PHILIP H. ANSELMO & THE ILLEGALS "Choosing Mental Illness as a Virtue" (Recensione)
Full-length, Season of Mist
(2018)
Ogni volta che mi ritrovo a recensire un disco dove figura in line-up il signor Phil Anselmo mi viene sempre un mezzo ghigno, misto ad un po' di confusione. Si sa che gli ex di ogni band famosa hanno poi vita difficile una volta che, per qualsivoglia motivo, si mettono in proprio. Ora, tutti sappiamo il perchè i Pantera non esistono più, tutti siamo ancora frastornati da quel colpo sferrato a Dimebag Darrell sul palco coi suoi Damegeplan l'8 dicembre 2004. Ma ancora molti non sanno che i Pantera erano morti molti anni prima, almeno a livello di unità di band intesa in senso stretto.
Si vocifera infatti che dopo il 1996 Anselmo non abbia più registrato assieme alla band, ma che abbia sempre lavorato dove abitava, in Louisiana, e spedito le sue voci ai suoi compari. Se guardiamo infatti l'ultimo album dei Pantera "Reinventing The Steel", nei vari credits e ringraziamenti, pare che il disco fosse stato sfornato solo dai due fratelli Abbott. Chiaro che un instancabile fabbro del metal come Anselmo non è mai stato, nè prima, nè durante, nè dopo i Pantera, con le mani in mano: non si contano infatti i suoi progetti e le sue collaborazioni, ma alla fine dei conti le realtà che hanno lasciato un po' di più il segno sono la "superband" Down, e in seguito gli sludge-corers Superjoint Ritual (poi solo Superjoint), e da pochi anni anche questo progetto solista unito, sebbene a mio avviso in ultima posizione, dagli Scour, gruppo black metal con all'attivo due ep sufficienti ma poco più.
Strano però che l'Anselmo degli Illegals sia stato tartassato o snobbato da tantissime persone. Forse questa gente si aspetta sempre dei dischi facili, potenti e "belli". Insomma tutto ciò che esce da label come Nuclear Blast o simili. Insomma che sia thrash, death o black, ormai la gente si è abituata ad un concetto di musica pesante troppo omologato e a mio avviso stereotipato ed innocuo. E tutto questo sta a debita distanza anche da questo secondo album di Philip H. Anselmo & the Illegals, che segue il devastante esordio "Walk Through Exits Only", recensito da me medesimo QUI.
Sin dalla copertina capiamo subito che Anselmo vuole fare schifo, ma in senso buono. L'ultimo Superjoint, e ora questo "Choosing Mental Illness as a Virtue" mettono in chiaro come lui e i suoi compagni, che variano magari da disco a disco ma che in sostanza vengono scelti dal buon Filippone in base a quanto non si lavano e/o alla quantità di alcool e droghe che si calano, vogliano solo divertirsi e proporre sempre dei polpettoni già ingurgitati e sputati fuori digeriti da questi stomaci marci. Il disco in questione riesce ad unire sludge, grindcore, death metal e altro ancora in un una forma caotica che supera di gran lunga la già difficile proposta che si riscontrava nel debutto. Mantenuti saldi il bassista e il batterista, che troviamo anche nei Superjoint, il buon Anselmo reputa due axeman nuovi con facce davvero poso rassicuranti, ovvero Mike DeLeon e Walter Howard IV, che apportano qualcosina di nuovo al songwriting di questo progetto. In sostanza sappiamo che comanda sempre il buon Anselmo, ma questa volta la band sembra dare un taglio ancora più oscuro e death oriented al tutto, e anche i suoni sono meno compressi ma più balordi e molesti, con le chitarre che varie volte chiamano in causa, per riffing e suono, i Morbid Angel di molti anni fa, oltre al "miglior" grindcore-sludge
Una canzone come "Little Fucking Heroes", posta in apertura, è qualcosa che non si sente spesso. Black-death-sludge della peggior specie, sparato con una furia e una cattiveria incredibili, dove la voce ormai consumata di Anselmo si staglia perfettamente. Il resto, come si dice, potrebbe essere storia e contorno, anche perchè tre pezzi erano già stati rivelati nei mesi precedenti all'uscita dell'album, ovvero "Choosing Mental Illness", The Ignorant Point", e "Delinquent", e già avevano mostrato la tendenza del disco, ma sappiate che a mio avviso il livello di violenza e marciume che troverete poi nell'album sarà ancora maggiore, con gemme come le ignorantissime e grind-oriented "Utopian" o "Individual".
Se vi piace la roba zozza e maligna, non esitate ad approcciarvi fiduciosi a questo album. Se ascoltate solitamente solo quello che la mammina vi ha concesso, lasciate perdere e continuate a fare i metallari come tutti e a criticare questo pezzo di ignorante chiamato Philip Anselmo.
Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 75/100
Tracklist:
1. Little Fucking Heroes 03:46
2. Utopian 03:41
3. Choosing Mental Illness 03:20
4. The Ignorant Point 03:38
5. Individual 06:49
6. Delinquent 04:27
7. Photographic Taunts 04:06
8. Finger Me 05:38
9. Invalid Colubrine Frauds 04:01
10. Mixed Lunatic Results 06:57
DURATA TOTALE: 46:23
"pare che il disco l'avessero fosse stato sfornato solo dai due fratelli Abbott"
RispondiElimina"la ignorantissime e grind-oriented "
Attenzione ai refusi
Corretto! Grazie della segnalazione, errori di distrazione.
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