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GRIVERION "The Call of the Noose" (Recensione)


Full-lenght, Vacula Productions 
(2020) 

Rigettati dalle oscure profondità dell'umana disperazione, ove galleggiano in perpetuo le sensazioni emotive più laceranti ed il male di vivere regna sovrano dal suo nefasto trono, prendono forma i lombardi Griverion, duo originario del comune pavese di Valle Lomellina nato nel 2016 dalla collaborazione tra il polistrumentista e cantante SadoMaster, già membro dei Fornace, e il batterista Gibil, entrambi esponenti dei più recenti Ghostly Aerie Coven (di cui abbiamo recensito sulle nostre pagine il debut album "Bird of Prey"). Dopo quattro anni di silente attività esce nell'ottobre del 2020 sotto l'ucraina Vacula Productions l'album di esordio "The Call of the Noose" ("La chiamata del cappio"), il cui titolo lascia presagire tutte le insane e auto-distruttive frontiere esplorate dai due nei sessanta minuti di durata del lavoro, che si presenta come un concentrato di odiosa malinconia e di profondissimo scoramento che tende a seppellire ogni gioia ed ogni fervore sotto note pregne di sofferenza che si ripetono allo sfinimento, lacerando l'animo dell'ascoltatore minuto dopo minuto, accarezzate da struggenti melodie che rievocano emozioni dolenti ed amare, destinate a durare in eterno. 

L'album si apre con l'introduzione "A Dialogue with No One", il cui arpeggio dai richiami post-rock è graffiato da un parlato che riproduce i tumultuosi pensieri partoriti dalla solitudine e dalla depressione più profonde, portatrici di incurabile follia. "Deathchant" definisce i punti focali della release, con l'incedere lento e snervante di un doom/black metal lento e oppressivo su sui si erge lo scream rauco e soffocato di SadoMaster e serpeggia un riffing melodico e struggente dai richiami depressive rock, che muta sul finale in un brillante assolo malinconico, veicolo di laceranti sensazioni e di insopportabili vortici di dolore. La durata delle tracce comincia ad alzarsi con i dieci minuti di "Lucente Ululato", unico brano cantato in italiano, che risale dall'arpeggio post-rock introduttivo all'assolo melodico che anticipa un depressive rock orecchiabile e dalla ritmica scorrevole che però sprigiona puro malessere nelle sue note, fino alla serie di assoli melodici in crescendo che anticipa il finale, pullulante di atroce disperazione e di misantropia. 

La successiva "Journey to Sadness and Beyond" è probabilmente l'episodio più riuscito dell'album, di cui regala l'unico vero momento black metal nella feroce accelerazione che segue lo struggente black/doom iniziale, scandita dallo scream lacerante di SadoMaster e dalla batteria di Gibil, lasciata finalmente correre; un pregevole intermezzo malinconico e struggente antipa la ripresa finale, dominata da un assolo melodico e coinvolgente. Le delicate note di tastiera al termine della successiva "Void Paranoia", che ricordano l'amara malinconia di una lenta pioggia autunnale, anticipa la conclusiva "The Existence and Her Sunset", il brano più lungo dell'album, che nei suoi undici minuti e mezzo di durata scandisce il lento scorrere di un tempo ormai proiettato verso la fine, che con un incedere tragico e costante avvicina il crepuscolo della vita; il brano si sviluppa attraverso un doom/black metal cupo e disperato, scandito da uno scream lento e drammatico e da un riffing delicato che si apre alla struggente melodia principale, un crescendo di chitarre fredde e tragiche che esplodono in un assolo melodico di indubbia qualità, rallentando fino ad esaurirsi nel drammatico finale a sfumare. "The Call of the Noose" presenta i Griverion sulla scena metal nostrana risultando già ben definito nel sound e ricco di spunti, nonchè motore delle più atroci sensazioni che tormentano l'animo umano. 

L'album, masterizzato dal polistrumentista Nicolò Paracchini (Locus Animae, Agoraphobia, Astray) scorre lento e tragico come l'acqua di un fiume morente, diffondendo in ogni sua nota un'aura malinconica e rassegnata, come se nulla potesse mutarne il perpetuo flusso verso l'inesorabile fine; i riffing si susseguono delicati e struggenti, suonando talvolta freddi e cupi, richiamando a tratti l'oppressione di Trist e in altri frangenti la malinconia dei Lifelover. Tale ricetta musicale rende tuttavia l'album estremamente ripetivo e abbastanza scarno di variazioni, per quanto assolutamente definitivo; si tratta senza dubbio di un bel debutto, manifesto suicida di un depressive rock espresso attraverso l'aura nera del black metal, ma probabilmente ancora in cerca di una propria vera identità. 

Alessandro Pineschi
Voto: 70/100

Tracklist:
1. A Dialogue with No One 
2. Deathchant 
3. A Pact with Hades
4. Lucente Ululato (1999-2016)
5. Journey to Sadness and Beyond
6. Void Paranoia (The Noose Is Calling) 
7. The Existence and Her Sunset

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