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GRIMWALD "Lux Perit In Tenebris" (Recensione)

Full-length, Vacula Productions

(2017)


Torinesi, attivi dal 2008, saldamente radicati nella scena estrema locale e integerrimi apostoli della nera fiamma del Black Metal. Questi tratti semplicisticamente elencati racchiudono una realtà musicale profonda, consapevole e solida che porta il nome Grimwald. “Lux Perit in Tenebris” è il secondo full lenght della band e segue l’ottimo “Ãœber Grimlands düsteren Wäldern” del 2012. Tra un’uscita e l’altra i Grimwald non sono rimasti con le man in mano e lo dimostrano numerose collaborazioni, partecipazioni a compilation e split. Una produzione abbondante che non ha incrinato o ammorbidito una proposta oscura che vede glacialmente fusi black metal e inserti ambient.

Helvoth - nucleo vero e proprio del progetto – e Sariel impiegano cinque anni e vari aggiustamenti di line up per giungere alla nuova creatura, ma la cura con cui la propongono giustifica una simile gestazione. L’ortodossia che il combo piemontese rivendica con orgoglio non impedisce loro di proporre qualcosa di riconoscibile, identitario e non immediatamente assimilabile ad uno o più mostri sacri della scena Black. Ci sono naturalmente echi e rimandi a certe band, siano questi Emperor, primi Satyricon o Gehenna, Nargaroth, Horna. “Lux Perit in Tenebris” riesce però a distinguersi in qualche modo da queste o altre realtà. I Grimwald non sono furiosi come gli Antaeus né evocativi come i Borknagar, il loro suono è di una malvagità lineare, asettica e sinistra. Le canzoni sono blocchi compatti ma tutt’altro che monotoni che alternano efficacemente momenti ferali e inquietanti nenie minimali a tastiera o chitarra pulita. L’opener “Die Forever” è l’introduzione perfetta al mondo, un carillon infernale tra cavalcate chirurgiche e marziali su cui aleggia la voce malefica di Sariel, officiante spiritato di un rituale antico. “The Mountain of Silence” e “With Pale Eyes They Contemplate” sono i due poli della forma canzone dei Grimwald, quasi otto minuti la prima e poco più di tre la seconda. Che la forma sia un breve assalto o diluita tra momenti di calma apocalittica, la violenza viene comunque percepita intatta e chirurgica. L’alternanza tra pezzi dalla durata canonica e vere e proprie suite continua fino alla fine dell’album, culminando con la conclusiva “Aches and Black Soil”, oltre dodici minuti. 

I Grimwald dimostrando una solidità rara in fase di songwriting, altrettanta consapevolezza dei propri mezzi tecnici e idee chiare in fase di produzione. Quest’ultima, scarna, minimale e priva di sbavature, dona alle composizioni una linearità sinistra e l’inquietudine che si proverebbe osservando uno scheletro ossessivamente levigato. 
Con “Lux Perit in Tenebris” Torino si arricchisce di una perla nera che poco ha da invidiare a quelle di più blasonate terre nordiche, a dimostrazione che non serve un clima particolarmente rigido per alimentare la nera fiamma del Black Metal.

Recensione a cura di Nicola “El Mugroso” Spagnuolo
Voto: 84/100

Tracklist:
1. Die Forever 
2. The Mountain of Silence 
3. With Pale Eyes They Contemplate 
4. Suicide Is Not Crime 
5. The Legend of the Raven 
6. With Cold Skin They Not in Graves 
7. Aches and Black Soil

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