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DESCENT INTO MAELSTROM "Descent into Maelstrom" (Recensione)


Full-length, Independent
(2017)

Progetto solista questo dei Descent Into Maelstrom, a cui fa capo il polistrumentista piacentino Andrea Bignardi. Quello a cui ci troviamo di fronte è un album davvero entusiasmante dove il melodic death metal è interpretato nella sua accezione più classica del termine, ma dove non sono pochi gli spunti originali che creano spesso effetti sorpresa apprezzabilissimi sia sotto l'aspetto tecnico che compositivo.

Il disco parte di prepotenza con "Everything Against", una canzone sparata e diretta che mette subito in mostra il lato più aggressivo dei Descent Into Maelstrom; pregevoli riff e fraseggi di chitarra, sezione ritmica varia e un cantato che non esagera mai in un growl troppo estremo, e che si fa quindi apprezzare per una timbrica adattissima al genere proposto, fatto sia di brutalità che di melodia. Spesso fanno capolino anche parti in blast beat che ben si sposano con altre parti più ragionate ed elaorate. Non sono da meno gli assoli di chitarra, curati e ben eseguiti. Finale davvero sorprendente con bellissime chitarre acustiche che chiudono il tutto con malinconia e grande pathos.
Proseguiamo con "Ignis Fatuus", brano aperto nuovamente da chitarre "unplugged" ma che successivamente si fanno più graffianti ed esplodono assieme a tutto il restante comparto strumentale. Personalmente ritengo che già da questo brano il disco si innalzi parecchio in fatto di qualità. Se il brano di apertura ci aveva ben introdotto al disco, con questo secondo episodio possiamo cogliere tutte le sfumature del sound di questo progetto. Un alone malinconico ma allo stesso tempo maligno ammanta questa canzone, in un finale in crescendo che sembra quasi mescolare Iron Maiden e scuola death svedese in maniera indovinata (d'altronde questo tipo di death stesso pesca proprio dalle radici del metal classico, no?).

Andiamo avanti con "Innerwhere" (feat. Samuele Ordanini - Inferno 9), un bellissimo e potentissimo brano, immediato, con una prestazione vocale davvero encomiabile, e un riffing teso come corde di violino. Sezione ritmica trascinante e sparatissima per uno dei brani migliori del lotto, nonostante sia uno dei più corti, ma la parte centrale con lo stacco e ripartenza in blast beat è da brividi, così come ogni nota di chitarra. "Storm and Assault" si affaccia più ragionata, più classicamente heavy metal, con tanto di chitarre gemelle classiche di band come Iron Maiden e Judas Priest, ma come è già accaduto in precedenza, presto il nostro Andrea Bignardi decide di spingere il piede sul'acceleratore, e quindi abbiamo delle ottime fasi in cui la batteria si divincola tra vari pattern, da quelli più devastanti ad altri più groovy. Verso il finale una chitarra dai toni dimessi si insinua solitaria in questo brano, poi accompagnata da tutto il resto, fino ad esplodere in un assolo epico e drammatico. 

"Castle of Otranto" si apre cadenzata, pesante, ma si rivela successivamente come una vera e propria suite solo strumentale davvero bella, dove possiamo passare attraverso vari umori e colori, da quelli più "fiabeschi" a quelli più avvincenti e classicamente metal. Una canzone che denota un livello tecnico e compositivo altissimo, oltre che di una fantasia fuori dal comune. Davvero un grandissimo brano! "Atavic Enemies" è come la tempesta dopo la quiete, pezzo diretto e senza troppi orpelli che cavalca spedito coi suoi influssi vagamente power che mi hanno ricordato un po' certi Children Of Bodom. Anche in questo pezzo lavoro delle chitarre egregio ed assolo perfetto.
"Descent into Maelstrom" è una title track che riassume tutto ciò a cui ci siamo trovati di fronte finora: potenza, melodia, varietà di soluzioni, tecnica, classe. Chiude "Perorato in Rebus", una sorta do outro di sola chitarra acustica molto bella, dall'alone nuovamente malinconico. Belli gli intrecci di note fatti di chitarre sovrapposte che creano una bellissima atmosfera.

Concludendo: disco che ho trovato di ottimo livello, dove forse avrei solo optato per una produzione un po' più "piena" ed organica, ma dove si è riusciti a far coesistere diversi sentimenti senza mai dare l'impressione di andare fuori dal seminato. E poi valutiamo anche il fatto che ci troviamo di fronte ad un solo musicista, che non solo ha suonato e pensato tutta l'opera, ma che ne ha anche saputo dare una impronta tutto sommato personale e riconoscibile, prendendo spunto da varie band, ma mettendoci dentro tutta la sua competenza e fantasia compositiva. Amanti del death melodico, date una possibilità a "Descent into Maelstrom"!

Recensione a cura di: Sergio Vinci "Kosmos Reversum"
Voto: 80/100

Tracklist:
1. Everything Against 05:15 
2. Ignis Fatuus 05:37 
3. Innerwhere (feat. Samuele Ordanini - Inferno 9) 03:30 
4. Storm and Assault 06:57
5. Castle of Otranto 07:34 
6. Atavic Enemies 04:09 
7. Descent into Maelstrom 05:54 
8. Perorato in Rebus 02:11 

DURATA TOTALE: 41:07

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