UNISON THEORY "Arctos" (Recensione)
Full-length, TimeToKill Records
(2016)
2. Omega
3. Arrigetch: The Devil's Passage
4. Project Shockwave
5. Grendel
6. Level 4
7. Polar Sentinel
8. The Price Of Eternity
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(2016)
E vai col technical death metal! Chitarre
ascellari, barbe lunghe e shoegazing estremo! Scherzi a parte, gli Unison
Theory sono una band romana relativamente giovane, nata da un'idea del
chitarrista Omar Mohamed. Cito l'axeman perché costituisce indiscutibilmente
l'ossatura principale del sound del quartetto capitolino, alle prese con un
genere che, pur inerpicandosi per le aspre vie dei tecnicismi di scuola
Meshuggah, aggiunge quel pizzico di melodia che stempera il tutto, rendendolo
godibile anche a chi – come me – mal digerisce la scuola di Fredrik Thordendal.
Il segreto della loro formula? Beh, è presto
detto: al tecnicismo che impera nelle otto tracce di “Arctos” la band pone da
contraltare vari elementi: un po' di scuola di Gothenburg (che non fa mai
male), un po' di quella fredda epicità industrial guidata dalle tastiere e un
po' del convitato di pietra per eccellenza di quando si parla di musica
estrema, il buon vecchio thrash metal. Eh sì, perché è proprio quello il trucco
di Mr. Mohamed: l'essere completamente dedito al guanto di sfida lanciato a suo
tempo da Alex Skolnick e soci, in modo da infarcire le songs di una serie di
variazioni atte a conferir loro respiro, oltre che di una serie di assoli che
per qualcuno (di mia conoscenza) varrebbero probabilmente da soli l'acquisto
del disco!
Ma bando agli estremismi e analizziamo da vicino
“Arctos”: quello che abbiamo dinanzi è un dischetto che oscilla tra gli
elementi succitati e una miscela che tende al metalcore per quanto è
“groovy”... sta dunque a voi fare le valutazioni finali sull'affinità tra i
vostri ascolti e quanto proposto dagli Unison Theory. Vero è che la band riesce
in più punti a far suo il concetto di musica “descrittiva” che dovrebbe
accompagnare ogni gruppo alle prese con un concept quale è “Arctos” (ispirato
al romanzo “Ice Hunt” di James Rollins, “Artico” in italiano – appunto), ed è
il caso di un pezzo come “Polar Sentinel”, in cui la tensione è spezzata in più
punti da break epici che si susseguono come un leitmotiv.
Per me, nonostante la band non sia esattamente la
mia tazza di tè, restano valide le soluzioni costituite da una serie di
atmosfere “glaciali” su “Omega” cui fa da contraltare il lavoro di chitarra solista (qui per la
verità ad opera di un ospite di lusso,
Raphael Trujillo degli Obscura), reminiscente dei Testament, la cavalcata
“Arrigetch: The Devil's Passage” e il brutale assalto sonoro di “Project Shockwave”,
efficace e diretto nonostante l'intricatezza della track (impreziosita dalla
presenza di Tommaso Riccardi dei Fleshgod Apocalypse dietro il microfono). Il
rischio – come sempre in questi casi – è quello che poco rimanga
all'ascoltatore dopo la fine dell'ultima traccia, ma è un'incognita che sono
sicuro non costituisca un ostacolo per i fanatici del genere, tanto più che la
discreta fattura di quest'album lascia ben sperare per i confronti tra gli
Unison Theory e i mostri sacri del filone. Questi ultimi hanno il blasone, i
primi l'entusiasmo dei debuttanti... sta a voi dargli fiducia
Recensione a cura di: schwarzfranz
Voto:
70/100
Tracklist:
1. DeepEye 2. Omega
3. Arrigetch: The Devil's Passage
4. Project Shockwave
5. Grendel
6. Level 4
7. Polar Sentinel
8. The Price Of Eternity
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