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LILYUM "Altar Of Fear" (Recensione)

Full-length, Vacula Productions
(2017)

I Lilyum sono una black metal band proveniente dalla città di Torino che ha iniziato a spargere il suo verbo malefino a partire dal 2002. Dopo aver rivoluzionato la formazione, il leader Kosmos Reversum ha abbandonato le sonorità più morbide degli esordi e ha cominciato ad intraprendere un sentiero votato sempre di più all'oscurità. In realtà i brani confluiti nei primi full-length (e non quelli del primo demo ed ep) dei Lilyum sono stati composti a partire dal 1996, ma non avevano nè un monicker nè avevano mai visto la luce su nessuna release.
Quando i 2/3 della prima line-up dei Lilyum se ne sono andati, Kosmos Reversum ha deciso di far confluire questi pezzi in una creatura che avrebbe da lì in poi, partendo da quelle composizioni, assunto connotati sempre più estremi. Poi ha proseguito il suo peregrinare per sentieri oscuri rilasciando costantemente nel tempo impronte materializzatesi in un totale di: 4 Ep; 2 demo; 1 split e 7 full-length.

La formazione dell'oscuro suono è composta adesso dai rientranti Lord J.H.Psycho alla voce-basso, che sostituisce l'ottimo Xes (Infernal Angels, Byblis, Dethcult, ex-Lilyum) e Frozen (batteria), e il punto fisso Kosmos Reversum (chitarre). La band è ritornata con questo album alla batteria suonata dopo aver sperimentato l'uso di quella campionata. 
Di seguito più nel dettaglio la mia recensione del nuovo disco del combo dal titolo "Altar of fear". Il mistero avvolge l'inizio con strani trepiti e soffi per poi esplodere in un immenso fuoco dal titolo "Alkahest". Queste fiamme oscure tracciano il sentiero per il nostro viaggio in questo tunnel violento e tenebroso. Voce spietata, chitarre a mille e folate di malvagità agitano l'atmosfera. Si entra in punta di piedi con "To Dream Beneath Plains of White Ash", per poi scatenare la furia che porterà verso l'abisso del non ritorno. L'oscurità non ha mai dipinto cose così terribili e paurose come in queste lande dimenticate dalla luce. La tenebra si colora di mistero con "The watchers' departure", mentre in lontananza influenze di Darkthrone tracciano linee inivisibili ove i Nostri inseriscono le loro personali esposizioni immaginifiche lungo la galleria dell'orrore. 

Si apre ricca di suspence "Voices from the Fire", che come un'anaconda studia la preda prima di colpire duramente e in modo selvaggio. La prende, la possiede e la stritola con tutta la sua disumana forza e violenza. Il sound sempre pesante e furioso crea scenari di odio e furia fissati al muro con aghi insanguinati. Si corre lungo gli abissi infernali per sfuggire da questa furia, accompagnati dala veloce e spettrale "Tomorrow Worth Erasing" che annichilisce tutto ciò che incontra sul suo sentiero. Lungo il percorso un mastodontico cigolato trita e ritrita ogni speranza di luce con la gelida e agghiacciante "Stain of Salvation", colonna sonora per futili tentativi di risalire in superficie. Il ritmo dettato da questo main riff scorre lungo la lama insanguinata dell'assassino crudele. 

Si conclude il viaggio estenuante e pauroso con la conclusiva "Siege the Solar Towers" che col suo ritmo frenetico e immensamente oscuro tratteggia le ultime piaghe sulla pelle umana. Il suono, unito alla narrazione, porta lungo vie nevose e fredde ove solo la solitudine e il vuoto padroneggiano quell'angolo di mondo. In questo finale rallentamenti e ripartenze al fulimicotone gettano sprazzi senza tempo e nè vie di fuga da questo malato sound black metal.
Ottima prova sonora dei Lilyum, che coi loro diabolici strumenti costruiscono un wall of sound a prova di cannone e sorretto da decisi e precisi esecutori che credono in ciò che propongono. 
Il black metal italiano ferve di ottima energia e questa band ne è un esempio.

Recensione a cura di: Giorgio Gibellini 
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Alkahest 04:04
2. To Dream Beneath Plains of White Ash 06:24
3. The Watchers' Departure 06:54
4. Voices from the Fire 06:32
5. Tomorrows Worth Erasing 06:30
6. Stain of Salvation 06:39
7. Siege the Solar Towers 10:03

DURATA TOTALE: 47:06

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