GOAD "Dusketha" (Recensione)


Full-length, My Kingdom Music
(2025)

Ci sono dischi che non si limitano a essere ascoltati, ma si attraversano come si attraversa una soglia. “Dusketha” dei GOAD è uno di questi: un viaggio crepuscolare in cui ogni nota, parola e respiro sembra provenire da un luogo sospeso tra la veglia e il sogno. Maurilio Rossi, anima e mente del progetto, continua il suo dialogo con la poesia e con l’oscurità interiore, restituendo un’opera che trascende la forma del semplice album per assumere quella di un’esperienza letteraria e sonora.

Suddiviso in due dischi per un totale di diciotto brani, “Dusketha” si presenta come una cattedrale di suoni e visioni. L’approccio analogico — registrazioni dal vivo, strumenti acustici ed elettrici, successiva rielaborazione su nastro — restituisce al tutto un calore e una profondità che amplificano l’anima del progressive più autentico. Il tocco di Max Cirone nel processo di rimasterizzazione riporta alla mente l’epoca in cui la musica era materia viva, capace di respirare insieme all’ascoltatore.

Brani come “Yes It Was Love (Message From A Cathedral)” e “Alone Man In Empty Room” si muovono su traiettorie oniriche, dove il pianoforte e le chitarre disegnano malinconie sospese, e la voce assume il tono della confessione e della memoria. “Poor Skull (Reverend Brothers)” e “To An After Time My Harmonies” sono piccoli affreschi teatrali, dove la poesia di Keats o di Poe si intreccia al pathos di Van Der Graaf Generator e alla drammaticità dei primi King Crimson. C’è qualcosa di profondamente letterario in ogni scelta armonica, come se il tempo e la parola fossero la stessa cosa.

Il secondo disco è ancora più introspettivo, quasi una discesa verso la radice dell’essere. “Stop And Consider Life Is But A Day” e “Hush My Love (Lullaby For A Woman)” incarnano l’essenza lirica e decadente del progetto, mentre “Finally Remembering I’m Dead” e “Garden With Spectral Gleams” emergono come inni alla dissoluzione e al ricordo. In “Foxsteps On My Nylon Guitar”, invece, riaffiora una dimensione più terrena e fragile, quasi un momento di respiro dopo la lunga immersione nell’abisso.

Con “Dusketha”, i GOAD confermano una verità che solo le grandi band sanno esprimere: la musica può essere un linguaggio dell’anima, un atto di resistenza contro la dimenticanza e la banalità. A più di cinquant’anni dall’inizio del loro percorso, la band fiorentina non si limita a celebrare il proprio passato, ma lo trasforma in linfa per il presente, con un’opera che unisce la sapienza del progressive classico all’ispirazione visionaria della poesia romantica. Un lavoro che chiede tempo, silenzio e attenzione: tre qualità rare nel mondo contemporaneo, ma indispensabili per coglierne la grandezza.

Recensione a cura di Simone Lazzarino
Voto: 91/100

Tracklist:
- Disc 1 
1. Yes It Was Love (Message From A Cathedral) 
2. One Of These Days (Is There Still Day) 
3. Alone Man In Empty Room 
4. Poor Skull (Reverend Brothers) 
5. Daisy' Rock 
6. To An After Time My Harmonies 
7. And Still We'll Dance Into The Light Of Heaven 
8. My Feet In The Breaking Wave Sundown 
9. Give It Not A Tear 

- Disc 2 
1. Stop And Consider Life Is But A Day 
2. While I Kiss To The Melody (Night Sleepy Eyes) 
3. Hush My Love (Lullaby For A Woman) 
4. The Speed Of My Nightmares 
5. Let Out Song 
6. Finally Remembering I'm Dead 
7. Garden With Spectral Gleams 
8. Foxsteps On My Nylon Guitar 
9. The Woodkeeper, A Collar Of Red (bonus track) 

Line-up: 
Maurilio Rossi: music, lyrics, arrangements, vocals, keyboards, piano, bass, electric guitars, classical guitars 

Guest musicians: 
- Gianni Rossi: additional guitars, backing vocals 
- Martino Rossi: keyboards, additional bass, backing vocals 
- Paolo Carniani & Claudio Nardini: drums & percussions 
- Frank Diddi & Alex Bruno: Sax, Flute, Violin 
- Max Cirone: sound engineer 

Siti ufficiali:
– MY KINGDOM MUSIC: https://linktr.ee/mykingdommusic
– GOAD: https://www.facebook.com/MaurilioRossiGoad

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