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ANCIENT CULT - Goddess Of Solitude

EP,  Independent
(2015)

Un disco di quasi 34 minuti per me potrebbe tranquillamente essere definito un full-length, ma i nostrani (Bologna) Ancient Cult preferiscono classificare questo "Goddess Of Solitude" come un ep. Scelte di contorno a parte, quello che conta è la musica contenuta, e devo sinceramente dire di essere rimasto sorpreso davanti alla maturità della proposta di questo quartetto. In primo luogo pur trovandoci al cospetto di un esordio, possiamo notare subito la preparazione di ogni musicista e la maturità.
Partendo da una base rock anni Settanta, i Nostri spaziano anche nei territori della NWOBHM, del doom e dell'hard rock in senso ampio. Sarebbe infatti un errore grosso inserirli unicamente nel filone doom, mentre vedo come molto più calzante la definizione di hard rock band, con molti rimandi a band come Iron Maiden, Black Sabbath, Deep Purple e a tutti i nomi che hanno dato il via alla musica "dura", pur lasciano chiaramente intendere che è negli anni '70 che trovano la loro massima fonte d'ispirazione.

I brani sono ben architettati, hanno molte variazioni e non annoiano mai, grazie alla disinvoltura della band, che riesce a imprimere la giusta dose di energia, ma anche di varietà, alla propria musica. Le chitarre sono le assi portanti di tutto, grazie a riff in pieno stile seventies, ma c'è da evidenziare l'ottimo lavoro della sezione ritmica, con un basso ben pulsante in evidenza e una batteria che picchia a dovere. La voce è pienamente calata nella parte del genere proposto, in un pulito lisergico d'impatto, non urlato ma efficace.
Il pezzo che mi è piaciuto di più del lotto è "Vagabonds of the Ancient World", dall'incedere minaccioso e lento nella parte iniziale, con molti stop e ripartenze, fino a culminare in una spacie di "limbo" verso la metà decisamente cupo e con chitarre luciferine che creano grande feeling. Bella anche la chiusura, con ottime accelerazioni e chitarre soliste che si esprimono in tutto il loro potenziale. Come precedentemente accennavo, anche qui sento l'ombra dei primi Iron Maiden. Parecchi passaggi di questo e altri pezzi presentano le cavalcate e chitarre gemelle tipiche della Vergine di Ferro, ma anche dei primi Judas Priest. Oltre a questo credo che gli amanti di band come Orange Goblin et similia troveranno in questo disco pane per i loro denti, anzi direi che la somiglianza con questi ultimi è abbastanza evidente.

Prima di affidarci all'ultima canzone, ovvero "Rock Bottom", ottima cover degli UFO, la band chiude in tutta la sua teatrale oscurità con "Yule's Day", episodio oscuro, malato ed evocativo, dove gli influssi puramente doom vengono a galla con prepotenza.
Conclusioni: per quanto mi riguarda siamo al cospetto di un bel debutto, personalmente, e ripeto personalmente, avrei puntato maggiormente sulle parti più affini al doom come in "Yule's Day", perchè a mio avviso quando le atmosfere si fanno più plumbee e meno "hard rock" la band dà il meglio di sè, anche se ammetto che forse questo è quello che io soggettivamente ricerco nella  musica, e magari in tal senso sono un po' "egoista". Ciò non toglie che sembra di aver a che fare con una band ultra navigata, perchè ha tutte le carte in regola per poter plasmare la propria materia musicale con grande competenza e disinvoltura. 
Per adesso pienamente promossi, ma la curiosità sale per il futuro date le più che buone premesse!

Recensione di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 74/100

Tracklist:
1. Goddess of Solitude 04:43
2. Vagabonds of the Ancient World 06:09
3. The Gathering 07:43
4. Yule's Day 08:07
5. Rock Bottom (UFO cover) 06:38

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