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FROM THE SHORES "Of Apathy" (Recensione)

Full-length, Metal Scrap Records
(2016)

I cavalli di razza si riconoscono subito e nel caso dei veneto-friulani From the Shores basta un primo ascolto a capire che siamo di fronte a dei purosangue.La band dà alle stampe un primo Ep nel 2008, a due anni di distanza dallo scioglimento degli A Foot in the Grave, formazione Thrash-Death in cui militava parte degli attuali From the Shores. Nel 2011 esce un singolo omonimo che contiene in realtà due brani e finalmente nel 2016 vede la luce il full lenght “Of Apathy”.

Bastano poche settimane dall’uscita dell’album e l’agenda live del combo death italiano è già fittissima. La neo etichetta ucraina Metal Scrap Records gli procura concerti in loco, con il tour dell’X Mass in Hell dividono il palco con Six Feet Under e Acid Death e non si fanno mancare una serie di concerti in Giappone.
“Of Apathy” giustifica pienamente i riconoscimenti e la frequente attività live, la band italiana padroneggia il death metal ad oscure tinte thrash con scioltezza e naturalezza rare. L’affiatamento raggiunto durante le scorribande live si trasforma in un songwriting ispirato, fluido e dinamico in sede di registrazione, tra i dodici pezzi che compongono l’album, almeno la metà hanno le potenzialità da singolo. Per non parlare della sicura efficacia in sede live.

I “From the Shores” hanno senz’altro studiato i maestri alla perfezione, ma la loro musica suona tutt’altro che uno sterile tributo. In “Of Apathy” sentiamo netti gli echi degli At The Gates, dei Necrophobic di “Nocturnal Silence”, dei migliori Dissection, ma anche tanto death metal nord americano e altrettanta attitudine Thrash, Testament tra gli altri. In modo più specifico si può dire che su di un impianto di death-thrash scandinavo, la band italiana aggiunge una voce vicina al brutal e inserisce assoli di chitarra funambolici dallo spiccato gusto classico.
Il disco vive una particolare duplicità, ossia è contemporaneamente sia coerente e amalgamato che ricco di pezzi fortemente identitari e riconoscibili. E questo di solito succede con i dischi particolarmente ispirati.
I due pezzi di apertura a seguito dalla intro strumentale, “Heaven's Dark Harbinger” e “The Constellation Thirst”, sono ad esempio perfette macchine da live. Entrambe con attacco chirurgico, ritmica nervosa e coinvolgente grazie ad un drumming perfetto, durata sotto i tre minuti e che lasciano storditi e ansiosi di ascoltare la traccia successiva. Sono forse i due pezzi maggiormente debitori agli At The Gates di tutto l’album. Molta Svezia è presente anche su “To Rest in Arms of Perfection”, ma quella più oscura dei Dissection che i From The Shores sapientemente arricchiscono di brutalità death tecnico floridiano.

Il connubio tra un sound trascinante ed una struttura del singolo pezzo chirurgica e curata nei dettagli è forse il vero marchio di fabbrica della band ed il motivo per cui in tutta Europa (e non solo) ci si sta accorgendo di loro e sembra naturale vederli condividere il palco con nomi di primissimo piano.
Un altro esempio di questo felice matrimonio è senz’altro “I, The Firebreather”, un pezzo dove l’ago punta decisamente sull’area del Thrash e dove abbiamo modo di apprezzare una delle performance chitarristiche più fresche e ispirate di tutto l’album.
Il nord est italiano ha prodotto un’altra solidissima realtà in campo estremo, From the Shores un nome che sono certo sentiremo spesso e ogni volta sarà un piacere.

Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo
Voto: 85/100

Tracklist:
1. This Ain't Another Feast for Crows 00:43 instrumental
2. Heaven's Dark Harbinger 02:57
3. The Constellation Thirst 02:57
4. To Rest in Arms of Perfection 03:58
5. Incest of the Wretched 04:10
6. Primal 03:44
7. Opus XIII 02:10 instrumental
8. Hourglass 03:40
9. I, the Firebreather 04:04
10. Weakness of the Flesh 08:43

DURATA TOTALE: 37:06

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