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A Buried Existence “Ferocity”


EP, self-released, 2008
Genere: Technical Death Metal/Metalcore


Bella sorpresa sono stati questi A Buried Existence, band catanzarese di recente formazione che vede però al suo interno musicisti già ben rodati nel panorama estremo italiano.
La line up è infatti formata da Gianluca Molè (Glacial fear,C02) chitarra, Marko Veraldi (Land of hate, Uranium 235) voce, Tat0 (Glacial fear,Zora) basso, Alessandro Vinci ( batteria ) . Questo loro primo ep d’esordio è stato registrato presso i “Sound Farm Studios” di Catanzaro, e quello che ne è scaturito è un interessantissimo biglietto da visita, professionale, maturo, coinvolgente.

L’abilità dei Nostri sia coi loro strumenti, sia in sede di missaggio ed elaborazione del loro sound, li ha portato ad avere quattro brani solidi e in un qualche modo anche originali. Il loro ibrido tra death metal di nuova generazione e post-HC si presenta monolitico ma non per questo non ricco di sfumature imprevedibili e del tutto personali, che si esemplificano in un riffing nervoso, cupo e gradevolmente dissonante in molti frangenti, creando un tutt’uno con l’ottima sezione ritmica che vede una batteria impegnata a dare vivacità e potenza abbinata a un basso corposo e poliedrico che, assieme, formano una base compatta per le taglienti trame chitarristiche. La voce di Marko è abrasiva e disperata e ben si amalgama con questi scenari quasi apocalittici messi in mostra dagli A Buried Existence, ed emerge quasi soffocata in tanta rabbia chirurgica, ma non perdendo mai di incisività ma anzi, donando un tocco ancora più oscuro all’insieme.
Non mi sento di associare questa band a nessun altro nome in particolare, se non che a volte si ha come l’impressione che certi The Great Deceiver o Neurosis incontrino la frangia più estrema del metal (death metal, thrash di ultima generazione), per farne venir fuori un qualcosa di difficile catalogazione.
Infine è bene evidenziare che le tematiche a sfondo sociale predilette da questa band trovano un favorevole punto d’incontro con quanto da loro espresso in sede strumentale, aggiungendo ancora più claustrofobica coerenza a questo magma sonoro.

Credo quindi che questo “Ferocity” sia un buon biglietto da visita da parte di una band che riesce nell’impresa di convincere ed essere molto incisiva nell’arco di meno di tredici minuti.
Consiglio quindi a tutti gli amanti del metal e dell’hardcore un po’ evoluti di tenere d’occhio questa band, che sono sicuro potrà realizzare grandi cose in futuro. Con queste credenziali, credo sia più che lecito pensarlo.

Recensione a cura di: Kosmos Reversum
Voto: 77/100


http://www.myspace.com/aburiedexistence