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Belphegor "Blood Magick Necromance"

Full-length, Nuclear Blast Records, 2011
Genere: Black/Death Metal

Ed eccoli arrivare puntuali come un verginello invitato a casa da Aletta Ocean per una “cena romantica”. Ogni uno-due anni i nostri brutti ceffi austriaci ci propinano il loro sound, cambiando solo qualche spezia, mescolando un po’ le carte in tavola, insomma si danno da fare per proporre almeno un album rispettabile. E questo, devo ammetterlo, gli è sempre più o meno riuscito.
Sia che si amino i loro inizi, sia la fase transitoria di 6-7 anni fa di passaggio dal black metal quasi puro a inflessioni più death oriented, e sia che si siano scoperti solo con i recenti lavori. Helmuth e Serpenth sono dei vecchi marpioni, non i primi giovincelli tutti frangia e niente sostanza; sono due metallari che oltre ad aver superato la quarantina, portano il verbo dei Belphegor avanti da quasi venti anni e con più che discreti risultati, viste anche le classifiche di vendita dei loro album e i loro tour, sempre di successo, ricordandoci sempre, ovviamente, che stiamo parlando di una band di death-black metal.

Cosa dire di questo “Blood Magick Necromance”. Bene lo dico presto: mi aspettavo peggio. Non perché io sia prevenuto come molti verso di loro, ma soltanto perché, nonostante li abbia sempre “ascolticchiati”, non sono mai riusciti a ritagliarsi un posto nelle mie mie migliori playlist personali. Hanno sempre fatto il loro lavoro, come un buon impiegato o operaio, ma mai nulla che colpisse particolarmente la mia attenzione. Ma in questo disco qualcosa è cambiato. Il loro sound si è fatto più massiccio, epico a scapito della violenza cieca di certi loro lavori passati e per me il risultato non è affatto disprezzabile. Non si tratta tanto di quanto vadano veloce o meno adesso i Belphegor, ma delle atmosfere che stavolta sono in gran parte riuscite, cosa che magari in passato pareva come un abbozzo, un tentativo a metà. Helmuth & C. stavolta hanno inserito una bella dose di “melodia” e magniloquenza, con il consueto riffing che sembra strizzare l’occhio a melodie arabeggianti in più occasioni. E’ per questo che il disco da subito lascia una buona impressione, con la bella “In Blood - Devour This Sanctity” in apertura, evocativa e distruttiva al tempo stesso, ma è con la seconda “Rise To Fall And Fall To Rise” che la band inizia davvero a carburare. Il sound si fa più dilatato e le atmosfere sono la base di questo pezzo, che si basa su velocità poco sostenute che enfatizzano questa vena più riflessiva ed epica. Tutte buone impressioni che vengono praticamente confermate in altre canzoni come la title track, che si conferma tra le migliori del lotto, nella devastante ma canonica “Angeli Mortis De Profundis”, nella sinistra e decadente “Impaled Upon The Tongue Of Sathan” e in uno dei migliori episodi del lotto, che arriva verso la fine del disco, ovvero “Possessed Burning Eyes”, dove si ritorna in territori più tipicamente black metal. Chiude “Sado Messiah”, un altro assalto frontale non eccezionale a dire il vero, ma che pone fine dignitosamente ad un album che, secondo me, merita. Spiego per finire perché questo è un album che tutto sommato vale pur non presentando chissà quali genialità o colpi da mestro.

Intanto secondo me i Belphegor in questo disco sono tornati a calcare territori più prettamente black metal e la cosa è più congeniale al loro sound a mio avviso. Poi hanno raffinato un po’ il loro stile e optato per soluzioni meno ignoranti, levigando e forgiando delle belle canzoni, cariche di pathos e atmosfera infernale ma al tempo stesso vagamente malinconica. Aggiungeteci che ormai sappiamo tutti come se la cavano coi loro strumenti ed il gioco è fatto. La produzione ad opera di Peter Tägtgren è formalmente ineccepibile e chiara come sempre, ma per me poco adatta ai Belphegor; forse qualche spigolosità e rudezza in più avrebbe giovato maggiormente a questo album.

Insomma, quando una band ha esperienza, capacità strumentali e sa come giocarsi le proprie carte è difficile che faccia un album-ciofeca. I Belphegor vivacchiano da qualche album sui soliti cliché, è innegabile, ma è anche vero che non tutti i giorni qualsiasi band riesce a mettere a fuoco un album almeno del livello di questo “Blood Magick Necromance”, che rimene più che discreto. In più ripeto, ho molto gradito questo loro aprirsi maggiormente verso la melodia dando così respiro e un parziale svecchiamento al loro sound, che ultimamente si stava facendo stantio in modo palese.
Niente di essenziale forse, ma è sicuro che chi ama da sempre i Belphegor e chi vuole un disco di buon death-black metal suonato come si deve difficilmente rimarrà deluso.

Recensione a cura di: Kosmos Reversum
Voto: 70/100

Tracklist:
1. In Blood - Devour This Sanctity 05:31 
2. Rise To Fall And Fall To Rise 06:01
3. Blood Magick Necromance 07:00 
4. Discipline Through Punishment 04:05 
5. Angeli Mortis De Profundis 03:00 
6. Impaled Upon The Tongue Of Sathan 05:42
7. Possessed Burning Eyes 05:33 
8. Sado Messiah 03:50 

Total playing time 40:42

http://www.belphegor.at/
http://www.myspace.com/belphegor

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