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LORD AGHEROS "Nothing To All" (Review)

Full-length, My Kingdom Music 
(2016)

Lord Agheros è una one-man band molto atttiva nel settore. Ha prodotto lavori già dal 2007, e nel 2012 dà alle stampe quello che è considerato in effetti il suo album migliore, ossia “Demiurgo”, un notevole quanto inquietante lavoro di monumentale Black Metal atmosferico e ricco di sfumature, tra cui una certa ricerca di avanguardia art-rock che si combinava ad una certa Ambient elettronica di un certo pathos, anche se a tratti difficile da digerire. Dopo quattro anni ecco invece il nuovo capitolo della saga di Lord Agheros, ossia “Nothing To All”.
La progressione fatta dal precedente lavoro è notevole, la ricerca dei suoni si è fatta più bilanciata e cristallina, e i tappeti di suoni in costante delay ora sono perlomeno mitigati da strutture più vicine al Post-Rock, se questo termine ha ancora una sua valenza nel mercato moderno. In effetti leggendo la presentazione del lavoro, egli usa il termine Post-Metal; sarò un po' anziano, ma se penso al Post-Metal mi immagino di tutto tranne “Nothing To All”, o perlomeno, se vogliamo usare il termine come contenitore può anche essere, ma difficilmente lo userei per definire il lavoro.

Ci troviamo di fronte infatti a composizioni a tratti elettriche e perlopiù strumentali, in cui si avverte spesso l'intrusione di partiture metal più come collante che come vera struttura portante, e solo in determinati brani la componente “Metal” emerge, mentre il resto è giocato su una certa Dark Wave moderna e goticheggiante con sfumature e tessiture d'ambiente un po' di maniera, ma ricercata e di qualità. Sempre partendo dalla presentazione dell'album, l'idea di Lord Agheros, a quanto ho capito, era cercare di creare emozioni soniche, a tratti colorate e ricche di sfumature come la natura, il silenzio, la quiete e la ricerca spirituale. Tutti nobili principi, ci mancherebbe, e su certi aspetti si possono veramente percepire alcune di queste sfumature, ma ciò che mi lascia perplesso è proprio la scelta estetica di fondo; mi spiego: ciò che ho percepito durante l'ascolto, e ciò è ovviamente un parere puramente personale, è quello di un lavoro appunto fatto più di idee ed abbozzi che di canzoni finite. Lungi da ma non apprezzare il ribaltamento dei concetti e capisaldi del rock, quelli in cui si ci si divincola dalle rigide metriche del refrain, partitura, assolo e chiusura, ma trovo le canzoni molto slegate e incomplete in alcune parti dell'insieme. Per quanto da un punto di vista di concetto siamo comunque sulla soggettività dell'ascolto, come una certa tradizione di art-rock e/o avanguardia vuole suggerire, mi trovo a non capire certe scelte compositive, senza contare che ci sono degli stridori all'interno del tessuto connettivo dell'elaborato in cui, francamente, non riesco a trovarne la chiave di lettura.

Altro punto da cui non posso esimermi dall'esprimere, è questo mood dualistico che permea pesantamente il lavoro. Da una parte le tessiture e le parti prettamente “d'atmosfera”, tra cui pregevoli inserti di musica classica molto validi e armonie vincenti di chitarre in acustico, che si contrappongono poi ad inserti metallici a volte decisamente gratuiti e fuori luogo, che non aggiungono nulla e non rendono giustizia a ciò che realmente di buono è stato espresso.
Non me ne voglia Lord Agheros, ma dal mio punto di vista si dovrebbe optare per una scelta: o ricerca e sperimentazione o il ritorno ad atmosfere più consone al precedente lavoro, magari arricchendo la gamma cromatica con le soluzioni testè esibite. Alcuni pezzi sono fantastici, veramente, qualitativamente altissimi come “Final Thoughts”, in cui la memoria va a artisti come Arcana o Elend, mentre altri esempi, come “Idiocracy”, che mi fanno rabbrividire per le scelte di samples assolutamente fuori tempo massimo (è dagli anni '90 che girano certe cose...), e giocata su una partitura metal senza nè capo nè coda.
In ogni caso mi auguro che la mia opinione possa cambiare nei prossimi lavori, dato che le qualità sono notevoli ed agli occhi di tutti, basta solo cercare di focalizzare e scrollarsi di dosso i clichè che purtroppo, molto spesso, rovinano ciò che di buono si costruisce con tanto lavoro. Alla prossima.

Recensione a cura di: D666 
Voto 60/100 

Tracklist: 
1. The Last Memories 01:22
2. Lake Water 03:48
3. Mankind Arise 01:32
4. No More Rules 03:41
5. Life and Death 06:28
6. The Day to Die 03:58
7. On the Shore 05:27
8. Idiocracy 03:37
9. What We Deserve 03:37
10. Final Thoughts 04:02
11. Nothing at All 01:25

DURATA TOTALE: 38:57

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