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HELLCRAFT "Apotheosis Of War" (Recensione)

Full-length, More Hate Productions 
(2017)

Gli ucraini Hellcraft non sono proprio dei novellini, essendo all'attivo ormai da dieci anni nel mondo del death metal con due dischi, ovvero "Anthology Of Terror (2010), "Tyranny Of Middle Ages" (2012); come molte band però sono rimasti lontani dai riflettori della scena internazionale e circoscritti a quella del loro paese, situazione che si vuole ora cambiare grazie al terzo disco "Apotheosis Of War", il lavoro qui recensito, pubblicato dall'etichetta russa More Hate Productions in collaborazione con l'americana Symbol of Domination e l'italiana Murdher Records. Cosa dobbiamo quindi aspettarci dal disco? Molto semplicemente un death oldschool debitore del suono più greve e mortifero di stampo americano, con cavalcate thrash amplificate alla maniera degli Obituary e dei Deicide, cambi di tempo continui, martellamenti ritmici e seghe elettriche, il tutto naturalmente condito da growl da film horror ed assoli dissonanti.

Si parte quindi con “ The Repentance Through The Pain” ed la sua intro sintetica dai toni apocalittici, presto sconvolta dall'attacco degli strumenti usati come mezzi di tortura, in un tripudio di riff severi ed attacchi dalle bordate intransigenti: una manna per ogni amante del death più diretto e senza fronzoli, così come il cantato da orco ed i rallentamenti mortiferi che fanno da contrasto alle corse improvvise. La Title Track prosegue la tendenza con fraseggi vorticanti e rullanti di pedale, non dimenticando una bella anti-melodia presto però soppiantata da doppia cassa massacrante, tastiere oniriche e riff segaossa a profusione; è chiaro che i Nostri amano il suono più classico, come testimoniato dall'uso di assoli dalle scale elaborate e dalle bordate squillanti e brutali. “Under Death Blessing” viene introdotta da campionamenti vocali presi da un film, mentre di seguito una marcia sincopata ci mostra il lato più tecnico della band, capace di creare labirinti sonori senza eccedere però in territori tech-death o djent, mantenendo quindi la propria identità, scolpita qui da ruggiti demoniaci e loop taglienti di chitarra; il drumming tempesta il tutto in modo possente, cosa che caratterizza tutto il disco, dandoci una sezione ritmica robusta, allineata con le soluzioni adottate per gli assoli ed i fraseggi dal taglio diretto e senza fronzoli. La finale “When The Sun Goes Out” ci sorprende nell'incipit grazie ad arpeggi evocativi e tastiere eteree, poi raggiunte da riff più robusti: ecco di seguito un trotto strisciate dal gusto epico, il quale segue un andamento singhiozzante, mentre le vocals qui usano il cantato della propria terra, amplificando l'effetto generale del pezzo, molto evocativo ed ammaliante, ma allo stesso tempo robusto e di buona fattura.

In definitiva un lavoro che convince, grazie ad una direzione decisa che evita allo stesso tempo le trappole delle contaminazioni melo-death, sia la ripetitività eccessiva, muovendosi quindi in un contesto dato e chiaro, trovando in esso varie soluzioni supportate da un buon songwriting e conoscenza del genere nelle sue basi; un gruppo che onestamente suona migliore di altri spesso osannati e dalla visibilità ben più grande, il quale merita decisamente maggiore considerazione. Consigliato!

Recensione a cura di: Davide Pappalardo 
Voto: 80/100

Tracklist: 
01. Покаяние сквозь боль (The Repentance Through The Pain)
02. Апофеоз войны (Apotheosis Of War)
03. Массовое захоронение (Mass Burial Place)
04. Вечная вражда (Eternal Enmity)
05. Под благословением смерти (Under Death Blessing)
06. Изоляция (Isolation)
07. Процесс вырождения (Degeneration Process)
08. Когда погаснет солнце (When The Sun Goes Out) 
 

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