Vuoi qui il tuo annuncio? Scrivi a: hmmzine@libero.it

Anthrax “Worship Music”

Full-length, Megaforce Records, 2011
Genere: Thrash Metal

Gli ultimi anni in casa Anthrax sono stati a dir poco turbolenti, un vai e vieni di individui più o meno noti sono circolati attorno a questa leggenda thrash newyorkese (inutile riproporre tutta la trafila che ha coinvolto gente come Bush, Nelson, Spitz, Belladonna, ormai la sappiamo a memoria).
Quello di cui dobbiamo parlare in questa sede è del loro nuovo parto “Worship Music”, che arriva dopo otto anni dal molto buono “We’ve Come For You All”, un disco che aveva fatto ricrescere le quotazioni di una band che si era un po’ persa negli anni Novanta.

Chissà perché poi. Il buon Bush ad inizio 90’s rimpiazzò lo storico Belladonna in maniera egregia e anzi, facendo anche di meglio, e un disco come “Sound Of White Noise” è da annoverare tra le cose migliori di questa band, seppure distante dallo speed-thrash degli esordi, ma che ancora oggi risulta fresco e compattissimo dopo quasi venti anni dalla sua pubblicazione. Poi sono seguiti altri episodi non proprio esaltanti, ma assolutamente di buon livello e Bush si è sempre dimostrato come un cantante dalle palle fumanti sia in studio che live. Ma si sa, il metallaro fondamentalmente è malato di nostalgia (e un po’ di ottusaggine direi…) e allora ecco che pian piano gli Anthrax hanno ricominciato a ritornare sui propri passi, in definitiva chiamati Bello e Belladonna, riunendo così i 4/5 della formazione che registrò i loro primi capolavori usciti fino al 1990. E così tutti felici o quasi, nuova popolarità, Big Four, coriandoli, striscioni, cori e intere città in festa.

E questo “Worship Music”? Com’è, vi state e mi starete chiedendo no? A parte che mezzo mondo l’avrà scaricato già due mesi prima dell’uscita e sa già a memoria com’è, ma se scrivo è perché magari voglio dire la mia e forse a qualcuno interessa la mia opinione. Perché quando si parla di certi pilastri l’atteggiamento del metallaro che già esponevo sopra diventa ancora più inspiegabile. Certi criticano a priori, altri non criticherebbero nemmeno sotto tortura tanta è la loro devozione per i loro beniamini, altri dicono una cosa e ne fanno un’altra e così via.

Il mio pensiero su questo disco, che tra l’altro ho anche comprato (anzi mi è stato regalato, ma sempre originale ce l’ho), è che si tratta di un disco nemmeno sufficiente, un lavoro che accontenta tutti e soprattutto nessuno. Ma fondamentalmente deludente. A partire da una produzione, affidata al tuttofare Rob Caggiano, che non suona più Anthrax (dov’è finito il rullante squillante di Benante e la sua cassa che sembrava una mitraglia?), ad una copertina banalissima copiata dal disco prima, ad un Belladonna bravo ma ovviamente, coi suoi 50 anni, non più come ai bei tempi (e già non era un fenomeno), ma soprattutto a dei pezzi scialbetti, privi di verve, compositivamente molto sotto quello che questa band sapeva offrire. Non c’è un solo episodio che possa ricordarsi come pienamente riuscito, i riff non mordono, le melodie vocali sono un po’ troppo melodiche e ruffiane e l’impalcatura dei brani scricchiola in tutti i 14 episodi del disco. E dire che con l’anteprima data in pasto con largo anticipo rispetto all’uscita del disco, quella “Fight 'em 'til You Can't” non risultava come il brano del secolo, ma lasciava presagire un buon album almeno, non ottimo, ma almeno buono. E invece tolta quella, in parte “Earth on Hell” e “The Devil You Know”, il disco può anche essere buttato via. Cercano di riscattarsi con la plumbea “In The End”, ma non ci riescono, perché un pezzo che dovrebbe essere pesante non può però risultare un mattone da digerire. La pesantezza è cosa buona, ma si deve spaccare (citerei “A New Level” dei Pantera per capirci), e non tediare la gente.

Ecco quindi che è difficile arrivare alla fine del disco senza provare un po’ di stanchezza, di delusione, ed è anche difficile non toglierlo dopo 4 o 5 pezzi. Neanche una “The Giant”, che vorrebbe fare il verso alle loro cose migliori fatte sia con Belladonna che con Bush fallisce miseramente in melodie vocali deboli e riff nuovamente innocui.
In definitiva il disco non strappa una grave insufficienza forse solo perché voglio bene a questa band, conservo ancora alcuni vinili comprati all’epoca e ho tutta la loro discografia, e sono tra coloro che mi hanno iniziato al metal da bambino. Ma “Worship Music” va bene solo per un ascolto di sottofondo disimpegnato, o per qualche mezza tacca che crede che i Trivium fanno thrash e che gli Arch Enemy e gli In Flames fanno death metal. Credo di essermi spiegato abbastanza. Disco non indecente ma sostanzialmente inutile.

Recensione a cura di: Kosmos Reversum
Voto: 55/100

Tracklist:
1. Worship (intro) 01:40  
2. Earth on Hell  03:10   
3. The Devil You Know 04:46   
4. Fight 'em 'til You Can't 05:48   
5. I'm Alive 05:36   
6. Hymn 1 00:38   
7. In the End 06:48   
8. The Giant 03:47  
9. Hymn 2 00:44   
10. Judas Priest 06:24   
11. Crawl 05:28  
12. The Constant 05:01   
13. Revolution Screams / New Noise (Refused cover) 15:54   

DURATA TOTALE: 01:05:44  



Nessun commento