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The Great Old Ones "Al Azif"

Full-length, Les Acteurs De L’Ombre Productions, 2012
Genere: Ambient Black Metal

Lovecraft e post-black metal. Amate entrambi? Se la risposta è affermativa, potete finire di leggere qui e correre ad ascoltare l'album; per tutti gli altri, abbiate la pazienza di leggere la recensione, tenterò di spiegarvi perché questo disco mi ha colpito.
Dovute premesse: i The Great Old Ones sono una giovane band francese all'esordio discografico, il cui monicker è un tributo ai Grandi Antichi, l'oscuro pantheon lovecraftiano popolato da semidivinità aliene dalle dimensioni titaniche, imprigionate nelle profondità dell'oceano, fra cui spicca il famosissimo Cthulhu, vero e proprio brand dell'immaginario gothic-horror.

Al Azif è invece il titolo del disco, l'originario nome arabo dell'altrettanto conosciuto Necronomicon, il “libro dei nomi dei morti”, uno pseudolibro ideato da Lovecraft penetrato talmente così in profondità nell'immaginario collettivo da aver travalicato la narrativa, per dare adito a teorie secondo cui l'opera in questione esisterebbe realmente e sarebbe depositaria di spaventosi poteri occulti.
Speculazioni letterarie a parte, le premesse erano necessarie, per dare un'idea di come Al Azif sia totalmente intriso di simbologie ed atmosfere lovecraftiane, (di fatto è un concept album che pesca a piene mani da alcuni episodi salienti della bibliografia dello scrittore) riuscendo, lo dico immediatamente, nel tentativo di trasportare in musica una delle caratteristiche salienti della penna dello scrittore di Providence: la maestosità delle sue visioni.
 Al Azif è un disco epico, violentemente etereo, qui il black metal dilata lo spazio, le tre chitarre sono rispettivamente: mare in tempesta, cielo nero e vento impetuoso. Immaginate una fusione fra le pulsioni al delay e riverberi di Alcest e la solennità dei Wolves In The Throne Room.
Ogni brano è  un gigantesco vortice acquatico, la sensazione è sempre quella di trovarsi circondati, sballottati dalle raffiche di vento, dove i momenti di calma sono solo transitori, brevi pause prima di gettarsi nuovamente a capofitto nel marasma.

Le tre chitarre sono decisamente una marcia in più: sempre varie, pronte ad accavallarsi, dividersi, coprirsi, fra armonie prettamente post-rock (sezioni con arpeggi distorti a fare da sfondo ad  un riff monocorde acuto, o chitarre pulite nei momenti più atmosferici) e sferzate veloci tipicamente black. Il basso aggiunge quella gravità scandita da una batteria fantasiosa e dinamica, che ha il grande merito di non essere mai banale. Molto bene anche la voce, uno screaming acido perfettamente amalgamato con il mood generale dell'album.
Come dicevo precedentemente: maestosità. E' questa la parola chiave di Al Azif. Volendo prendere un brano esemplificativo, mi soffermerei sull'ultima traccia: My Love For The Stars (Cthulhu Fhtagn). Il brano inizia con due chitarre massicciamente riverberate impegnate a disegnare un paesaggio etereo in cui si inseriscono successivamente il basso , una batteria cadenzata e la melodia della terza chitarra, il climax sonoro si affievolisce per lasciare il posto a dei semplici accordi puliti, che esplodono in un assalto sonoro al fulmicotone. Nella parte centrale la tempesta si dirada e ritorna la chitarra pulita. Ecco arrivare batteria, basso e riverberi per un movimento tipicamente post-rock, che nel finale sfodera gli artigli, ritornando in lidi post-black.

In tutto il disco troverete tutti questi ingredienti, amalgamati in modo tale da non dare mai l'idea della ripetitività, catturando, invece, l'attenzione ad ogni nuovo ascolto.
Ancora una volta una piacevole sorpresa dalla Francia, terra di sperimentatori ed avanguardie. E' vero, il post-black metal non è nato ieri, è un sottogenere ormai rodato, forse anche troppo inflazionato, ma, data la sua peculiarità  ibrida, estremamente difficile da padroneggiare. I The Great Old Ones non si limitano a suonare con i delay o ad inserire qualche momento ambient, sono padroni dei due linguaggi musicali. Linguaggi che in Al Azif  vivono in simbiosi, esplodendo nella cosmica ed occulta simbologia lovecraftiana.
Ascoltando questo disco ci si sente come un “viandante su un mare di nebbia”.

Recensione a cura di: Ersatz
Voto: 89/100

Tracklist:
1. Al Azif 07:56
2. Visions of R'lyeh 06:55
3. Jonas 09:29
4. Rue d'Auseil 09:20
5. The Truth 08:23
6. My Love for the Stars (Cthulhu Fhtagn) 10:19

DURATA TOTALE: 52:22

http://www.facebook.com/thegreatoldones



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