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Wakedead Gathering "Dark Circles"

EP, I, Voidhanger Records, 2012 
Genere: Death Metal
Siamo abituati ad associare il nome Voidhanger alle produzioni che, sibilando nell’underground, hanno contribuito a modificare il regolamento imposto dalla tradizioni a svariati generi. Non giunge spontaneo, infatti, scoprire il nesso tra un EP registrato da un’oscura realtà americana, piuttosto canonico nella forma come nelle emozioni trasmesse, e la casa discografica basata in Sicilia.
Eppure esso esiste ed è pulsante in quanto anche nell’eventuale ripetizione (ma a ben ascoltare la camicia di forza del senso comune è alquanto allentata) di stilemi talmente consolidati da rappresentare oramai pilastri della durezza del marmo, richiede un’apertura mentale che, in tempi di aneliti sperimentali ed avanguardistici sovente mal supportati (e sopportati) da mezzi tecnici francamente inadatti, risulta quasi essere una dote invece di una comoda modalità per assicurarsi un minimo di risonanza.

Passiamo allora alle presentazioni, l’ora di opinioni e filosofia è terminata. Chi è quindi l’unico membro dei Wakedead Gathering, raro esempio di uomo solitario alla guida di un progetto death metal? Poco o nulla si conosce della sua figura, tranne che, nel 2011 ha inciso un demo con gli altrettanto sconosciuti Debauch, dedicandosi nel frattempo alla pubblicazione del primo full lenght, autorilasciato, sotto il monicker oggetto oggi di recensione. Dai primi ascolti dedicati ai suoi sforzi creativi si è in grado di desumere la sua indubbia abilità tecnica, la quale gli permette di organizzare i venti minuti abbondanti dell’EP procedendo scevro da qualsivoglia intoppo, sia esso di natura compositiva o esecutiva. Particolare attenzione è da dedicare alle sezione ritmica: pur essendo quest’ultima solitamente il tallone d’Achille dei polistrumentisti (poche eccezioni, il master-mind dei Panopticon, Wrest dei Leviathan per citarne due), Lampe domina con disarmante abilità pelli e piatti, accompagnando con sicurezza e destrezza le trame strumentali, impersonate dalle chitarre ribassate in perenne incrocio, e da un quattro corde, il quale, benché condannato suo malgrado ad un ruolo di comprimario, ritaglia per sé un discreto spazio vitale all’interno dell’economia delle tracce.

Come nel precedente album, Tenements Of Ephemera, gli episodi si strutturano attorno alla dicotomia rallentamento-accelerazioni, che fanno rispettivamente riferimento al bagaglio culturale doom per i primi, e brutal death per i secondi. Il risultato finale, nonostante sia prevedibile con largo anticipo, è piacevole, divertente se si vuole utilizzare un termine dalla maggior connotazione emotiva. L’opener colpisce mischiando ritualismo a riffage tritacarne, il cui ritmo è scandito da un poderoso pattern di batteria, Dark Circles, la più lunga del lotto, associa alla comune relazione tra atmosfera e ferocia discreti arabeschi della sei corde solista, seppur essi non innalzino una qualità media della composizione la quale rimane attorno alla media, In The Midst Of Tranquil Spheres non offre cambiamenti sostanziali al copione prestabilito, distinguendosi tuttavia in virtù di un’azzeccata progressione iniziale sulla quale le note dissonanti della seconda chitarra possono tessere una trama eterea. Non mancano, contrappunti necessari, attimi in cui è il blast beat ad assurgere al ruolo di protagonista, coprendo però, la cavernosa tonalità del timbro growl di Lampe. Mortuss Maculae illude presentandosi all’ascoltatore tramite una coinvolgente sezione in legato, la quale, purtroppo, conduce a nulla più che alla canonica struttura contraddistinguente The Wakedead Gathering. Quantunque essa sia la canzone di minor durata, l’assoluta gratuità insita nella reiterazione di un processo compositivo già dispiegato nei precedenti quindici minuti trasforma una papabile killer-track in un semplice, scipito riempitivo. Termina l’analisi Inhale The Eclipse, summa delle anime appena incrociate, alle quali paga tributo per quanto sia chiaramente distinguibile da esse. Da sottolineare la componente brutale e priva di compromessi inserita nel finale, controbilanciante un primo movimento certamente non indimenticabile.

Cosa lascia all’ascoltatore un’uscita di tal fatta, oltre al godimento causato dalla ruvidezza di Dark Circles? Forse poco o nulla, forse una nuova intenzionalità atta ad approfondire il personaggio accaparrandosi il full-lenght del 2010 (buona fortuna…ne esistono meno di 100 copie!). Resta la conferma, qualunque siano gli effetti sul pubblico, del celestiale fiuto della Voidhanger, esemplificato dall’amore con cui vengono portate alla ribalta ensemble mai sterili né incapaci di ritagliarsi una propria nicchia nella quale esistere.

Detto ciò, se, dinnanzi alle previsioni catastrofiche diramate dalle stazioni meteo, necessitate di una carica negativa, proveniente da antri fangosi, incarnata da strumenti che sembrano trascinarsi a stento fuori da un pozzo melmoso (la produzione, ahimè, è dannatamente lo-fi), fate vostro Dark Circles. E che le divinità degli universi esoterici siano con voi.

Recensione a cura di: Winterstorm
VOTO: 71/100


Tracklist:
1. Lexicon: Transudæ / Conjuring the Altered Void  04:11    
2. Dark Circles  05:35    
3. In the Midst of the Tranquil Spheres  03:58    
4. Mortuus Maculae  02:49    
5. Inhale the Eclipse  04:39    

DURATA TOTALE:  21:12

http://www.myspace.com/thewakedeadgathering

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