con una sezione ritmica ottima e un sound che sembra attingere molto dagli Slayer, ma anche tanto dal punk-HC che Mille Petrozza da sempre ha dichiarato di amare. Le liriche come al solito sono di stampo sociale, polemiche, riflessive, arrabbiate e mai banali. Addirittura in alcuni momenti è tanta la furia che si sfocia quasi nel death metal, ma ovviamente il thrash rimane come imperativo di base. 
I riff di Petrozza in questo album si fanno meno contorti ed articolati per abbracciare uno stile più snello e quindi più funzionale all’atmosfera diretta ed immediata dell’album. “Progressive Proletarians” è un’altra mazzata tra capo e collo, che anticipa il primo episodio più ragionato del lotto, ovvero “Crisis Of Disorder”, aperta da chitarre pulite molto cupe che poi sfociano in un’aggressione molto simile a quella che i Kreator avevano espresso nel capitolo discografico precedente, con quell’alone apocalittico e vagamente industrial in primo piano, e voci filtrate a condire il tutto. Sempre su queste coordinate si muove “Hate Inside Your Head”, mentre si ricomincia a pestare duro con la tellurica “Bomb Threat”, e soprattutto la successiva “Men Without God”, velocissima, bastarda, paurosa nella parte iniziale, per poi rallentare dopo la sua metà. Ed è così che giungiamo a quello che può essere considerato l’hit del disco, anche in virtù del fatto che venne realizzato all’epoca un video-clip per questa canzone (chi lo vedeva la notte su Headbanger’s Ball? Io ovviamente sì!). Parliamo di “Lost”, episodio quasi perfetto in pieno stile Kreator, cattivo, sinistro e che nulla ha da invidiare alle cose passate della band, anzi…Cito ancora “Dogmatic” come uno dei punti più forti del disco, sempre in bilico tra thrash e hardcore. Chiude “Isolation”, episodio che si discosta un po’ dal resto del disco, vicino alle cose che verranno sviluppate nei due dischi successivi a questo, dove le tinte dark diverranno elemento portante di dischi come “Outcast” ed “Endorama”. La traccia contiene anche un’appendice, in poche parole una ghost track che mette in risalto il lato più noise e sperimentale della band.

Ultime parole. Disco a mio avviso imprescindibile per ogni amante della band, perché si dimostra, ancora dopo venti anni, come un puro concentrato di rabbia esasperata, ma ben architettata da ottimi musicisti. Il disco in realtà è secondo me una specie di materia un po’ difficile da trattare per i Kreator con Ventor alla batteria, dato lo stile molto diverso tra lui e Cangelosi, ed è anche per questo che dal vivo venne e viene talvolta riproposta solo “Lost”, ma in versione più lenta e con pattern di batteria più scarni, senza le rullate che possiamo ammirare su disco. Lavoro ingiustamente poco citato da fans e addetti ai lavori, ma dove la causa di ciò è da ricercare appunto in un distacco della band verso questo splendido capitolo della loro discografia, e di cui non capisco del tutto ancora le cause…Indubbiamente, a parere del sottoscritto, si tratta del migliore album dei Kreator degli anni Novanta e probabilmente dell’ultima testimonianza pienamente convincente di questa seminale formazione. 
Disco da avere e riscoprire, vero manifesto di rabbia e malessere dei tempi moderni.

Recensione a cura di: Sergio Vinci “Kosmos Reversum” 
VOTO: 85/100

Tracklist:
1. Prevail 03:59
2. Catholic Despot 03:23
3. Progressive Proletarians 03:24
4. Crisis of Disorder 04:17
5. Hate Inside Your Head 03:38
6. Bomb Threat 01:46
7. Men Without God 03:45
8. Lost 03:34
9. Dogmatic Authority 01:27
10. Sculpture of Regret 02:59
11. Celestial Deliverance 03:14
12. Isolation 11:54

DURATA TOTALE: 47:20

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http://www.kreator-terrorzone.de/

1 commento:

  1. Bella rece per un bel disco, incomprensibilmente sottovalutato

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