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METAL CHURCH "Congregation Of Annihilation" (Recensione)


Full-length, Rat Pak Records
(2023)

Quasi inaspettatamente giunge questo nuovo lavoro dei leggendari Metal Church, band che ha rischiato seriamente di chiudere i battenti dopo la drammatica scomparsa del cantante Mike Howe nel 2021. Ma la band purtroppo non era nuova a lutti, avendo perso il primo, indimenticabile cantante David Wayne nel 2005, che cantò sui due primi capolavori di questi signori dell'US Metal. Ricordiamo anche un altro lutto subito dalla band, ovvero quello dell'ex batterista Kirk Arrington e membro importantissimo nei primi album della band. Di questi musicisti venuti a mancare, solo il buon Howe era in forza nei Metal Church quando si tolse la vita, ma comunque anche se gli altri non erano membri attivi di questa band nel momento della loro scomparsa, di certo non sono cose che sollevano il morale... Ma adesso basta citare cose tristi, perchè "Congregation Of Annihilation" è un album che rompe tanti sederini, e vede una line-up rinnovata, o comunque costruita dopo gli anni Duemila, con il chitarrista Kurdt Vanderhoof che rappresenta l'unico membro originario della band, e poi evidenziamo l'ingresso del singer Marc Lopes, che abbiamo già visto in realtà come Meliah Rage o Ross The Boss. 

Il songwriting sembra essere tornato quello più vicino al power/speed degli esordi anche se, in generale, mi sento di dire che questo album ripercorre un po' tutte le fasi della band, lasciando forse solo un po' da parte la fase con Ronnie Munroe (che comunque io non disprezzo). I pezzi sono quindi quasi sempre belli veloci e presentano un riffing granitico, con la voce che spesso tocca degli acuti molto simili a quelli che proponeva Wayne. La prima parte dell'album in questo senso va sempre a segno. Le varie "Another Judgement Day", "Congregation of Annihilation" e soprattutto "Pick a God and Prey" sanno fomentare con delle sonorità vicine allo speed/thrash degli esordi, e la band sembra davvero in palla. Grande il lavoro anche del batterista Stet Howland, molto solido e pulito, mentre Kurdt Vanderhoof sciorina riff taglienti a iosa. Dalla quarta canzone viene fuori l'anima più hard rock dei Nostri, con "Children of the Lie", che è sorretta da una batteria bella pestata, ma il cui riff principale ricorda qualcosa di vagamente blues. 

Ci sono anche i momenti più oscuri e riflessivi, come in "Me the Nothing", ma fondamentalmente questo è un album di puro acciaio, e infatti la band anche successivamente mette sul piatto ancora delle bordate del calibro di "Making Monsters" o "All That We Destroy". In ogni caso la seconda parte del disco si rivela un po' più varia della prima, e forse anche più ricca di melodia. Tutto riuscito in questo album, quindi? Tutto no, soprattutto perchè negli anni la band ha perso un po' di quella vena oscura e misteriosa degli inizi, ma da un gruppo di veterani come i Metal Church sicuramente un colpo di coda così non era scontato aspettarselo, anche per le tragiche vicissitudini che hanno affrontato nella loro carriera. Un album quindi più che buono, con almeno tre o quattro pezzi memorabili e che valgono da soli l'acquisto. Bentornati, Metal Church!

Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 74/100

Tracklist:
1. Another Judgement Day 
2. Congregation of Annihilation 
3. Pick a God and Prey 
4. Children of the Lie 
5. Me the Nothing 
6. Making Monsters 
7. Say a Prayer with 7 Bullets 
8. These Violent Thrills 
9. All That We Destroy 
10. My Favorite Sin 
11. Salvation

Line-up:
Kurdt Vanderhoof - Guitars 
Steve Unger - Bass 
Rick van Zandt - Guitars
Stet Howland - Drums 
Marc Lopes - Vocals

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