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SPIRAL WOUNDS "Shadows" (Recensione)


Full-length, Great Dane Records 
(2022) 

"Shadows" è il titolo del primo album in studio del giovane trio death/black metal italiano Spiral Wounds, diviso tra la Sardegna di Sassari e Nuoro e la Calabria di Vibo Valentia, da poco uscito sotto l'etichetta francese Great Dane Records; il lavoro, della durata di poco più di quaranta minuti suddivisi in dieci tracce, giunge a un anno distanza dall'omonimo EP d'esordio, presentando la band ai più attenti seguaci dell'undeground nostrano. 

Il progetto, formato da Sandro alla chitarra e alla drum machine, da Patrizio al basso e da Tato alla voce, modella pezzo dopo pezzo un sound prevalentemente death metal, con incursioni nel doom e nel black che ne esasperano l'essenza devastatrice e distruttiva, ambasciatrice di una disperazione e di un disagio come espressioni del declino del genere umano e ragioni della sua sofferenza, che sotto l'effetto di apocalittiche visioni di morte rappresentano il nucleo concettuale dell'album. Ad aprire le danze troviamo la breve ma incisiva "Beneath dei Void", che tra cambi di tempo, passaggi death/doom e un riffing dissonante accompagna l'ascoltatore verso un finale tra urla in growl catacombali e assoli tetri e lugubri, dando già un assaggio della varietà di atmosfere degli Spiral Wounds. A conferma di ciò troviamo di seguito la lenta e cupa "Dreaming Fears", guidata dalle melodie sinistre e angoscianti di Sandro e dall'alternanza scream-growl di Tato, che cavalca una drum machine a tratti forsennata incontro ad un finale technical death/thrash davvero interessante. "Death Painted in the Face" si presenta con una furia devastatrice accompagnata da un riffing serrato dai richiami black, vero motore pulsante del brano insieme al growl rabbioso del vocalist, mentre a metà release si dinstingue l'oscura "Delirio", con la sua atmosfera oppressiva scortata da melodie tetre e sinistre, ad avvolgere l'ascoltatore in un manto tenebroso carico di malvagità. 

La seconda metà del lavoro regala episodi ben più memorabili, a partire dalla disturbante e quasi psichedelica "Human Plagues", con il suo riffing freddo puramente black metal a dominare la scena, mentre in "So I Die" ritroviamo la ferocia del death metal old-school, accompagnata dalle armonie lente e distorte di Sandro, spesso al confine tra black e death, verso un finale cupo e oppressivo dai forti richiami doom. Chiude l'album la lunga "Shadows of Murderous Death", che in oltre sei minuti di durata risale dal riff melodico e tetro di apertura verso l'accelerazione centrale fino al crescendo di chitarra epico e coinvolgente della parte centrale, che si adagia infine in un passaggio lento e melodico, con un arpeggio stranamente delicato; da lì Sandro risale con l'assolo più bello dell'album, maestoso e travolgente, a terminare in lavoro con un tocco melodico tutt'altro che scontato. "Shadows" è il biglietto da visita degli Spiral Wound, che si presentano con questo opus con la loro qualità tecnica e con un wall of sound abbastanza definito, nonostante un bagaglio di idee ancora in attesa di sviluppo: l'alternanza tra la ferocia del death e l'oscurità del black risulta evidente in ogni traccia, ma ancora le due influenze non sembrano ben amalgamate e i cambi di tempo eccessivi sono un po' fuorvianti. 

L'album è tuttavia assolutamente godibile, per quanto privo di un'identità distinta, e le armonie sono davvero pregevoli, anche se la qualità della chitarra di Sandro in certi riff andrebbe sfruttata un po' di più, ma per essere un debutto non si può negare che il livello sia già elevato. 

Recensione a cura di Alessandro Pineschi
Voto: 70/100

Tracklist:
1. Beneath the Mud 03:11
2. Dreaming Fears 04:22
3. Death Painted in the Face 03:16
4. Declino 04:30
5. From Bad to Worse 03:55
6. Human Plagues 04:11
7. So I Die 03:58
8. Luminary Clarity 04:27
9. Hermetic 03:42
10. Shadows of Murderous Death

Web:
Bandcamp
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