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FEN "Winter" (Recensione)

Full-length, Code666 Records
(2017)


“Winter” è il nuovo album dei Fen, il loro quinto fino ad oggi, e ha una durata di circa 75 minuti e probabilmente ho detto tutto per chi conosce la band. Infatti, essa corrisponde alla scala della sua esecuzione musicale, un riflusso e fluente atmosferico colosso di Black Metal pieno fino all’orlo con tanto di scenario apocalittico. “Winter” suona come un viaggio, ed è stato chiaramente pensato per avere una tracklist composta da numeri romani invece che utilizzare normali titoli per i brani.
Quando dicono che “Winter” è un album lungo e auto-indulgente e non ci sono scuse, io dico che di ascoltarlo ne vale la pena, luoghi comuni e auto-indulgenza a parte.

E’ difficile dire con precisione cosa sia successo tra “Dustwalker” e “Carrion Skies” per provocare un cambiamento così repentino in termini di qualità, ma chi si lamenta? Con un colpo rapido, dal più brillante Post Metal misto ad un Folk nerastro dei primi tre record, si passa ad un Black Metal memorabile con “Carrion Skies”. “Winter” continua questa tendenza trionfalmente, diventando un capolavoro che definisce la carriera del precedente, suonando come il culmine di crescita artistica in una creazione intensamente ambiziosa. E’ nuovo e suona come tale, uno di quei rari dischi che fonde le sue influenze il giusto, richiamando quella perfetta via di mezzo tra Post Rock, Shoegaze, Black Metal, Progressive Rock, e qualsiasi altra cosa si possa sentire all’ interno del mix.

Se c’è una cosa in cui “Winter” pecca, è che le canzoni non sono così distinguibili tra di loro a differenza di quelle presenti su “Carrion Skies”. Non voglio insinuare che non siano memorabili, l’album non manca di qualità in questo reparto, ma è vero che l’album è destinato ad essere ascoltato in una sola seduta. Tutto scorre nel pezzo successivo con eleganza, ma ci sono un sacco di momenti alternativamente esplosivi o meravigliosamente delicati. “I (Pathway)” è senza dubbio la pista più lunga e più variegata presente nel lotto ed è strutturata in modo tale che possa ricordare il Post Rock, ma semplicemente eseguita mediante i canoni del metallo nero. La maggior parte delle band appartenenti a questa nicchia Post/Black Metal presentano canzoni dal sapore atmosferico con le principali chiavi senza realmente dare un senso a tutto. I Fen lo fanno, certo, ma con molto più garbo, infatti opportunamente costruiscono climax senza ignorare il tempo di inattività in seguito. Al contrario alcune delle piste presenti a metà disco, “II (Penance)” e “III (Fear)” scivolano con più enfasi tramite le urla feroci e riff ronzanti. Allo stesso modo, c’è una esecuzione graziosa che li distingue dal coro. Le urla maniacali che pizzicano i momenti più pesanti sono superbi, tagliando attraverso la cacofonia con precisione e potenza. Cantati più morbidi accompagnano i momenti più tranquilli, come l’intro cupo di “I (Pathway)” prima di lasciare spazio ad una esplosione positivamente elettrica.

Mentre il nucleo composto dalle prime cinque tracce presentano un’ esperienza estenuante e coinvolgente in sé e per sé, il brano di chiusura è incredibilmente condensato e messo a fuoco in maniera molto relativa. “VI (Sight)” è sia la traccia più breve che la più semplice, in quanto essa si sviluppa chiaramente in un’ unica direzione. Si prende la maggior parte dei primi cinque minuti per progredire attraverso la splendita atmosfera composta di chitarra pulita, eppure, quando l’onda colpisce, colpisce con una furia che ho solo accennato prima. E’ la catarsi della fine, un ultimo climax dopo un’avventura incredibilmente tumultuosa. Si affievolisce con una subitaneità simile al suo inizio, alcuni lunghi momenti di sconvolgimento emotivo per poi finire in una rapida caduta in dissolvenza del suono. E’ un modo curioso di finire le cose, ma “Winter” non potrebbe finire in modo migliore.

Non so dove i Fen andranno a finire. “Winter” sembra l’ultimo colpo da maestro che non lascia spazio per il ritorno, e non prevedo un futuro in cui i Fen superino se stessi, almeno non tanto presto. Certo, è auto-indulgente come l’inferno e “Winter” è un titolo imbarazzante per un disco che racchiude in sé nulla di crudele, una stagione priva di senso dell’umorismo, ma accetto le cose che non capisco molto volentieri e senza paura.

Recensione a cura di: Benito  Stavolone
Voto: 90/100

Tracklist:

1. I (Pathway) 17:08 
2. II (Penance) 10:02 
3. III (Fear) 10:36 
4. IV (Interment) 14:52 
5. V (Death) 12:40 
6. VI (Sight) 09:44 
DURATA TOTALE: 01:15:02

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