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VERMINE WOMB "Decline" (Recensione)

Full-length, Translation Loss Records
(2016)

Immaginate un malandato casolare di una periferia poco raccomandabile, immaginate di trovarvi nello scantinato, umido, marcescente e poco illuminato. Scoprite quindi di essere circondati da migliaia di sacchi ovigeri di ragno che pulsano minacciosi. Ad un tratto scatta una intermittente luce al neon, tutte le sacche esplodono e milioni di ragni si riversano verso di voi come fosse esplosa una diga. Se un simile scenario avesse una colonna sonora, questa non potrebbe che essere “Decline” dei Vermine Womb. 

Il power trio di Denver, Colorado, è presente sulla scena ufficialmente dal 2014 con l’Ep “Permaence”, ma i suoi componentivantavano già un background di tutto rispetto. 
Ethan Lee McCarthy, chitarra e voce, milita nei Primitive Man e nei Withered e ha creato i Vermine Womb dalle ceneri dei “Clinging to the Trees of a Forest Fire”. Con questi ultimi la nuova formazione ha più di un punto in comune e pare averne recuperato stile e intenti, estremizzando la formula. La formula è un concentrato di nichilismo sonoro di eccezionale intensità, un precipitato nerissimo di attitudine e sonorità sludge, grindcore e sentori black-death metal. Non è semplice individuare nel corso dei venti minuti scarsi di “Decline” in modo nitido un pezzo in cui una tra queste influenze risulti più chiara. Il motivo è che i Vermine Womb hanno creato un amalgama talmente fluida che la sola cosa che si percepisce è una violenza totale, una cascata di caos interrotto soltanto da momenti di noise da riverbero di chitarra che se possibile rende il tutto ancora più sinistro. 

L’album si apre con “Entomb” ed è subito uno squarcio di quelli che non cicatrizzano. Due minuti circa di un grindcore a tinte sludge che divampa come un incendio su cui balenano i terrificanti latrati di McCarthy. Si rallenta un poco con la successiva “Industrialist”, forse tra tutti il pezzo più canonicamente sludge: chitarra pesante e sporca che crea una ritmica psicotica e avvolgente, ma la negatività ossessiva rimane invariata. 
Le pause sono praticamente finite ed i Womb riprendono la loro centrifuga assassina con “Present Day”, “Pitiless” e “Age of Neglect”. E’ un susseguirsi di un grindcore vicino ai Fuck the Facts ma reso decisamente più inquietante da momenti in cui la chitarra suona decisamente black metal e da un drumming particolarissimo. Il lavoro alle pelli di J.P. Damon è un ingrediente fondamentale della formula, un wall of sound impenetrabile ma dall’incedere marziale. La rinuncia ad una folle velocità costante rende le composizioni dei Vermine Womb ulteriormente destabilizzanti e ossessive, ci si trova di fronte ad un abisso oscuro, un labirinto in cui l’eco convince che la minaccia provenga da ogni direzione contemporaneamente.

Giunti al termine di “Decline” è difficile credere che siano trascorsi solamente diciannove minuti, tanta l’intensità e l’ispirazione di un lavoro praticamente senza punti deboli. 
C’è una nuova punta di diamante nel Nord America delle sonorità estreme più paludose e crepitanti, si chiama Vermine Womb e non lascia scampo. 

Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo
Voto: 90/100

Tracklist
1. Entomb 
2. Industrialist 
3. Disrepair 
4. Present Day 
5. Rank & File 
6. Pitiless 
7. Age of Neglect 
8. Inner World 
9. Slave Money 
10. Cancer 

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