RHAPSODY OF FIRE "Challenge The Wind" (Recensione)
Full-length, AFM Records
(2024)
Io sono uno dei tanti che crede che i veri Rhapsody Of Fire si sono esauriti, compositivamente, con i primi tre album circa. Pur avendo più o meno seguito anche ciò che la band ha realizzato negli ultimi venti anni, grossomodo, e pur avendo constatato che questa band non ha mai offerto dei reali brutti album, credo che in buona sostanza ciò che stiano facendo da "Symphony of Enchanted Lands II: The Dark Secret" sia solo un ripetersi senza nessuna novità davvero rilevante. Non fa molta eccezione questo nuovo "Challenge The Wind", album che vede in line up ormai il consolidato e dotato (qaunto impersonale) cantante Giacomo Voli e che prosegue il concept chiamato “Nephilim’s Empire Saga”, che va avanti da qualche release e che qui entra nel vivo con colpi di scena rilevanti.
A parte questo, quello che preoccupa è una limitatezza compositiva che in questo album trova sbocco in un power metal diretto e senza troppi fronzoli. Ma se questa scelta era stata vincente in un album come "Dawn Of Victory", forse l'ultimo grande album di questa band, qui non decolla. Ogni tanto la band cerca di impreziosire la propria proposta con pezzi più ariosi e complessi come ad esempio "Kreel's Magic Staff", che vorrebbe un po' fare il verso ai migliori Blind Guardian ma che fallisce proprio nella cosa più importante, ovvero proporre idee vincenti che possano spiccare nella mediocrità generale.
Non mi dilungherei troppo per descrivere questo album, perchè se è vero che la band tecnicamente ormai fa paura e il loro symphonic power metal accontenterà i fan irriducibili del genere, è anche vero però che qui dentro di canzoni belle o addirittura eccelse non se ne vede nemmeno l'ombra. Il tutto sembra tarato su uno standard ormai sorpassato da anni. Non si vede alcuna volontà di migliorare, di offrire qualcosa che possa davvero fare la differenza. Per fortuna ci sono dei pezzi veloci e trascinanti come "Diamond Claws" e molti altri a portare un po' di vivacità. Si prenda anche ad esempio l'opener e title track "Challenge the Wind" che effettivamente è davvero buona, ma in generale il senso di deja-vu e di piattezza prevale.
Non mi piace mai affossare un album, e infatti non sto affossando nulla. Questo album piacerà a molti, ma è quasi innegabile che questa formula ormai è stancante e questa band ha bisogno di qualche innesto di alto lignaggio, non come i pur buoni componenti entrati da dieci o quindici anni ad ora. C'è bisogno di sfornare un altro capolavoro come agli inizi, in poche parole. Questo disco è solo maniera e mestiere, nulla più, e pezzi come "Holy Downfall" e "Mastered by the Dark" sono l'emblema di quanto la band "vorrebbe ma non può", aggrappandosi ad un copia-incolla del passato, un forzato e quasi grottesco assemblaggio di idee riciclate.
Sufficienza che darò solo per l'affetto che provo per questa band e perchè l'album formalmente è realizzato bene, ma è vuoto, spoglio, anaffettivo. Nell'ambito power c'è molto meglio in giro, anche in Italia, fidatevi.
Recensione a cura di Sergio Vinci
Voto: 60/100
1. Challenge the Wind
2. Whispers of Doom
3. The Bloody Pariah
4. Vanquished by Shadows
5. Kreel's Magic Staff
6. Diamond Claws
7. Black Wizard
8. A Brave New Hope
9. Holy Downfall
10. Mastered by the Dark
Line-up:
Alex Staropoli - Keyboards, Piano, Vocals (backing)
Roberto De Micheli - Guitars
Alessandro Sala - Bass
Giacomo Voli - Vocals
Paolo Marchesich - Drums
Web:
Bandcamp
Homepage
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